Adottiamo un codice di comportamento

Ispica, cittadina siciliana di 15 mila abitanti, estremo lembo del sud-est dell’isola. Anche qui, così come in altre città, si vota il 25 maggio per il rinnovo dei consigli comunali e l’elezione diretta del sindaco. Un appuntamento che già catalizza l’attenzione generale, che infiamma gli animi. Qui incontriamo Giuseppe, Carmelo, Chiara, Salvuccio, Angelo, Andrea, Pippo. Alcuni di loro fanno politica attiva, siedono tra i banchi del consiglio comunale o provinciale, ricoprono cariche in seno ai partiti, o hanno un passato di impegno amministrativo nella città. Sono di vari partiti e di diversa estrazione politica. In comune hanno la voglia di lavorare, di dare un contributo diretto per migliorare la vita politica della città, il desiderio di crederci, di provare sulla propria pelle che è possibile realizzare l’ideale della fraternità. Gli ostacoli non mancano: l’agone politico, le idee diverse e le scelte politiche contrapposte, i percorsi politici che a volte si intersecano, altre si scontrano pericolosamente. Nasce così, in questa città come tante altre la proposta di un “codice di comportamento” per la prossima campagna elettorale. Poche regole, una sorta di prontuario per provare a vivere in maniera diversa un periodo solitamente “convulso” della vita politica cittadina. Dieci punti, condensati in un libretto, stampato in 2000 copie e distribuito alla città: un programma politico-amministrativo costruito con i cittadini, spese elettorali contenute e trasparenti, la selezione delle candidature, sì alle pari opportunità ed all’inserimento dei giovani, no agli attacchi personali, no al “voto di scambio”, la partecipazione al voto ed alle istituzioni democratiche, no a manifesti e volantini selvaggi, un’informazione onesta, veritiera ed imparziale. Il 3 febbraio, la proposta del “Codice” viene presentata alla città. In una sala piena, tocca a Chiara Stornello e Giuseppe Dipietro illustrare una proposta per certi aspettirivoluzionaria, che nasce dal Movimento politico per l’unità, fondato da Chiara Lubich a Napoli nel 1996. Una proposta che, fino a qualche giorno prima, non pochi avevano irriso, convinti di trovarsi davanti ad una delle tante iniziative utopiche, destinate a durare lo spazio di una stagione. Accanto a loro, don Giuseppe Di Rosa, direttore della scuola di formazione politica della diocesi di Noto, e due parlamentari, di estrazione politica diversa, che hanno aderito al Movimento politico per l’unità. Massimo Grillo, parlamentare nazionale dell’Udc, e Giovanni Barbagallo, capogruppo della Margherita tra gli scranni di Sala d’Ercole (il “Parlamento siciliano” che, nella regione a statuto autonomo, svolge le funzioni dei consigli regionali) hanno presentato la loro esperienza politica, rinvigorita da una proposta politica che supera le barriere e gli steccati che si ergono tra i partiti, che permette a ciascuno di essere interamente se stesso, di consolidare la propria esperienza politica, senza “ostilità” nei confronti dell’avversario. Il tema della fraternità diventa la scommessa del vissuto politico quotidiano di ciascuno. Nella sala del convento dei Frati Minori Osservanti, a raccogliere la proposta del codice, ci sono cittadini e politici, giornalisti ed osservatori: c’è anche il sindaco, Rosario Gugliotta, il deputato regionale Innocenzo Leontini, l’ex sindaco Giambattista Amore, altri ex ammi- nistratori, alcuni candidati sindaci. L’attenzione è alta e cresce via via sempre di più: quella proposta, apparentemente semplice ed ingenua, diventa una sfida concreta. Per tutti. Anche il vescovo, monsignor Malandrino, ha parole di incoraggiamento. “Grazie perché ci credo. Vedo che le cose si stanno movendo, anche in politica, comincio ad avere fiducia. Batti, batti, qualcosa si muove”. Il Codice registra già le prime adesioni. Il circolo cittadino della Margherita ha fatto sapere di condividerlo. Lo stesso ha fatto l’ex sindaco Giambattista Amore, il consigliere provinciale Carmelo Zocco, tre dirigenti di partito, un candidato sindaco, oltre ad un gruppo di cittadini. “Il Codice è un’occasione per tutti – spiegano i promotori -: eletti ed elettori, maggioranza e minoranza, governanti e politici dell’opposizione. È uno “strumento terapeutico” per cominciare a curare i mali della politica. Ma è anche un’occasione per consegnare al cittadino-elettore dei criteri di scelta, ai partiti uno strumento di analisi, alla collettività un mezzo di promozione sociale, politica e culturale”. Da Ispica, intanto, l’esperienza del piccolo gruppo si allarga a macchia d’olio. Chiara Stornello, Salvuccio Rustico, Armando Trigilia, Giuseppe Dipietro, Carmelo Cataudella, vengono invitati a Palazzo dei Normanni, per presentare la loro esperienza durante uno degli appuntamenti organizzati dal Movimento politico per l’unità con i parlamentari siciliani. Il codice varca le frontiere e scuote le coscienze di tanti. A Trecastagni (Catania) viene fatto proprio da un partito e stampato in 3000 copie. A Rosolini, si avvia un’esperienza analoga, tra politici di diversa estrazione politica. In altre città, arriva l’eco di un’iniziativa che tanti, ora, cominciano ad apprezzare. “Il Codice – spiega Giuseppe Dipietro, ex assessore – ha mostrato che quel valore della fraternità universale non è una chimera e può essere vissuto nelle nostre città. L’impatto che questa nostra proposta ha avuto nella città, ma anche oltre la città, ha mostrato che il valore della fraternità, se vissuto, è capace di produrre risultati. Il nostro è stato una sorta di “laboratorio”, dove si innesca un processo chimico che produce una serie di reazioni a catena. Credo che questa cultura nuova, dell’amare la patria altrui come la propria, il partito altrui come il proprio, sia un “piccolo seme” lanciato nella storia di oggi, una nuova categoria della politica che può diventare prassi quotidiana”.

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