Bambini e sessualità, parliamone!

Intervista a Stefania Cagliani, psicologa, formatrice e coordinatrice di Centri per l’Infanzia: «È normale che i piccoli siano curiosi di scoprire il proprio corpo. Aiutiamoli a farlo nel modo giusto»

Dott.ssa Cagliani, parliamo di affettività. È difficile esprimere l’amore in famiglia? Facendo un paragone con le lingue, spesso può capitare che una persona parli un ottimo francese, molto delicato e suadente, e dica alla persona che ha accanto, che può essere il figlio o il partner, che gli vuole un bene da impazzire. Peccato che l’altro parli solo il tedesco! Se si parla d’amore, ma l’altro non capisce, si crea l’impasse. In una relazione deve esserci reciprocità, cioè la comprensione del messaggio che si riceve ed, eventualmente, la risposta.

Come si può manifestare il proprio affetto ai bambini in modo da farsi comprendere? Se si chiede ai bambini come vogliono essere amati, loro rispondono. Bisogna osservarli, guardare come esprimono l’amore o come lo cercano. La conoscenza di ciò che gli sta attorno è dapprima orale. Poi, il linguaggio preferenziale dei bambini fino ai 6, 7 anni è quello del corpo: baci, abbracci, carezze, vicinanza fisica…

Facciamo  un  esempio… Quando la mamma cambia il pannolino al suo bambino, gli comunica il desiderio di essere lì mentre gli massaggia le gambe, lo pulisce, lo tocca amorevolmente… Questo è un modo di esprimerel’amore e il bambino risponde: guarda, inizia a toccare con le mani, capisce che in quel modo noi stiamo di più con lui e lui senza di noi muore. Il corpo è il veicolo d’amore più grande per un bambino. Io, quando sento un genitore che dice a un bambino di 6, 7 anni: «Siccome è nato il fratellino, adesso tu sei grande, basta coccole!», mi sento molto a disagio e mi domando cosa possa capire di tale messaggio il bambino stesso: sono grande per che cosa? Per un bacio? Per un abbraccio? Il bambino ha forse meno bisogno di abbracci e di baci? È proprio il contrario!

Lei è coautrice del libro “Ad amare ci si educa” (Città Nuova). Come si può aiutare un bambino ad approcciarsi alla scoperta del suo corpo? Che un bambino di 3, 4 anni abbia un interesse, una curiosità verso il proprio corpo e il corpo altrui per vederne differenze e somiglianze, per scoprirsi, è normale. È un passaggio fisiologico e un buon atteggiamento educativo è quello che non inibisce, non vieta, non vede la sua curiosità come un fatto malizioso o negativo. Al contrario, mantiene un atteggiamento positivo, che valorizza e dà significato alla persona.

Come si deve comportare un adulto? I genitori e gli insegnanti possono spiegare aibambini che scoprono le proprie parti intime, che fanno domande o desiderano vedere o toccare le proprie o altrui parti genitali, che sono parti molto importanti, così personali e intime che è bene mostrarle solo a chi solitamente si prende cura di loro quando fanno il bagno o si sporcano molto (mamme e papà, nonni…)e ai dottori se li devono visitare. Queste parti del corpo vanno trattate con cura, protette e pulite bene: si può senz’altro dir loro che, oltre alla funzione legata alla minzione, esse saranno importantissime quando saranno più grandi per far nascere i bambini.

Alla scuola primaria, con i compagni, può accadere che i bambini abbiano un approccio alla sessualità ai limiti della volgarità… La letteratura ci dice che man mano che il bambino cresce, verso i 6-7 anni, l’esplorazione del corpo, così come sopra descritta, un po’ dovrebbe diminuire a motivo di un calo di interesse della pulsione sessuale. Tuttavia, dobbiamo rilevare che negli ultimi anni molti bambini, soprattutto maschi, nel ciclo delle scuole primarie, assumono un atteggiamento di esibizione, cercando di mettersi in mostra. Se i nostri figli fanno questi tipi di incontri, bisogna avere un’attenzione particolare. Diventa importante tornare a spiegare loro le verità di cui si era già parlato. Si può dire al bambino: «Ti ricordi che questa è una parte del corpo speciale? Questo tuo amico fa cose o usa parole un po’ aggressive o volgari per identificare queste parti del corpo. Io–che ti voglio bene e ti voglio educare – ti dico che queste parti si chiamano così…», e a questo punto è opportuno dire i nomi veri, scientifici, e non quelli che usavamo quando erano piccoli (ora assolutamente inadeguati), offrendo al figlio l’occasione di una serena crescita e una maggior competenza, che può meglio fargli fronteggiare anche la situazione di difficoltà con i compagni.

ad amare ci si educa

Ad amare ci si educa è un libro scritto a quattro mani, da Stefania Cagliani ed Ezio Aceti, per cominciare a parlare di affettività e sessualità con i bambini dai 4 ai 7 anni, consigliato anche a mamme, papà ed educatori, per imparare ad approcciare l’argomento senza tensioni né imbarazzi.

 

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