Amor sacro e profano

R. Wagner, "Tannhauser". Roma, Teatro dell'Opera.
Musica Classica

Dopo venticinque anni, ritorna nella Capitale l’opera wagneriana, con le scene, oniriche e stilizzate, multicolori, di Maurizio Varamo e la regia tranquilla di Filippo Crivelli. Un spettacolo piacevole per il lavoro di un Wagner sperimentale, che ricorda ancora le suggestioni del grand-opéra (cori, masse, balletti), il melodramma tradizionale diviso in “scene ed arie”, il melodiare italianeggiante (la celebre romanza Tu appari, dolcissima fra le stelle); eppure imposta i tre atti sui motivi ricorrenti (i leitmotiv), già presenti nella robusta ouverture, e il timbro sinfonico dell’orchestrazione.

Il racconto, ovvero la storia di redenzione del cantore medievale Tannhäuser sedotto da Venere e poi salvato dall’amata Elisabetta con la sua morte, rivela la tendenza dell’autore a condensare in una personale visione le diverse fonti: il mondo mediterraneo, col mito di Circe e di Venere, i poemi di Ariosto e Tasso (le maghe Alcina e Armida), i poemi cavallereschi della letteratura medievale tedesca.

In definitiva, in quest’opera giovanile, Wagner presenta il motivo dominante della sua visione: il contrasto tra senso e spirito, tra un amore carnale e uno spirituale, simboleggiato, in quest’opera, dal raffronto tra Venere e la Vergine Maria, due amori che il tentennante Tannhäuser fatica a scegliere. Anche Richard oscilla fra questi orizzonti. Ma quello che rimane vero è la potente bellezza della musica.

È merito di un attento Daniel Kawka aver saputo condurre l’orchestra romana e i cantanti-attori (abbastanza buono il secondo cast, ottimo il coro) dentro le insidiose trame del sinfonismo wagneriano, che viaggia da morbidezze che ricordano un Debussy a cori bachiani, da marce possenti negli ottoni a sensuali disegni dei legni, fino alle nitide trasparenze dei violini.

È dunque la musica a dire, più che il verboso testo, cosa passa nell’animo di chi è incapace di scegliere tra terra e cielo e in particolare sulla figura della donna eroica, che dà la vita per l’amato. Una visione certo romantica, eppure psicologicamente autentica. Successo di pubblico. Speriamo di non dover aspettare altri venticinque anni…

 

 

Classica dischi

 

Cristian Carrara. Destinazione del sangue, Icone. Pasquale Iannone, piano, Nicola Fiorini, violoncello, Flavio Emilio Scogna dirige la Nuova Orchestra Scarlatti. Edizione Stradivarius.

 

Il cd presenta otto brani del giovane compositore. Musica piacevole, ma non superficiale, la composizione dimostra la capacità indubbia dell’autore di saper scegliere timbri suadenti con accuratezza, insieme ad una originale descrizione dei vari momenti: Destinazione del sangue, Se questa scene passasse…, Qui e ora, per citare alcuni dei titoli più suggestivi.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons