Ciad, tolta la censura su Internet e social network

Il presidente Déby ha deciso di rendere nuovamente accessibile il web. Il blocco era stato applicato alla fine del marzo 2018, quando un movimento di contestazione popolare protestava contro i cambiamenti della Costituzione

Il presidente del Ciad, Idriss Déby Itno, ha deciso di eliminare le restrizioni su Internet e sui social network, bloccati da più di un anno per “motivi di sicurezza”, dalle autorità.

L’annuncio, inatteso, è stato fatto al momento della chiusura del Forum “Ciad digitale”, sulle nuove tecnologie informatiche della comunicazione, che si è chiuso con l’inaugurazione della fibra ottica tra Ciad e Sudan.

«La priorità della sicurezza aveva portato il governo a rinforzare le condizioni di accesso e i mezzi di controllo sulle comunicazioni elettroniche», ha dichiarato Déby sabato scorso a N’Djamena, la capitale del Paese.

«Quelle misure – ha aggiunto il presidente – si erano rese necessarie per il pericolo di minacce terroristiche». Un nuovo aggiornamento della situazione, ha continuato Déby, «mi ha spinto a chidere alle società competenti di togliere immediatamente la restrizione applicata sulle comunicazioni elettroniche». Secondo Noubaressem Blaise, rappresentante in Ciad della Ong Internet senza frontiere, la censura applicata ad Internet e ai social network «ha contribuito a offuscare ulteriormente l’immagine del governo del Ciad».

Nel Paese, la percentuale della popolazione che ha accesso a Internet non supera il 5%. Nel 2016 le autorità avevano già bloccato le reti sociali per 235 giorni, con un costo di oltre 18 milioni di euro per l’economia del Ciad, secondo i dati di Internet senza frontiere. Il blocco era cominciato alla fine di marzo 2018, quando i principali social network erano diventati inaccessibili. In quel periodo un movimento di contestazione popolare si era sollevato contro una modifica della Costituzione che mirava a rafforzare i poteri presidenziali, dunque quelli di Dèby, salito al potere con un colpo di Stato nel 1990. Da quel momento, per aggirare la censura, alcuni ciadiani hanno utilizzato le VPN, cioè le reti virtuali private, per connettersi a Facebook, WhatsApp e agli altri social network. Il costo di tali strumenti, però, è proibitivo in Ciad, che è uno dei Paesi più poveri del mondo, per cui il loro uso è stato limitato.

Contro la censura, due avvocati ciadiani si erano appellati ai tribunali, ma furono respinti, in quanto i giudici ritenevano ammissibili le motivazioni invocate dallo Stato per applicare le restrizioni al web.

Entro la fine di quest’anno in Ciad, alleato dei Paesi occidentali nella lotta al terrorismo, dovrebbero svolgersi nuove elezioni politiche, ripetutamente posticipate dal 2015.

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