Basta con i partiti tradizionali

Vince il giovane Nayib Bukele, pubblicista di appena 37 anni che ha condotto una campagna elettorale incentrata sul cambiamento e la lotta alla corruzione. Un presidente difficile da etichettare secondo gli schemi: destra-sinistra-centro

Si chiama Nayib Bukele il nuovo presidente eletto dell’El Salvador. Ha raggiunto il suo traguardo con quasi il 54% dei voti senza bisogno, dunque, del secondo turno. A 37 anni, sarà il più giovane capo di Stato del suo Paese e dell’America Latina. Figlio di un industriale, Bukele (di origini arabe) non ha terminato gli studi di legge per dedicarsi all’attività di pubblicista. È stato sindaco prima di una piccola località e poi di San Salvador, la capitale di questo Stato centroamericano abitato da 6,3 milioni di persone, più o meno esteso come il Lazio.

La sua carriera politica prende le mosse dal Fronte Farabundo Martí (Fmln), al governo negli ultimi cinque anni, l’organizzazione ex guerrigliera di sinistra, che ha partecipato attivamente alla lotta armata negli anni 70 ed 80, fino agli accordi di pace nel 92. Da allora, i partiti tradizionali si sono alternati al governo, l’Arena, coalizione di destra ed il già citato Fmln. Bukele è stato espulso dal partito nel 2017, perché non volle sottomettersi alla volontà della sua dirigenza, successivamente ha fatto parte dell’Arena, dal quale si è scisso insieme ad altre figure come reazione per i casi di corruzione che sono emersi in questo periodo. Per questo è passato nelle file della coalizione conservatrice Gana, ma di cui non ne è completamente l’espressione. E infatti nella sua campagna ha fatto particolarmente leva sul tema della corruzione che ha contagiato sia l’opposizione che il partito del governo del presidente Sánchez Cerén.

In tal senso, il nuovo presidente, apre la strada a superare gli steccati ideologici del passato, destra e sinistra, e segna anche la fine del bipolarismo tra i due principali gruppi tradizionali. Rispetto ad Arena, Gana ha ottenuto quasi il doppio dei voti, mentre il Fmln subisce un tracollo e cala al 14%. Abile nella gestione della sua immagine, Bukele ha evitato l’uso della tv proprio delle campagne tradizionali, ed ha fatto abbondante uso dei social. Uno dei suoi slogan è stato: «Il denaro basta quando nessuno se lo ruba».

Come analizzare la sua vittoria così netta? Chiaramente, le etichette tradizionali non sono sufficienti. A sinistra, alcuni analisti osservano che non è legato al passato politico dello scontro ideologico e si colloca al di fuori degli schemi. Più a destra si nota che è un uomo senza pregiudizi ideologici, «non guarda al passato ma pensa a costruire un futuro differente per il Paese». È riuscito, si direbbe, a concentrare i voti in un Paese stanco delle contrapposizioni.

Le sfide che lo attendono sono numerose. Intanto il contesto economico poco favorevole ed i rapporti non sempre facili con i vicini Nicaragua, preda di una deriva autoritaria, e Honduras, alle prese con la corruzione. Ma anche la violenza è un problema grave in uno dei Paesi col maggior indice di omicidi al mondo. Dovrà poi vedersela con un Parlamento nel quale le opposizioni possiedono gruppi consistenti. Saranno i fatti a parlare.

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