Accordo lampo per la presidenza delle Camere

Eletti M. Elisabetta Alberti Casellati (FI) al Senato e Roberto Fico (M5S) alla Camera. Di Maio e Salvini raggiungono i loro obiettivi e l’abilità di una strategia che riserva delle novità

 

Le montagne russe forse offrono meno emozioni di quelle vissute per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, avvenute entrambe alla prima votazione a maggioranza assoluta. Contro ogni previsione.

Ci eravamo addormentati ieri sera dopo aver dato per morto e cantato il de profundis del centro-destra, polverizzato – pareva – dallo strappo di Salvini sul nome di Romani, candidato di Berlusconi, con seguente voto compatto (meno uno) del gruppo della Lega per Anna Maria Bernini, altro nome di Forza Italia. La mossa di Salvini, tesa a impedire prima di nascere qualsiasi giochino trasversale col voto segreto, aveva provocato una risposta dei forzisti singolare per virulenza e aggressività. Il bacio Matteo-Luigi, ritratto da un writer in un murale nei pressi della Camera, era d’un colpo diventato l’icona della XVIII legislatura.

E invece… un summit mattutino a palazzo Grazioli, richiesto apertamente da Giorgia Meloni, ha riportato il tutto nei binari precedenti, col centro-destra che si ripropone come soggetto unitario ed elegge Maria Elisabetta Alberti Casellati, una senatrice di lungo corso di FI, alla presidenza del Senato con il concorso del M5S. Il quale incassa l’elezione di Roberto Fico alla Camera dei Deputati con larghissima maggioranza.

Bisogna dare atto a Salvini e Di Maio di aver saputo guidare con grande perizia questa partita. Il primo ha tenuto assieme la coalizione stroncando le trattative berlusconian-renziane, che si svolgevano anche piuttosto smaccatamente, uscendone grandemente rafforzato nella leadership. Il secondo non cedendo nella pretesa di un ricambio sostanziale nella scelta dei presidenti, esigendo segnali chiari di rottura, pur accettando la provenienza partitica del presidente del Senato. Può sembrare poco ma non lo è. La senatrice Alberti Casellati è munita di un corredo personale e istituzionale che fa sperare nella effettiva terzietà della sua funzione.

Ora si apre la partita della formazione del governo. Inutile perdersi in previsioni impossibili. Auguriamoci che i due neo leader sappiano accrescere il profilo istituzionale che hanno dimostrato di possedere in questo passaggio e che ciò costituisca una svolta capace di seppellire per sempre altre performance da dimenticare.

 

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