Amore a sé amore per gli altri

«Chi è cattivo verso sé stesso con chi sarà buono?».
Famiglie

«Chi è cattivo verso sé stesso con chi sarà buono?». Con questa provocatoria domanda l’autore dell’Ecclesiastico (14,5) ci porta al centro di una questione fondamentale riguardante l’essere umano: l’amore a sé stessi e l’amore per gli altri. Tra i due esiste una forte interdipendenza, ma anche un evidente squilibrio in cui l’egoismo sembra predominare. Come acutamente osserva il sociologo Serge Moscovici, il problema non è di un uomo troppo egoista, ma di un essere non altruista a sufficienza. Non a caso, lo psicologo K.G. Jung invitava a scoprire in sé stessi «il più piccolo dei fratelli», il vero «nemico da amare», fragile perché spesso ripiegato sui propri interessi, ma per questo “degno” di cura, prima di tutto da parte di sé medesimo. 

È sulla base di questo primordiale bisogno di amare sé stessi che scatta la “novità” di una “cultura dell’alterità”, propria del comandamento evangelico: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19,20). Un invito ad elevare il nostro grado di umanità fino a comprendere l’altro da sé, comportandosi nei suoi confronti con gli stessi criteri che useremmo verso noi stessi. Un metro di giudizio che richiede uno sguardo interrogante e sincero, capace di porsi di fronte a sé come “altro da sé”, in una specie di gioco allo specchio in cui ci si può perdere, ma anche ritrovare: Chi sono io?, Cosa voglio essere?, Chi sono gli altri per me?

 

Una riflessione non sempre facile e immediata, che ci porta al cuore dei nostri stessi bisogni più autentici: bisogno di appartenenza, di attenzione e di fiducia, di iniziativa e di partecipazione, di distinzione e di unità, di armonia e di amore. Un viaggio attraverso il nostro “sé più vero”, assetato di verità, bontà e bellezza; legato per natura alle stesse paure, agli stessi fondamentali aneliti di tutti gli esseri umani, e perciò stesso naturalmente fratelli.

Per questo, il vero amore di sé non può esser barattato come competitività esasperata, libertà senza limiti o egoismo mascherato di perbenismo. Conoscenza e amore di sé, responsabilità e amore per gli altri non sono separabili. È un rapporto che scaturisce e si rinnova come continua ricerca interiore, spesso sofferta, ma che porta i segni della risurrezione, di nuovi orizzonti, per sé e per gli altri. Come ci richiama il filosofo Romano Guardini, «è proprio il fatto che io lotto per migliorarmi che dà credibilità alla mia sollecitudine… per l’altro», perché «io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere».

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