Azzardo e politica verso il 4 marzo

Che peso può avere la società civile nelle scelte emblematiche di un settore miliardario? E quanto potere hanno davvero le lobby? A colloquio con Marco Dotti, saggista e giornalista, esponente del Movimento No Slot

La nomina dei candidati da parte della direzione dei partiti, con l’impossibilità di poter votare direttamente il rappresentante al parlamento, rappresenta un serio rischio per la democrazia di questo Paese, come ha messo in evidenza Iole Mucciconi su cittanuova.it. Malumori e dissensi affiorano nei diversi schieramenti. Un collegio sicuro all’uninominale si associa, per taluni, nella prima posizione nel listino pluricollegiale del proporzionale. Difficile entrare nelle dinamiche di cordate e correnti, ma saranno i candidati cosiddetti sicuri che determineranno le leggi future.

In generale si può dire che sulla questione dell’azzardo si gioca una partita emblematica dei poteri prevalenti in Italia. L’appello lanciato da Slot Mob di togliere il settore alla gestione delle società for profit, come Lottomatica , rilanciato in prima pagina da Avvenire, rischia di essere rimosso o non affrontato. Per  cercare di  capire cosa sta accadendo in questa fase della campagna elettorale, abbiamo sentito Marco Dotti, uno dei massimi esperti sull’azzardo visto dalla prospettiva della finanza e della lettura antropologica. Giornalista e saggista, redattore di Vita ed esponente del movimento No Slot, è intervenuto nell’ultima edizione di Loppiano Lab nel dibattito promosso da Slot Mob sul tema “Legame sociale e potere del denaro”.

Manifestazione organizzata dai gestori delle slot machine

Cosa sono le lobby di potere? E come agiscono, secondo te, in prossimità delle elezioni?   

Sono aggregati di interessi finanziari impressionanti: è inevitabile che facciano pesare la loro potenza di fuoco ogni qual volta ci si trovi sul crinale di una decisione (elettorale, legislativa o di governo). Il problema è il terreno malleabile che si trovano davanti. Oggi le lobby hanno capito che basta veramente un piatto di lenticchie per conquistare un regno. E agisce di conseguenza. Oggi, non potendo evitare di giocare la partita a scacchi sull’azzardo le lobby puntano a scegliersi i giocatori avversari. Per vincere facile. Dando magari un premio di consolazione ai loro falsi avversari.

Perché si agita l’accusa di proibizionismo ogni volta che si cerca di andare alla radice dei problemi?

Chi non vuole andare alla radice del problema, parla di “gioco responsabile” o declina questo falso sillogismo ricorrendo all’espressione “non possiamo essere proibizionisti”.  Chi lo fa si muove su un terreno di implicita malafede e agisce secondo classici meccanismi di gatekeeping: mette il problema in una cornice sbagliata, per costringere gli altri a muoversi nella cornice da lui prescelta.

Ma, d’altronde, dobbiamo essere chiari, visto che il momento è cruciale: contrastare l’azzardo a parole conviene alle lobby e ai loro comprimari nel circo mediatico-politico, passare all’atto conviene alla società civile ma non alle lobby. E non conviene nemmeno a chi punta non a risolvere il problema, ma ad accedere ai fondi per la prevenzione o a sedersi a tavoli tecnici di discussione.

Si cerca di delegittimare ogni critica e, al contempo, si vuol far passare la logica che esista un “consumo responsabile” e l’irresponsabilità di tale consumo ricada sul singolo.

Lo scenario lombardo è particolarmente interessante come una delle regioni guida nell’opposizione alla strategia del governo. Come si affronta la questione in vista delle regionali?

I due candidati principali sono due sindaci, quindi conoscono bene la situazione. Per questo, Giorgio Gori e Attilio Fontana hanno già detto delle cose importanti, ponendo il tema-azzardo al centro della loro agenda elettorale. Ricordiamo che l’azzardo è tema di ordine pubblico, sicurezza e di salute pubblica, quindi di competenza di sindaci e regioni, ma cinque anni fa, alla scorsa tornata elettorale, era declinato solamente alla voce “disagio” e non era oggetto di un vero aperto e franco dibattito politico.

Gori ha inserito nel proprio programma, come punto caratterizzante, l’estensione per legge del divieto di vendita di tutte le forme di azzardo in tre fasce orarie della durata di almeno due ore l’una, sul modello di quanto fatto a Bergamo. Fontana ha detto che rafforzerà l’attuale legge regionale risalente al 2013. I due candidati sembrano avere ben chiaro quale sia il problema e come affrontarlo sul territorio.

Come mai la proposta di Slot Mob di togliere le concessioni alle multinazionali del settore non viene compresa oppure considerata come una bestemmia? Cosa ne pensi?

Credo che chi di dovere comprenda benissimo che questo è il cuore del problema, ma non volendo risolvere quello che per la società è, appunto, un problema ma per lui fonte di guadagno o rendita di posizione risponda con una ghigno di superiorità, con il silenzio o mandi avanti interlocutori incompetenti e incapaci. D’altronde, quando parliamo di multinazionali che hanno interessi nel settore dell’azzardo, della finanza speculativa, dell’acquisto di crediti deteriorati da banche, nell’editoria, nei derivati alimentari, nella scuola e nella formazione non possiamo credere di avere a che fare con degli sciocchi. Gli sciocchi sono il muro di gomma che vogliono mettere fra di noi, la realtà e i luoghi della decisione democratica.

Ma noi dobbiamo insistere. E se la politica abdica al proprio ruolo e si colloca in funzione servile rispetto a interessi finanziario-speculativi, dobbiamo pur sempre ricordare che la politica prima la facciamo noi. E su questo tasto non possiamo che insistere, confidando, di contro a certi hollow men (gli “uomini vuoti”, citazione di Thomas Eliot, ndr) di quella “terra desolata” che ha nome compromissione, nelle donne e negli uomini onesti e di buona fede che sono il nerbo e la speranza del nostro Paese.

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