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Le ferie di Licu Licu ha un sorriso spiazzante, è pulito, intelligente: sa destreggiarsi nel mondo degli immigrati e dei romani. Deve tornare in patria per sposare la ragazza scelta dai suoi. Ottiene quattro settimane di ferie non pagate, si sposa e torna. Più che un docufilm, il lavoro di Moroni è una coraggiosa indagine sui sentimenti e sulla sensibilità di un immigrato che deve fare i conti tra tradizione e contemporaneità. Delicata e sincera, l’opera si regge su una regia e una fotografia morbide, e un ritmo veloce che la rendono apprezzabile. Regia di Vittorio Moroni; con Moazzem Hossain, Fancy Khanam. Beach, l’infiltrato Un trhiller intrigante e teso dall’inizio alla fine sull’arresto di una spia dell’Fbi nel 2001. Il maturo agente-spia si confronta col giovane impiegato che lo deve controllare e intrappolare. È un gioco di paure, di tensioni psicologiche, dove il senso del tradimento, il rimorso, la colpa, non restano accennati ma vibrano nervosamente da ogni sequenza, accompagnati dalla fotografia fredda e invernale, dalla sceneggiatura scattante e dalla superba recitazione degli attori. Film di rara capacità introspettiva, delinea un’America ossessionata dal timore di un attacco, dal connubio patriareligione (anche in senso degenere). Il finale è positivo – la spia è tuttora in carcere – ma non consolatorio. Il terrore è sempre dietro le spalle. Regia di Billy Ray; con Chris Cooper, Ryan Phillippe, Laura Linney. Mdb

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