Andreatta, la generosità in politica

Si è spento il 26 marzo scorso, dopo sette anni di coma. Bazoli, presidente di Banca Intesa, in un articolo dal significativo titolo Andreatta, un fratello maggiore ha scelto di parlare di lui raccontando comportamenti apparentemente minori che lo facevano grande anche nella quotidianità. Vorrei darne testimonianza anch’io traendo un episodio dai tanti ricordi personali. Erano i primi anni Novanta. Quel giorno lui, exministro, fondatore dell’Arel, fucina di studio e di pensiero economico-politico, aveva convocato me, parlamentare alle prime armi. Voleva capire perché avessimo insistito tanto, Giuseppe Gambale dell’opposizione ed io della maggioranza, per avere l’unanimità in aula su un emendamento riguardante l’assistenza sanitaria da estendere agli immigrati. Tra fuggevoli aspirazioni di pipa e continue distratte riaccensioni, ascoltò molto, fece domande: tante. In due ore di intensissimo scambio, parlammo, con entusiasmo, di necessità di riconoscimento reciproco tra le culture, di mondo unito. Sentii di parlare con un uomo istintivamente generoso, sempre, anche nel tempo da dedicare al dialogo. Come altri, grandi d’animo e di mente, amò la sua terra, il Trentino, intensamente, sapendosene staccare quando si trattava di priorità nazionali. Per questo fu capace di gettare alle ortiche una campagna elettorale in cui, allora, non fu compreso. Spiegò ai contadini benestanti delle valli trentine che di ricchezza si può anche morire… Bisognava restituire al resto d’Italia gli abbondanti trasferimenti monetari legati all’autonomia, in innovazioni, in aperture, in sperimentazioni. La sua era una politica controcorrente, capace di non comuni generosità: entrò, in spirito di servizio, da semplice ministro nel governo di Prodi, suo allievo. Navigava nella politica in modo leggero, sapendone spiegare appassionatamente l’alto compito, ma trattandola sempre con distacco, come strumento di cui non divenire mai servitori. Per ultima, perché radice di ogni sua scelta, va ricordata la sua autentica appartenenza alla Chiesa: non ne parlava, ma per essa seppe sostenere, anche da solo, molte decisioni caratterizzate da intuizioni anticipatrici. Ricordo un giorno in cui parlammo della necessità, di una politica compiuta dei cristiani come garanti della libertà, perché capaci di spendersi a fondo e allo stesso tempo di non venire esauriti in questo mondo. Viaggiare nella sua stessa dinamica è il modo più degno di commemorarlo.

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