Ararat

È scritto e diretto da Atom Egoyan, nato al Cairo da emigrati armeni e cresciuto in Canada, che ha voluto ricordare il genocidio armeno perpetrato nel 1915 dall’impero ottomano. Un milione e mezzo di morti: eppure fu dimenticato e, oggi, è ignorato da molti. Il regista, invece, è noto, perché i suoi film conseguono successi commerciali e sono apprezzati dalla critica. Il suo stile personale è curato dal punto di vista estetico e ricco di una visione psicologica, che coglie il legame tra fatti lontani nel tempo o nello spazio. Siamo in Canada, all’interno di un’attuale comunità armena, ed uno di loro sta girando un film sui terribili episodi, ricostruiti dagli aneddoti dei sopravvissuti. Egoyan porta avanti racconti paralleli di gruppi distinti di persone, accomunate dallo smarrimento per essere stato, il loro popolo, vittima di un odio feroce, che cercò di cancellarne anche il ricordo. L’opera che ne risulta è complessa e, invero, a volte non facile a seguirsi. È comprensibile che Egoyan abbia provato una certa ansia nel realizzarla, avendola desiderata da tempo e più volte rinviata, spinto dalla volontà di denuncia e anche da quella di indagare personalmente su un passato penoso da rievocare e capace di influenze negative, se non sufficientemente rielaborato. Il film nel film offre la possibilità di mostrare quegli eventi, presentandoli a porzioni e con il distacco permesso dall’evidenza della finzione, nonostante lo strazio di alcune scene. I dialoghi fra gli attori, negli intervalli delle riprese, mettono a confronto la mentalità di oggi con quella di allora, mostrando l’impossibilità della comprensione di quell’odio, a causa della mancanza del riconoscimento delle colpe. Forse l’uscita di questa pellicola, insieme alla pubblicazione recente di alcuni libri sull’argomento, servirà a rompere il silenzio. Regia di Atom Egoyan; con Charles Aznavour, Arsineé Khanijan, Christopher Plummer, Elias Koteas.

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