Buon compleanno, Herbie!

Il signor Herbie Hancock è uno dei miti viventi più solidi del jazz-rock. E per festeggiare i suoi primi settant’anni ha deciso di regalarsi/ci un disco coi fiocchi, e pieno di stelle.
Herbie Hancock

Il signor Herbie Hancock è uno dei miti viventi più solidi del jazz-rock. E per festeggiare i suoi primi settant’anni ha deciso di regalarsi/ci un disco coi fiocchi, e pieno di stelle.

Una carriera da fuoriclasse la sua, iniziata nei primi anni Sessanta nella natia Chicago al servizio di un certo Miles Davis. Da allora ha inciso una cinquantina di album e collaborato coi più bei nomi del jazz e del pop-rock planetario. Giustamente considerato uno dei padri fondatori della fusion, Herbie s’è guadagnato premi d’ogni tipo tra cui un Oscar e una dozzina di Grammy Award, e soprattutto, l’adorazione incondizionata di più di una generazione di pianisti e tastieristi.

 

Un maestro degno di venir domiciliato nell’Olimpo dei grandi del Novecento, ma che tuttavia non ha mai perso l’amore per il proprio mestiere, unitamente ad un eclettismo espressivo in grado di coniugare le raffinatezze del jazz con gli artifizi del pop, divertimento e gusto per l’esplorazione, l’ecologia dell’acustico e l’elettronica. Buddhista praticante, fondatore dell’International Comimittee of Artists for Peace, Herbie non ha mai sacrificato al successo i suoi valori e la propria coscienza sociale: «Viviamo nell’era della globalizzazione – ha dichiarato di recente –, ma siamo noi a dover decidere come deve essere, non quelli che ce la impongono per i loro interessi».

 

E tutto ciò tracima anche da questo spettacolare The Imagine Project: dieci brani dove il nostro si cimenta con la consueta eleganza con classici immortali firmati da maestri del calibro di Dylan, Peter Gabriel, Sam Cooke e John Lennon (la cui sempiterna Imagine apre l’album). Non pago, ha voluto intorno a sé personaggi diversissimi come John Legend e i Chieftais, Pink e Seal, Jeff Beck e Oumou Sangare, ma legati tra loro da un palpabile senso di comunanza umana, artistica e spirituale.

E il risultato è un album meraviglioso che è anche un viaggio comunitario che parla al cuore e alle coscienze; un viaggio alla ricerca «dell’unico nel molteplice e del molteplice nell’unico».

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