Adesso sposami,

Raiuno, Mercoledì ore 20.45. Alla faccia della concorrenza della proclamata guerra per gli ascolti. È anche da questi particolari che si giudica lo stato di salute (cagionevole) della Rai. È passato sotto silenzio lo “strano caso” di un format olandese della Aran Endemol (quella del Grande Fratello) che Canale 5 utilizzò per un numero zero andato in onda in prima serata l’11 gennaio 2002. Il programma si chiamava Sposami subito, lo conduceva Marco Liorni. I risultati non furono lusinghieri, la trasmissione si rivelò mediocre e Mediaset dopo un numero- prova lo ha cancellato dal palinsesto. Idea defunta? Macché. Ad un anno e mezzo di distanza lo stesso, identico format ricompare in prima serata, questa volta (incredibile a dirsi) su Raiuno. Da una rete ammiraglia all’altra. Titolo in fotocopia (Adesso sposami), stessa produzione (Aran), contenuti in carta carbone: un flop al quadrato. Lui/lei si presenta in studio con un abito nuziale, con una imboscata trascina il compagno/a in studio che frastornato e sorpreso si vede rivolgere la fatidica domanda: vuoi sposarmi ora? Non è una domanda retorica, perché dopo aver avuto 60 secondi (!!!) per chiedere consiglio a qualcuno al telefono, il malcapitato/a deve dare la risposta. Se decide per il sì, la frittata è fatta: piomba come un falco in studio l’ufficiale di stato civile che unisce a tutti gli effetti la coppia in matrimonio. In regalo: fedi, abiti e luna di miele. Non siamo a Las Vegas dove nei casinò ci sono finte cappelle per nozze a gettone. Siamo in Italia dove l’Istat ci ha detto il mese scorso che un matrimonio su quattro ormai arriva alla separazione. Il metodo del programma condotto senza convinzione da Antonella Clerici non sembra aiutare ad ottenere risultati migliori. Anzi. Non c’è travaglio, non c’è scelta presa insieme, non c’è percorso comune per decidere quando è il momento per il fatidico sì. Tutta l’attenzione è rivolta al sentimento, alle love story in stile “pane amore e fantasia”. Le coppie convolano a nozze più per la forza coercitiva della tv (che figura ci faccio se non sono romantico davanti alle telecamere?) che per intima convinzione. La conduttrice non scava mai abbastanza nelle storie dei ragazzi, si resta in superficie e così alla fine il programma sembra più una passerella per gli abiti da sposa offerti dallo sponsor che uno spot per incentivare matrimoni. Senza contare che, dal punto di vista televisivo, il programma non decolla. Gli interminabili dialoghi e i lunghi primi piani sui volti dei protagonisti delle vicende così come la formula della trasmissione che viene ripetuta all’arrivo di ogni nuovo concorrente “promesso sposo”, appesantiscono il programma e allontanano il telespettatore. Il bello è che a Mediaset lo avevano capito già un anno e mezzo fa.

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