Bilancio familiare

È un fatto che, in Italia, si continui a vedere la famiglia solamente come una delle voci di spesa del bilancio pubblico e non come risorsa strategica per lo sviluppo

Tra maggio e giugno a casa nostra sulla lavagna magnetica appesa in cucina non ci sono belle frasi per augurarci il buongiorno, ma solo una lista di acconti dati per le settimane di centro estivo per i nostri 3 figli. Spendiamo in due mesi circa un migliaio di euro.

Ogni anno questa storia si ripete e ogni anno ci sembra davvero una spesa eccessiva, aggiunta alle spese di tutto l’anno per l’asilo nido, le attività extra scolastiche e ormai anche per quelle scolastiche…

Nel nostro Paese stiamo vivendo una vera e propria “emergenza familiare”. È un fatto che, in Italia, si continui a vedere la famiglia solamente come una delle voci di spesa del bilancio pubblico e non come risorsa strategica per lo sviluppo. Oggi la famiglia continua ad essere il massimo generatore di capitale umano, capitale sociale, capitale relazionale e lascia veramente sorpresi che la spesa pubblica italiana per i servizi alla famiglia sia così bassa: il 4,1% della spesa sociale contro una media Ue dell’8%.

Dobbiamo capire e far capire a chi ha responsabilità di governo che occorre passare da interventi settoriali per età (bambini, giovani, anziani, etc.) a interventi trasversali che aiutino la famiglia nel suo benessere globale, ad esempio con il “fattore famiglia” da tempo proposto dal Forum delle associazioni familiari.

Come dice l’economista Stefano Zamagni, «la famiglia non è una somma di segmenti tra loro autonomi, ma un prodotto degli stessi: se uno di questi soffre, è tutta la famiglia a risentirne!».

Deve diventare sempre più evidente che le spese per le politiche familiari non sono una spesa pubblica: sono un investimento che torna indietro centuplicato.

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