Addio Dolores, anima dei Cranberries

A soli 46 anni se n’è andata la cantante e front-woman della rock band dell’Irlanda amatissima negli anni Novanta.  

Al momento pochissimo è dato sapere sulla prematura scomparsa di Dolores ORiordan, l’ennesima nel baluginante mondo del pop-rock. Era nata nel 1971 in quel di Limerick, la più irlandese delle città d’Irlanda, la città del sud-ovest raccontata dal celeberrimo Le Ceneri di Angela di Frank McCourt; Dolores era la settima di sette fratelli e aveva iniziato la sua avventura nello show-business come ballerina di flamenco.

Anni dopo divenne il leader carismatico e l’immagine stessa dei Cranberries, una band sbucata dal nulla all’inizio dell’ultima decade del Novecento, lasciando subito il segno per quell’intrigante miscuglio di pop e folk-rock, figlio autentico e ruspante di quell’isola verde che due decadi prima aveva dato i natali alla più carismatica rock band di questi ultimi decenni, gli U2.

I Cranberries l’avevano intruppata nel 1990 (per sostituire il fondatore Niall Quinn) e col suo ingresso nella band la carriera della band decollò; il grande successo tuttavia arrivò quattro anni dopo, con No need to argue, un album capace di vendere 17 milioni di copie, e che conteneva quella che resta a tutt’oggi il maggior successo del gruppo: Zombie, una canzone intrisa di richiami al dramma storico della loro terra: la sanguinosa lotta per l’indipendenza dal Regno Unito.

Un successo (40 milioni di dischi venduti in totale) che la band, come mille altre, non seppe gestire: lo scioglimento arrivò nel 2003 e i membri del gruppo, come da copione, avviarono le loro carriere soliste. Dolores, ormai ricchissima, pubblicò un paio di album tra il 2007 (l’anno del suo duetto col nostro Giuliano Sangiorgi dei Negramaro) e il 2009, quando i Cranberries decisero di riunire nuovamente i loro destini. Nel frattempo Dolores aveva fatto tre figli e visto fallire il suo matrimonio. L’ultimo album della band uscì la primavera scorsa, Something Else, di fatto un’antologia con tre inediti.

Dolores aveva una voce meravigliosa, piena d’energia vitale, capace di sussurri e grida, e di comunicare l’autenticità dolente del suo sentire e del suo vissuto. Ma ad un talento naturale non sempre s’accoppia un’esistenza lineare, anzi non è raro che ne costituisca un miraggio. Anoressia, una violenza sessuale subita da ragazzina, cui seguirono disturbi bipolari, depressione, un carattere difficile… Dolores era così, con una salute psico-fisica troppo fragile per poter reggere le pressioni tipiche del music-business senza subirne i contraccolpi. E qui i richiami ad altre fragilità talentuose come quella di Amy Winehouse sono fin troppo facili… Lo scorso anno la band aveva dovuto annullare il tour europeo proprio per i suoi problemi di salute: altri indizi che oggi, col senno di poi, appaiono tristemente rivelatori.

Ma nel frattempo Dolores ORiordan non aveva saputo rinunciare alla sua passione: dal 2013 era fra i giudici dell’edizione irlandese del talent The Voice, e proprio in questi giorni si trovava a Londra per delle registrazioni, probabilmente per un nuovo album che magari uscirà postumo: anche questo un effetto collaterale tipico dei drammi del music-business.

“Ora che non ci sei più – ha scritto Giuliano Sangiorgi in un lungo post – resto senza fiato ancora una volta. Ma queste lacrime non sono più un sogno. Ti ho intrappolata dentro. Era tutto vero. Sei passata nelle nostre vite e lì rimarrai per sempre”. Non mi pare ci sia molto da aggiungere.

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