Andar piano non è tutto

Col rosso non si passa, col giallo fai attenzione, col verde c’è il via libera per la circolazione. La scenetta è davvero carina. Una famigliola, mamma, papà e bimbo di non più di due anni a passeggio per le strade di Roma in un giorno delle vacanze natalizie. Vanno avanti saltellando con un ritmo scandito da questa sorta di piccola filastrocca che cercano di far imparare al bambino. Lui non lo so se alla fine l’ha appresa. La sottoscritta di sicuro l’ha memorizzata, tant’è che a distanza di qualche mese, dovendo parlare di sicurezza stradale, mi è tornata in mente. Che col rosso non si passa, col giallo occorra fare attenzione e col verde si possa procedere è l’abc della circolazione per qualsiasi tipo di mezzo di trasporto e per i pedoni compresi. Ma appunto perché è così, e tutti lo sanno, ogni tanto qualcuno cerca di… aggirare l’ostacolo. L’ultima trovata è di un automobilista americano che aveva scoperto un sistema infallibile per arrivare prima in ufficio: un dispositivo elettronico che cambiava la luce del semaforo da rossa a verde, evitando così di perdere tempo agli incroci. Incredibile ma vero. Il signor Niccum, in Colorado, aveva acquistato in Internet per 100 dollari un congegno in grado di emettere un raggio di luce infrarossa, che viene captato dai sensori dei semafori. La sua furberia è finita quando la polizia ha cominciato ad insospettirsi dopo aver notato la presenza della stessa autovettura Ford bianca, la sua, in occasione di una serie di ingorghi stradali causati da semafori malfunzionanti. Ma le furberie in fatto di guida sono sempre state tante, non ultima, qualche anno fa, quella di produrre magliette con disegnata la cintura di sicurezza per evitare di indossare quella vera. E più ancora che le furberie, sono numerose le infrazioni al codice della strada, infrazioni che producono ogni anno migliaia di morti e feriti. Quello della sicurezza stradale è uno degli annosi problemi nel nostro come negli altri paesi. In Europa, ad esempio, ogni anno un milione e 300 mila incidenti provocano più di 40 mila morti e un milione e 700 mila feriti, con un’incidenza, tra l’altro, sul prodotto nazionale lordo dell’Unione europea, del 2 per cento. Fra i più colpiti spiccano certe categorie di utenti: i giovani di età compresa fra 15 e 24 anni, i pedoni e i ciclisti. I problemi di sicurezza stradale sono più o meno simili dappertutto: velocità eccessiva, consumo di alcol, mancato uso della cintura di sicurezza, protezione insufficiente, punti ad alto rischio nella rete stradale, inosservanza dei tempi di guida e di riposo per il trasporto professionale… E certo non andrà meglio con il prossimo allargamento dell’Unione europea a paesi dove gli standard di sicurezza stradale sono ancora più bassi. Fra tutti i sistemi di trasporto, quello su strada è di gran lunga il più pericoloso e quello che paga il prezzo più alto in termini di vite umane. Ecco dunque un programma a livello europeo che ha l’obiettivo di dimezzare il numero di morti entro il 2010. Esso prevede una serie di misure come il rafforzamento dei controlli stradali, il ricorso a nuove tecnologie per la sicurezza, il miglioramento delle infrastrutture e azioni intese a migliorare il comportamento degli utenti. Perché in effetti è il mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza stradale la prima causa di incidenti gravi. Anche in Italia le iniziative non mancano. Già l’introduzione della patente a punti si è dimostrata un deterrente a certe infrazioni, prima fra tutte la guida col telefonino in mano come il mancato uso del casco o delle cinture di sicurezza. Ma, logicamente, non basta. Sono note a tutti le cosiddette stragi del sabato sera, quegli incidenti cioè che succedono per lo più dopo una notte passata in discoteca. Lo scorso 20 aprile, giornata mondiale sulla prevenzione del consumo di alcol, ci ha ricordato, secondo dati forniti dal ministero della salute, che più della metà delle vittime degli incidenti stradali è causata dall’alcol. In particolare nel nostro paese perdono la vita sulle strade circa 200 giovani