La plastica bio è vincente

Il futuro delle bioplastiche prevede un aumento del 50% nei prossimi anni. Vantaggi per l'ambiente e non solo

Secondo la definizione data dalla European Bioplastics – associazione europea della filiera delle bioplastiche – la bioplastica è un tipo di plastica che deriva da materie prime rinnovabili oppure è biodegradabile o ha entrambe le proprietà, ed è inoltre riciclabile.

Un materiale quindi che sposa tutti i requisiti nel rispetto dell’ambiente. Attualmente le bioplastiche rappresentano circa l’uno per cento delle plastiche prodotte ogni anno in Europa (circa 300 milioni di tonnellate), ma questo dato è in continuo aumento grazie alla richiesta del mercato.

Si stima che la capacità di produzione mondiale delle bioplastiche è destinata a crescere del 50% nel medio termine, passando da circa 4,2 milioni di tonnellate del 2016 a 6,1 nel 2021 (dati di mercato raccolti da European Bioplastics).

Oggi il settore degli imballaggi rappresenta il più grande campo di applicazione delle bioplastiche – 40% nel 2016 – ma questo prodotto viene utilizzato anche nel catering, nell’agricoltura, per i giocattoli o anche nei tessuti.

La richiesta dal mercato arriva anche dai beni di consumo (22%), dal settore automobilistico e trasporti (14%) e dalle costruzioni (13%).

L’industria italiana negli ultimi anni ha visto un’impennata nella produzione di questo materiale: nel 2015, secondo uno studio commissionato da Assobioplastiche a Plastic Consult, ha registrato un aumento del 25% dei manufatti prodotti e un fatturato di 475 milioni di euro (+10%).

Una delle ultime novità arriva dal territorio bolognese dove aprirà nella primavera del prossimo anno il primo impianto produttivo di micro-bioplastica (investimento di 15 milioni di euro).

La società Bio-on qualche giorno fa ne ha dato l’annuncio: sarà il primo impianto al mondo di micro-perline bio per l’industria cosmetica. Un business mondiale da miliardi di euro che è anche un forte campanello d’allarme per l’inquinamento. Infatti, le polveri plastiche ottenute dal petrolio che entrano come addensanti e stabilizzanti in rossetti, creme, smalti, shampoo, dentifrici sono talmente sottili – e cancerogene – da non poter essere filtrate e finiscono nei fiumi e nei mari in pasto ai pesci e quindi nei nostri piatti.

Le Nazioni Unite le hanno inserite tra le priorità della campagna di sensibilizzazione “Clean Seas” e sono state bandite già in alcuni paesi come gli Usa, Canada e Gran Bretagna.

«Invito ufficialmente Bio-on come testimonial della capacità innovativa di questo territorio al prossimo G7 sull’Ambiente che si terrà proprio a Bologna il prossimo 10-12 giugno e che avrà tra i temi chiave quello dell’inquinamento dei mari – ha annunciato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, durante la posa del primo mattone della fabbrica -. Le aziende sono più avanti del mio stesso ministero sui temi green perché l’ambiente è già diventato uno dei fattori di produzione, al pari di capitale e lavoro, quando si parla di filiera industriale».

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