Barattiamo?

Grazie a Internet ritorna il baratto. Un sistema antico da riscoprire.  
Abbigliamento

«Scambio giubbino nero corto in vita, taglia S. Accetto proposte di scambio». In tempi di crisi, torna il metodo più antico di fare affari: il baratto. A chi non è capitato di ritrovarsi in casa pantaloni in cui non entriamo più? Libri che stanno a prendere polvere? Piuttosto che venderli al mercatino dell’usato, ricavandone pochi spiccioli che non risanerebbero il bilancio familiare, potrebbe essere più interessante scambiarli. Ecco così, accanto ad offerte per ogni genere di articolo di abbigliamento o per la casa, comparire anche posti letto, passaggi in auto e appartamenti per le vacanze.

 

Per stare al passo con i tempi, tutto si fa online. Qualsiasi motore di ricerca vi restituirà una serie di siti su cui è possibile fare le vostre offerte, rispondere a quelle di qualcun altro, inserire la vostra “lista dei desideri” (cose che desiderereste ricevere) e altro ancora: è sufficiente registrarsi. Alcuni (come www.baratto-online.com) prevedono anche la possibilità di inserire una valutazione monetaria delle offerte; altri quella di “valutare” gli utenti con cui si è barattato in passato, così che altri possano avere un’idea della loro affidabilità.

 

Già, perché il problema è essere sicuri di non incorrere in un “bidone”. Il metodo migliore è incontrarsi di persona – cosa che, secondo il sito zerorelativo.it, ha «un alto valore educativo». Altrimenti non resta che il corriere postale. Zerorelativo mette a disposizione anche il servizio di “barter (barattatore) viaggiante”: membri della community che, in occasione di un viaggio in un’altra città, si offrono di trasportare gratuitamente gli oggetti da barattare. A spedire per primo è il barter che ha meno feedback, ossia meno valutazioni da parte degli altri utenti; ma resta comunque quella dose di imponderabile, che costringe a tirare fuori quel po’ di fiducia nel genere umano che ancora ci è rimasta. Forse è questo che stiamo cercando: passare dall’asetticità del denaro al contatto diretto con le persone, nella consapevolezza che nello scambio è insita una dimensione umana ancor prima che economica.

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