Il calcio secondo l’Afro-Napoli United

La squadra che partecipa al campionato di Promozione campana, è l’esempio di come il calcio possa e debba farsi promotore di valori quali l’integrazione, la tolleranza e il rispetto del prossimo

All colours are beautiful: la rivisitazione della tristemente famosa sigla Acab (All cops are bastard) è sempre presente nelle tribune dello Stadio comunale “A.Vallefuoco” di Mugnano, casa dell’Afro Napoli United. Uno striscione che, in quattro parole, sintetizza l’anima e il cuore di un’idea partita nel 2009, assumendo ogni anno che passa sempre più centralità e rilevanza. L’intento alla base del progetto Afro-Napoli è chiaro: utilizzare lo sport come strumento di coesione sociale, in grado di rappresentare un collante tra persone appartenenti a culture diverse che vivono all’interno di un tessuto socio-economico complicato come quello della periferia partenopea.

La volontà di fondare una squadra multietnica nasce otto anni fa e prende corpo grazie ad Antonio Gargiulo, attuale presidente, e ai senegalesi Sow Hamath e Watt Samba Babaly: l’idea, come si evince dalla pagina Facebook dedicata alla squadra partenopea, è quella di creare una realtà sportiva che abbia «l’obiettivo di combattere la discriminazione e favorire la convivenza paritaria tra napoletani e migranti, sfruttando le possibilità offerte dal gioco del calcio». Lo sport, dunque, come chance di apprendimento sociale ed arricchimento culturale: è su queste basi che nasce una Cooperativa sportiva multicolore, in cui ragazzi napoletani sudano, lottano e gioiscono accanto ad atleti provenienti da molte parti dell’Africa: Senegal, Costa d’Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger, Tunisia. Senza dimenticare il gruppo asiatico e sudamericano, oltre ai calciatori di altre nazionalità europee.

Un’avventura, quella dell’Afro-Napoli United, che ha avuto la sua svolta significativa nel 2013, quando la modifica di alcune norme che limitavano l’accesso dei migranti ai campionati federali dilettantistici ha permesso ai biancoverdi di iscriversi alla Terza categoria, il gradino più basso previsto dalla Federazione italiana giuoco calcio. Un grande risultato per i ragazzi del presidente Gargiulo, frutto però di un iter zeppo di difficoltà burocratiche. Un percorso magistralmente raccontato dal docu-film “Loro di Napoli”, girato dal giovane regista palermitano Pierfrancesco Li Donni, in cui vengono a galla temi di stretta attualità: lo ius soli, i migranti, l’apolidismo, gli ostacoli della burocrazia.

«Raccontare tutto questo attraverso la storia di una squadra di calcio ha lo scopo di portare alla ribalta tematiche importanti a livello politico e nazionale»: così il regista, in un’intervista alla Rai, ha sintetizzato il percorso del presidente Gargiulo verso l’iscrizione della sua squadra alla Figc. «Il tesseramento di questi ragazzi – prosegue Li Donni –  è stato anche un espediente per far sì che loro potessero avere riconoscimento fuori dal campo»: una storia di lotta per affermare i propri diritti dunque, ma anche di grandi successi sportivi. L’Afro-Napoli United, infatti, è stato protagonista di una scalata che in quattro anni lo ha portato dalla Terza categoria alla Promozione: tre campionati vinti consecutivamente, altrettanti gradini superati nella scalata verso i vertici del calcio dilettantistico campano.

«L’aggregazione, la solidarietà, la condivisione e la parità di trattamento sono valori essenziali e vincenti per una società civile e moderna»: la frase, pronunciata dal presidente Gargiulo all’indomani dell’ultima promozione conquistata, è il manifesto di una squadra che non intende fermare qui il suo processo di crescita. Grazie al sostegno del Gruppo di Imprese sociali Gesco e della Fondazione Boldoni, il progetto multietnico va avanti e quest’anno si arricchisce di due innesti importanti come Diego Maradona junior e Babù, attaccante classe ’80 che ha giocato in A con le maglie di Lecce e Catania. «Fa onore alla mia società essere di aiuto agli stranieri che vengono in Italia e che hanno bisogno di essere supportati nel percorso di integrazione»: parole, quelle di Babù, che risaltano appieno lo spirito “afro-napoletano” dei biancoverdi, dimostrando come il calcio e lo sport possano veramente essere un grimaldello per vincere alcune fondamentali battaglie di civiltà.

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