Alle cinque della sera

Autrice è la ventiquattrenne Samira Makhmalbaf, attiva nel cinema sin da bambina e appartenente ad un paese, l’Iran, che ha buone tradizioni cinematografiche. Non sente limiti di frontiere, visto che Lavagne, che ce la rese nota tre anni fa, era ambientato sui confini con l’Iraq, mentre l’attuale lo è nell’Afghanistan, essendo quasi una continuazione di Viaggio a Kandahar, girato da suo padre. Mostra, cioè, di essere attratta dalle condizioni condivise dai vari paesi del Medio Oriente. Le spinte che l’hanno orientata questa volta sono state sia la simpatia, che fin da piccola ha sentito per gli afghani, conosciuti bene in compagnia di suo padre, sia il desiderio di svelare la loro situazione reale, correggendo l’impressione, lasciata dai mass media in molti, di una sistemazione accettabile, anche se ottenuta con la forza. Si può riconoscere al cinema etnico-politico, quando è ben fatto, la capacità di farci penetrare nello spirito di un popolo, come le notizie superficiali della tv non sanno fare, anche se ripetute molte volte. Siamo nei dintorni di Kabul ed è stato rimosso il regime talebano. Le donne possono togliersi il burqa, con prudenza, e le ragazze frequentano le scuole. Ma permangono un’arretratezza fanatica, soprattutto negli anziani, ed una povertà estrema, che riduce alla fame moltitudini di sfollati. Il triste ed emblematico finale è coerente alla volontà di dare voce ai più miserabili. Ma il film non contiene solo note dolorose, dato che mostra anche tante ragazzine, che si preparano a diventare insegnanti, in-gegneri o addirittura ambiscono alla presidenza del paese, come la prota-gonista. Sono vivaci, decise e non estremiste, come si capisce dalle dichiarazioni che fanno nella scuola. È pregevole la capacità della pellicola di mostrare, con pacatezza e senza rancore, che un cambiamento è iniziato negli animi e che è li che deve procedere, vincendo il talibanismo egoista che cova in ogni uomo, laggiù come in occidente, senza illudersi che una democra- zia possa esser imposta militarmente. Regia di Samira Makhmalbaf; con Agheleh Rezale, Abdolgani Yousefrazi, Razi Mohebi. Raffaele Demaria

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