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Il divario salariale impoverisce le donne

di Verónica Cañizares Ramos

- Fonte: Città Nuova

Le donne europee guadagnano in media circa il 12,7% in meno all’ora rispetto ai loro colleghi maschi, il che significa che per ogni euro guadagnato da un uomo, una donna guadagna 0,87 centesimi.

Illustrazione vettoriale sul concetto di divario salariale tra uomini e donne. Foto: Freepik Imagen de upklyak en Freepik

In media, le donne in Europa lavorano 44 giorni in più all’anno rispetto agli uomini, secondo dati del Parlamento europeo. Questo fenomeno è noto come divario salariale di genere, ovvero la differenza tra lo stipendio percepito dai due sessi, calcolata sulla base della differenza media tra le retribuzioni orarie lorde di tutti i lavoratori.

Come pubblicato dal Parlamento europeo lo scorso anno, le donne europee guadagnano in media circa il 12,7% in meno all’ora rispetto ai loro colleghi maschi, il che significa che per ogni euro guadagnato da un uomo, una donna guadagna 0,87 centesimi. Ci sono differenze significative tra gli Stati membri: nel 2021, il divario retributivo di genere più alto era in Estonia con il 20,5%, mentre nel punto opposto si trova Lussemburgo, con il -0,2%, seguito dalla Romania con il 3,6%. In Italia il divario retributivo di genere è pari al 5%. La Spagna, invece, si trova in una posizione intermedia con l’8,9%.

Secondo la Commissione europea, il divario retributivo tra uomini e donne esiste nonostante le donne ottengano risultati accademici migliori a scuola e all’università. Ciò è dovuto alla loro sottorappresentazione nel mercato del lavoro. Secondo i dati del 2022, quasi un terzo delle donne (28%) lavora a tempo parziale, rispetto all’8% degli uomini. Ciò si spiega dal fatto che le donne hanno maggiori probabilità di assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei figli e dei familiari. Anche la sovrarappresentazione delle donne in settori relativamente poco retribuiti e la sottorappresentazione nei settori miglior retribuiti contribuiscono a questa disuguaglianza. Ad esempio, in media nell’Ue nel 2021 le donne occupavano il 37% delle posizioni manageriali.

L’impatto del divario retributivo sulle loro vite significa che guadagnano meno reddito nel corso della loro carriera professionale, con conseguenti pensioni più basse e quindi un maggior rischio di povertà in età avanzata. Nel 2020, secondo i dati del Parlamento europeo, le donne con più di 65 anni hanno ricevuto pensioni inferiori in media del 28,3% rispetto a quelle degli uomini.

Sono passati quasi 30 anni dall’adozione della Dichiarazione di Pechino delle Nazioni Unite, che chiedeva la parità tra uomini e donne. In tutti questi anni sono stati fatti dei progressi, ma la disuguaglianza di genere persiste, come dimostrano i dati sopra riportati. Infatti, in occasione della Giornata internazionale della donna 2023, le Nazioni Unite hanno riconosciuto che, al ritmo attuale, ci vorranno 300 anni per raggiungere una reale parità tra donne e uomini.

Per questo motivo, ogni 8 marzo, milioni di donne scendono in piazza per rivendicare che i diritti delle donne sono anche diritti umani e che vengano applicati. Così come la necessità di continuare a progredire verso una società senza divari di genere, una società più egualitaria e con una maggiore qualità democratica.

A questo proposito, il Parlamento europeo promuove misure per migliorare la trasparenza delle aziende europee, affinché pubblichino le differenze salariali tra uomini e donne. Il Parlamento europeo promuove anche misure per garantire l’accesso delle donne alle posizioni dirigenziali, utilizzando tecniche come il CV cieco, in cui non compaiono né la foto né il nome della persona, ma solo la sua carriera professionale.

Cosa si festeggia l’8 marzo?

