Bari crocevia per il Mediterraneo

La Cei, dal 19 al 23 febbraio 2020, ha organizzato quello che viene definito il “sinodo del Mediterraneo” nel capoluogo pugliese. I rappresentanti delle chiese cattoliche si confronteranno sulle numerose problematiche che legano i popoli mediterranei: dalla immigrazione alla crisi occupazionale, dagli squilibri sociali a quelli economici

Un crocifisso coperto da un giubbotto salvagente è stato posizionato all’ingresso del palazzo apostolico: è una croce dalla forte valenza simbolica. Quel salvagente appeso sulla croce rappresenta tutti i morti in mare del Mediterraneo e papa Francesco ha voluto benedirla davanti ai migranti provenienti dall’isola greca di Lesbo giunti nella capitale attraverso il corridoio umanitario.

Il Mediterraneo, rifacendosi alle parole del pontefice, è «un grido disperato di tanti fratelli che affrontano un mare in tempesta». Ciò che accade nel Mediterraneo, perciò, non può lasciare indifferenti.

La Chiesa e papa Francesco guardano con attenzione alle sue sponde e al continuo crocevia di persone in bilico tra vita e (soprattutto) la morte. Le sue acque devono continuare a porre domande verso il cammino di pace, che pare, negli ultimi tempi passi spesso da Bari.

La Cei, infatti, dal 19 al 23 febbraio 2020, ha organizzato quello che viene definito il “sinodo del Mediterraneo” nel capoluogo pugliese, dove verranno accolti circa 100 vescovi provenienti da 19 paesi tra Europa, Africa e Asia. Per l’occasione Bergoglio tornerà nella città di San Nicola dopo l’incontro del luglio 2018 con i patriarchi delle comunità cristiane del Medio Oriente.

Bari rappresenta ancora una volta quel crocevia, città che accoglie e apre al dialogo, è la tappa per la pace nel Mediterraneo.

L’incontro si intitola “Mediterraneo: frontiera di pace”. I rappresentanti delle chiese cattoliche del Mediterraneo si confronteranno sulle numerose problematiche che legano i popoli mediterranei: dalla immigrazione alla crisi occupazionale, dagli squilibri sociali a quelli economici. La Conferenza episcopale italiana invita al dialogo i fratelli di religione cattolica, ma alcuni giorni della settimana del “sinodo del Mediterraneo”, inevitabilmente saranno dedicati al dialogo tra le diverse religioni e la riconciliazione dei popoli. Il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti contestualizza l’importanza dell’evento di febbraio: «Sono convinto che l’Italia ancora oggi, anche grazie al nostro incontro, possa essere il tramite perché l’Europa ritrovi nel Mediterraneo le sue radici culturali e spirituali. Del resto l’Europa, tutta l’Europa, è mediterranea».

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Il programma dal 19 al 23 febbraio è stato ufficializzato e per l’occasione è stato creato il sito internet “Mediterraneo di Pace”. È forte l’attenzione per le vicende di Mare Nostrum, soprattutto con questi nuovi venti di guerra. Il cardinal Bassetti insiste sul ruolo della Chiesa: «Abbiamo il dovere non solo di non chiudere gli occhi, ma di comprendere e denunciare con forza la situazione nel bacino del Mare Nostrum. Con l’iniziativa di Bari, la Chiesa italiana ha deciso di non unirsi al coro dei profeti di sventura, per riconoscere invece che qualcosa di nuovo può e deve nascere anche nell’area mediterranea». La ricchezza della Chiesa mediterranea con i suoi riti e tradizioni liturgiche, spirituali, ecclesiali vuol esser quel ponte di pace e di riconciliazione, quell’arcobaleno che ricorda la forma semicircolare sul logo di questa settimana pugliese tra l’azzurro che richiama al mare. Vuol essere quella mano protesa verso un anelito di novità che dia la scossa ad una condizione di migliaia di persone troppo precarie, troppo bloccate, troppo al limite della vita. Sulla medesima linea d’onda è l’arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci: «Mi auguro che si vada con il desiderio di chiedere allo Spirito luce maggiore in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Io auspico che il tutto diventi una sorta di indicazione, di metodo che dovrebbe caratterizzare non solo la Chiesa cattolica ma anche la realtà politica».

I vescovi saranno impegnati nel territorio cittadino e nelle parrocchie in modo da coinvolgere anche i fedeli, oltre ai momenti dei lavori, dei veri e propri laboratori di sinodalità in cui emerge la cura delle relazioni, della stima reciproca. Il 23 febbraio papa Francesco chiuderà i lavori con la Santa Messa su corso Vittorio Emmanuele II.

Per Bari sarà l’occasione di confermare ancora una volta che la pace si costruisce con il dialogo ed è qualcosa di reale. Sempre Mons. Cacucci ricorda: «Tutto forse è partito dalla traslazione temporanea di una reliquia di san Nicola da Bari a Mosca e a San Pietroburgo. La scelta di Bari per l’incontro ecumenico del 7 luglio 2018 credo sia stato conseguenza di questo e la scelta è stata del Pontefice. Questa volta la scelta è stata della Chiesa italiana sulla scia di questa dimensione di ponte con l’Oriente che rappresenta Bari. Già, in passato, Giovanni Paolo II disse che Bari e la Puglia devono ricordare che la loro vocazione è verso il Mediterraneo e l’Africa. Questa intuizione profetica indica qualcosa di più profondo di un fatto episodico”.

Proprio in questi giorni nel capoluogo pugliese la comunità di georgiani e di russi ha festeggiato il “Natale ortodosso” che ricorre il 7 gennaio nella basilica di San Nicola. Tra i riti, uno particolare appartiene alla comunità greco-ortodossa che benedice le acque: al termine della celebrazione della Theofania (l’Epifania ortodossa) il sacerdote lancia in mare un crocifisso per tre volte, recuperato da un fedele.

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