Chi non c’è nella foto?

A Dubai il “Buri Khalifa”, il grattacielo più alto del mondo.
Dubai

Più che una nuova torre di Babele, il palazzo più alto nel mondo ricorda Isengard. Nella mitologia di Tolkien è il torrione del gran sacerdote di ogni scienza, al servizio di un potere apparentemente invincibile. 

Oltre ottocento metri di prodezza ingegneristica e di ogni meraviglia. Intorno, il deserto. Dubai è un polo di attrazione per società transnazionali, luogo ideale dove intessere preziose relazioni sotto la protezione di solide alleanze internazionali. Le grandi opere non ammettono esitazioni.

Ma sappiamo poco delle storie dei “senza volto”, a cui appartengono le mani che hanno eretto la magnifica costruzione. Migliaia di lavoratori dell’Estremo Oriente, soprattutto, privi di garanzie e tutele. Tre anni fa tentarono sì di far sentire la loro voce, reclamando un minimo di diritti, ottenendo solo che quattro mila lavoratori fossero espulsi. Poi più nulla. Eppure i rapporti redatti dalla organizzazione non governativa Mafiwas (in arabo “privo di identità”) non hanno perso la loro attualità e Dubai non è poi così lontana.

Forse c’è un’altra “opera magnifica” da realizzare: quella di dare voce ai senza voce. Si tratta di avere occhi per vedere.

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