Bullismo diplomatico

Cosa è successo nella settimana di ferragosto? Un colpo d’occhio per capire alcuni aspetti di una vicenda che continua a tenere il fiato sospeso al mondo intero.
Scenari di guerra atomica in tv AP Photo/Ahn Young-Joon

Zigmunt Bauman, nel libro postumo Nati liquidi, afferma che il bullismo è un modo violento diffuso nella nostra cultura per soggiogare gli altri; è una prova di debolezza, di poche idee di poche argomentazioni e di molta violenza nascosta. Si tratterebbe dell’incapacità di esporre le proprie idee perché semplicemente non valgono: allora si schiaccia l’avversario, lo si disumanizza.

Le persone piccole di spirito e con pochi argomenti, non spiegano, alzano la voce, picchiano, impongono con la forza la loro visione della realtà. E vogliono far tacere la controparte, perché non varrebbe niente. Non bisogna credere che il bullismo sia diffuso solo nelle scuole: è nascosto nelle pieghe della nostra società, è attorno a noi e soprattutto dentro noi. Ogni volta che demonizziamo l’altro, noi innalziamo noi stessi in modo irreale ed ingiusto. Un vero male.

Fatti i dovuti distinguo, si può dire che qualcosa del genere lo abbiamo visto nella vicenda politica della penisola coreana, in particolare nello scambio di dichiarazioni infuocate tra Usa e Corea del Nord. Non è possibile, o meglio purtroppo lo è, minacciare una nazione con «fuoco e fiamme come mai l’umanità ha visto», secondo la dichiarazione via Tweet di Donald Trump.

Si tratta di un palese atto di intimidazione infantile e ingiusto contro tutta l’umanità, non solo contro la Corea del Nord. Sul fronte opposto, non è possibile minacciare il nemico di un attacco nucleare che lo spazzerà via (niente meno) anche se solo si avvicina alla tue coste per delle esercitazioni militari. Appunto, uno scambio di demonizzazioni reciproche che in altri contesti potrebbe essere definito “bullismo”.

Nello scenario apocalittico che la Corea del Nord ha prospettato e con la risposta altrettanto “da fine del mondo” del presidente Trump, chi ha richiamato i contendenti a «usare toni moderati e frenare con simili dichiarazioni» è stata la Cina, attraverso i suo organi ufficiali. Anche la Russia ha ripetutamente dimostrato con dati scientifici alla mano che la Corea del Nord non è in grado di inviare una testata nucleare in un missile intercontinentale, semplicemente perché non hanno la tecnologia sufficiente né per il missile né tanto meno per la sofisticata testata. Nei fatti, sono bastati due giorni di richiamo alla moderazione da parte della Cina e della Russia perché i toni si smorzassero. La Cina ha richiamato gli Usa ed la Corea del Nord a una «politica responsabile nei confronti della comunità internazionale», che «non miri alla guerra ad ogni costo», ma a risolvere le questioni ancora aperte, dal 1953, cioè dalla guerra di Corea.

La soluzione sono i tavoli diplomatici con la partecipazioni di sei nazioni (Usa, Corea del Sud, Corea del Nord, Giappone, Cina e Russia). Anche la Corea del Sud, col suo nuovo presidente, non vuole più uno scontro armato, ma tavoli di pace. Così come la stragrande maggioranza della popolazione della Corea del Sud. Molti, moltissimi sono scesi in piazza per chiedere la pace e anche il ritiro del sistema Thadd (il costosissimo sistema Usa già dispiegato nel territorio della Corea del Sud, sistema che controllerebbe il movimento aereo di Cina e Russia da parte degli alleati degli Stati Uniti: è uno dei punti di discordia più gravi tra Pyongyang e Washington).

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