Adesso i partiti li lascino lavorare

La politica è stata sconfitta dalla crisi mondiale e ha ceduto il posto al pragmatismo. Il Parlamento resta decisivo per la vita democratica. Un commento dal Pdl
Adesso, per favore, nessuno disturbi il manovratore. Proprio come sui tram che devono procedere su binari obbligati, ma verso destinazioni ben delineate. In questo caso la lettera di Bruxelles.

E’ questo l’orientamento emerso in Senato a conclusione del dibattito che ha fatto seguito alla presentazione del programma del nuovo Governo. Da tutti i gruppi, tranne la Lega, si sono susseguite dichiarazioni di fiducia e garanzie di appoggio, anche se con qualche riserva da parte di certi senatori del Pdl e dell’Idv. Il tono di Monti è stato misurato sia nel presentare i sacrifici che ci attendono, sia le riforme da proporre all’Europa.

 

Indovinato l’esordio, davanti ad un’aula parlamentare quando ha detto: «Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di governo, snodo decisivo per il rilancio della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciuti dignità, credibilità e autorevolezza. Da parte mia e nostra ci sarà sempre una chiara difesa del ruolo del Parlamento».
Azzeccata anche la definizione di «governo di impegno nazionale» che si propone come collante tra politica, istituzioni e cittadini.

Un richiamo al realismo è stato il suo monito: «Se falliremo, se non raggiungeremo le riforme che servono, saremo tutti sottoposti a condizioni ben più dure». Indicando gli inevitabili sacrifici ha detto ancora che la distribuzione tra i vari ceti sociali e le componenti dello Stato sarà equa. Importanti i passaggi sui temi chiave come la questione meridionale, le pensioni, l’ICI, la lotta all’evasione, il mercato del lavoro, l’attenzione per le politiche giovanili.
«
L’Italia ha bisogno di investire nei suoi talenti, nei giovani. Essere orgogliosa e non trasformarsi in una entità di cui i suoi talenti non sono orgogliosi».

 

Importante anche il riferimento alla condizione femminile: «L’inserimento e la permanenza al lavoro delle donne è una questione indifferibile». Bisogna conciliare le esigenze del lavoro e della famiglia oltre che di sostegno alla natalità. Monti ha anche annunciato che studierà «una tassazione preferenziale per le donne».

Da qualche senatore è emerso il disappunto per il forfait forzato della politica. La svolta assestata all’assetto istituzionale italiano sancisce la sconfitta della politica di fronte ad una crisi mondiale, europea e nazionale e consacra il metodo del pragmatismo e del realismo. Il fallimento della politica è stato provocato dall’ottundente ruolo dei partiti, ormai ossidati da un eccesso di ideologia e lontani da qualsiasi rapporto di fiducia con i cittadini. La loro feroce contrapposizione dogmatica ha acuito la crisi economica escludendo qualsiasi accordo traversale su interventi che pure erano possibili, in Parlamento e fuori.

Non solo, ma anche in questo momento di emergenza c’è ancora chi a gran voce chiede “elezioni subito”, indifferente alle conseguenze disastrose che esse avrebbero sulla vita dei cittadini. Fortunatamente Berlusconi ha applicato il buon senso, isolando i falchi cinici ed egoisti.

 

In ogni caso, siamo in presenza di una nuova svolta storica. Nel 1994 il fallimento dei partiti della prima repubblica, materializzatosi in tangentopoli, portò in politica molti esponenti della società civile (compreso chi scrive) che riuscirono ad interpretare i ruoli della politica con maggiore pragmatismo e trasparenza.

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