Cerco un Centro di gravità permanente

Non è bastato il grande prestigio internazionale di Draghi, l’ampio invito ad andare alla scadenza naturale da parte della società civile. Oggi si torna a parlare di Centro con nuovi soggetti politici emergenti. I sondaggi segnalano un potenziale spazio politico anche se la legge elettorale in vigore non è favorevole.

La fine anticipata per otto mesi della legislatura è avvenuta il 20 luglio a seguito della mancata fiducia al Governo Draghi, prima da parte del M5S poi ad opera di Lega e Forza Italia inaspettatamente. Non è bastato il grande prestigio internazionale di Draghi, l’ampio invito ad andare alla scadenza naturale da parte della società civile con associazioni imprenditoriali, alcuni Governatori di Regione, molti sindaci di entrambi gli schieramenti, Università, sindacati, associazioni del mondo cattolico, Unione Europea, Usa. La grave crisi economica per il costo dell’energia e l’inflazione, la pandemia ancora in corso, la guerra di aggressione russa all’Ucraina in una fase critica, la necessità di definire entro dicembre circa 50 obiettivi PNRR per avere 21 miliardi da UE suggerivano di mantenere l’unità nazionale per pochi mesi ancora ma hanno prevalso calcoli elettorali. È apparsa evidente la mancanza di un centro politico equilibratore nel sistema politico italiano.

La società italiana, sfibrata da privilegi e astuzie, instabilità politica, declino e riforme monche, deve affrontare con coraggio le sfide della transizione digitale ed ecologica. Per questo servirebbe, in vista delle elezioni politiche un “centro politico” inteso come un ” blocco sociale” disposto a mettere in discussione un sistema iniquo ed inefficiente. In questo senso Magatti parla di un ” Centro “da rilanciare sull’idea dei “costruttori”, offerta dal Presidente della Repubblica. Si tratta infatti di affrontare un autunno difficile per inflazione e costi dell’energia, la destabilizzazione dei sistemi democratici tra gli obiettivi della guerra scatenata da Putin.

Di quale Centro politico parliamo oggi essendo il ceto medio, sua base fondamentale, in costante impoverimento in un Paese che non cresce? Le forze disponibili a un progetto di rilancio del Paese ci sono ma sono eterogenee e litigiose in vista delle elezioni politiche. “Ciò significa che oggi il centro va ricostruito a sbalzo, con una nuova offerta politica capace di ricomporre dentro una diversa idea di futuro, interessi differenti e dispersi… fondamentalmente attorno all’ idea che nessuno si salva da solo e che occorre una imbarcazione adatta per navigare il mare tempestoso della Supersocieta’ che (potenzialmente) possono dar vita a un nuovo baricentro sociale. Più che di un centro ‘spaziale’ – che rischia di essere immobile- quello che va ricostruito è un ‘centro energetico’” (Mauro Magatti, Corriere della sera, 5 luglio 2022).

Sarebbe la seconda Ricostruzione del Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Occorre ritrovarsi attorno a pochi obiettivi concreti, condivisi e tangibili, per frenare i processi di smembramento del Paese e della sua ricchezza in atto. Serve una grande alleanza tra generazioni, produttori di valore, di processi educativi, contro rendite e soggetti estrattori e distruttori. Serve una trasformazione del Paese basata su sostenibilità, giustizia sociale, Stato snello ed efficiente. Questi gli obiettivi di un Centro politico “energetico” ancora da costruire.

Altri parlano di un Grande Centro ma, osserva Ferdinando Adornato, manca un progetto politico. Esiste potenzialmente un vuoto politico al centro del sistema ma nessuno è riuscito a riempirlo dopo lo scioglimento del PPI nella Margherita poi PD. L’astensione elevata indica anche questa mancanza di offerta politica. Il bipolarismo imperfetto di questi decenni non ha favorito il processo. Infatti si parla di alternanza tra centro-sinistra e centro-destra. Berlusconismo ed antiberlusconismo, populismi diversi poi hanno occupato la scena senza garantire stabilità politica negli ultimi trent’anni.