per guida in stato di ebbrezza. Dal 7 aprile fino al 30 settembre, tutti i venerdì e sabato, da mezzanotte alle cinque, presso le casse dei punti di ristoro delle 207 aree di servizio delle rete autostradale italiana, verranno distribuiti gratuitamente un milione di alcoltest, kit per misurare il tasso alcoli- co: semplice da usare, può far capire in pochi minuti se si è in grado di riprendere il viaggio in sicurezza o se è il caso di rinunciare per evitare rischi. Grazie a questa campagna che si chiama La vita è un soffio, ha spiegato Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, c’è da aspettarsi un aumento consistente del grado di consapevolezza sui rischi della guida quando si è bevuto qualche bicchiere di troppo. Sulla sicurezza stradale – aggiunge il prefetto Luciano Rosini, direttore centrale delle specialità della polizia di Stato – non bisogna agire solo con la repressione, ma anche con la prevenzione, che si fa con la comunicazione. I dati sugli incidenti, pur positivi, continuano ad essere drammatici e noi vogliamo far comprendere che guidare non è un gioco, occorre imparare a rispettare sé stessi e gli altri. Contro i colpi di sonno notturni, poi, è stata lanciata l ‘ i n i z i a t iva caffè gratis che ha permesso una buona riduzione degli incidenti mortali. Altre iniziative, poi, riguardano i pneumatici. Smania di sicurezza è il nome del progetto promosso dal servizio Polizia stradale e dalla Fondazione Ania, a cui partecipano anche Aci, Aiscat, Anas, Autogrill e l’Associazione riparatori d’auto. L’iniziativa entra a far parte del progetto Pneumatici sotto controllo che da anni vede impegnate queste associazioni nella sensibilizzazione degli automobilisti sull’importanza che rivestono i pneumatici ai fini della sicurezza stradale. E ancora Fermarsi conviene. Nelle recenti festività di Pasqua e in occasione dei ponti del 25 aprile e del 1 maggio, in alcune aree di servizio autostradali sono stati allestiti degli spazi di controllo e assistenza agli automobilisti, dove la polizia forniva notizie in tempo reale sulle situazioni critiche di traffico ed era possibile effettuare un controllo gratuito dei pneumatici. Le statistiche dicono infatti che oltre il 40 per cento degli automobilisti viaggia con una pressione di gonfiaggio inferiore a quella corretta e una vettura su dieci monta pneumatici lisci. Una pressione scorretta altera il comportamento del veicolo e produce un innalzamento della temperatura che può portare anche allo scoppio del pneumatico, così come un gonfiaggio insufficiente produce un’usura più rapida e anomala delle gomme. Attenzione dunque. Ma gli incidenti non avvengono solo su strade e autostrade. Si verificano anche in città. E a contribuire allo stillicidio ci hanno pensato da qualche anno a questa parte le microcar, quelle vetturette piccole a quattro ruote che assomigliano tantissimo alle automobili vere e proprie. Soprattutto nelle grandi città sono molto usate: dal manager che ha perso la patente per somma di infrazioni, alla pensionata che va a farci la spesa, all’abitante della zona ztl, all’universitario che una macchina più grande non saprebbe dove parcheggiarla. Ma chi la fa da padrone in questo campo sono principalmente i giovanissimi. Perché per guidare queste macchinette basta avere 14 anni e il patentino dei ciclomotori. Il quale, in effetti, si ottiene abb a s t a n z a semplicemente. I ragazzi vengono sottoposti ad una prova teorica basata su dieci domande sul codice della strada. Per superare l’esame basta non sbagliare più di quattro risposte. I risultati si vedono e cominciano a preoccupare. Gli incidenti sono numerosi e spesso i conducenti vanno a finire in ospedale in prognosi riservata. Perché queste mini macchine, anche se costano tantissimo (9 mila euro per i modelli base), si accartocciano abbastanza facilmente. Mandando in fumo tutte le illusioni dei ragazzi (per i quali la microcar è diventata uno status symbol) e dei loro genitori che speravano di dare al figlio un mezzo più sicuro. Che non sempre lo è.

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