Oggi si torna a parlare di Centro con nuovi soggetti politici emergenti. I sondaggi segnalano un potenziale spazio politico anche se la legge elettorale in vigore non è favorevole. Tuttavia al momento manca un progetto politico condiviso tra leader che provengono dal PD o da Forza Italia, da Insieme, Demos, Azione, Italia Viva e nuovo movimento popolare, sindaci di grandi città. Prevale la logica del cartello elettorale per capire come portare a casa il maggior numero di parlamentari viste le mosse di PD, FdI in particolare. Manca una profonda riflessione sui destini del Paese e si attende una legge elettorale proporzionale che non sembra decollare.

“Di cosa parliamo, allora, quando parliamo di Centro?  Di un soggetto europeista ed atlantista, moderato nel campo della comunicazione e delle relazioni politiche, riformista nel campo della politica sociale e degli assetti istituzionali, seguace del rigore nell’uso della finanza pubblica e, infine, portatore di una nuova visione ecologica del capitalismo e della vita quotidiana”. (Il Messaggero, 6 luglio 2022).  Si tratta di un progetto ambizioso che richiederebbe diversi anni di preparazione chiamando a raccolta le migliori competenze del Paese. Prevale invece l’idea di un Centro come rendita di posizione rispetto ai due schieramenti elettorali. Manca una vera e propria Costituente di Centro mentre ci si augura che centro-destra e centro-sinistra superino le loro evidenti contraddizioni.

Nelle ultime settimane si è acceso un dibattito su cattolici e politica, a seguito di una lettera di Damilano su Il Domani.  Il ritorno dei cattolici in politica? Dopo la nomina di Zuppi a Presidente della Cei e l’elezione di Tommasi a sindaco di Verona qualcosa si muove secondo Damilano. I cattolici come altri si sono trovati a vivere con una politica senza società ed una società senza politica, a subire forme diverse di populismo e di sovranismo. Alcune personalità hanno lasciato il segno, ad esempio Sassoli, ma è evidente la fragilità del cristianesimo sociale. Quale forma- partito assumere? Non esistono già PD, Demos, Insieme, Italia Viva? L’astensionismo esprime un grave disagio degli elettori. Si tratta di ritrovarsi, di riconoscersi perché il cattolicesimo democratico non è mai stato una “appartenenza”, non è mai diventato un apparato. È un insieme di amicizie, biografie, testimonianze, letture, incontri che diventano impegno civile ed ecclesiale. È una certa idea della politica che si fa movimento culturale e riformista nella società e nelle istituzioni. È in sé una alternativa ai populismi ed ai conservatorismi in un tempo che reclama moderati e riformisti.

C’è bisogno di uno spazio di ascolto e di mediazione per non radicalizzare i conflitti, per bilanciare tutti i valori in gioco. È lo spazio della politica che oggi appare consumato. Il mondo cattolico ha assistito all’ implosione del sistema politico italiano nei primi venti anni del nuovo Millennio senza poter agire da antidoto, a fronte di incultura politica e di strumentalizzazione di simboli religiosi. Occorre ricostruire questa cultura che non concepisce la politica come ring tra valori e interessi ma come mediazione paziente e lungimirante per il bene comune.

Importante è il ritorno dei cattolici sul fronte dei diritti civili, a sostegno con la CEI della cittadinanza dei bambini e ragazzi nati in Italia da genitori immigrati, dopo un ciclo di studi. Diritti civili ma anche sociali come un lavoro dignitoso con retribuzioni giuste. È necessario oggi uscire dalle conventicole dei piccoli gruppi per dare vita ad una politica nuova dei cattolici impegnati, attraverso una formazione culturale adeguata. Solo così si può ottenere una larga partecipazione per far rivivere gi ideali. Al Partito Popolare sciolto nella Margherita, poi nel PD, forse un errore, va sostituito oggi, per Giorgio Campanini un Forum dei cattolici democratici. È un luogo necessario di incontro per persone, gruppi, associazioni, movimenti al fine di far rivivere una tradizione politica fondata sulla Costituzione italiana e sul Concilio. È l’idea di un cattolicesimo democratico inteso come pensatoio, non come apparato o partito. Si tratta per i cattolici di ritornare nella società e nelle istituzioni ricomponendo la dispersione dei gruppuscoli in una sorta di Sinodo laico che guardi al futuro.

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