Nel 1975, le Nazioni Unite (Onu) hanno iniziato a commemorare la Giornata internazionale della donna (8 marzo). Due anni dopo, l’Assemblea Generale formalizzò ufficialmente la giornata internazionale, anche se la sua prima celebrazione risale al 28 febbraio 1909, quando il Partito Socialista degli Stati Uniti designò la giornata in memoria dello sciopero delle donne nell’industria tessile dell’anno precedente. Nello stesso periodo si svolse in Messico la prima Conferenza mondiale sulle donne. La conferenza formulò un piano d’azione globale per la promozione dei diritti delle donne.

Come premessa, vale la pena ricordare che già nel 1848 Elizabeth Cady Stanton e Lucretia Mott avevano riunito centinaia di persone a New York per la prima Convenzione nazionale sui diritti delle donne, indignate per il divieto di parlare a una convenzione contro la schiavitù.

Allo stesso modo, nel 1910, la Danimarca ospitò le partecipanti di 17 Paesi alla Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, che proposero di organizzare una giornata annuale delle donne per rafforzare la lotta per il suffragio universale femminile.

Nel 1911, la Giornata internazionale della donna veniva già celebrata in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti. Lo si faceva il 19 marzo, in occasione della Rivoluzione del 1848 e della Comune di Parigi. Oltre al diritto di voto e di ricoprire cariche pubbliche, le donne chiedevano il diritto al lavoro, alla formazione professionale e alla non discriminazione sul lavoro.

 

(Testo originale in spagnolo)

La brecha salarial empobrece a las mujeres

Las europeas ganan de media cerca de un 12,7% menos por hora que sus compañeros, lo que quiere decir que de cada euro que gana un hombre una mujer ingresa 0,87 céntimos

De media, las mujeres en Europa trabajan 44 días más al año que los hombres, según datos del Parlamento Europeo. Esto se conoce como brecha salarial de género, es decir, la diferencia existente entre los salarios percibidos por ambos sexos, calculada sobre la base de la diferencia media entre los ingresos brutos por hora de todas las personas trabajadoras.

Tal y como publicaba el Parlamento Europeo el año pasado[1], las europeas ganan de media cerca de un 12,7% menos por hora que sus compañeros, lo que quiere decir que de cada euro que gana un hombre una mujer ingresa 0,87 céntimos. Existen importantes diferencias entre los países miembros: en 2021, la mayor brecha salarial de género fue la de Estonia, con un 20,5%, mientras que en el lado opuesto se encuentra Luxemburgo, con un -0,2%, seguida de Rumania con un 3,6%. En Italia la brecha salarial es del 5%. España, por su parte, se sitúa en una posición intermedia con un 8,9%.

La brecha salarial entre hombres y mujeres existe, según explican desde la Comisión Europea[2], a pesar de que las mujeres obtienen mejores resultados académicos en la escuela y la universidad. Esto se debe a su baja representación en el mercado laboral. Según datos de 2022, casi un tercio de las mujeres (28%) trabaja a tiempo parcial, frente al 8% de hombres. Esto se explica porque es mucho más probable que sean ellas quienes dejen de trabajar para cuidar a sus hijos y familiares. En este sentido, también contribuye a esta desigualdad la representación excesiva de las mujeres en sectores con salarios relativamente bajos y la representación insuficiente en los sectores mejor remunerados. Por ejemplo, de media en la UE en 2021, las mujeres ocupaban un 37% de los puestos directivos.

El impacto que la brecha salarial tiene sobre sus vidas se traduce en que obtienen menos ingresos a lo largo de su carrera profesional, lo que conlleva que reciban pensiones más bajas y, por tanto, tengan un mayor riesgo de pobreza durante la vejez. En 2020, según datos del Parlamento Europeo, las mujeres mayores de 65 años recibieron pensiones que fueron de media un 28,3% más bajas que las pensiones masculinas.

Ya han pasado casi 30 años desde la adopción de la Declaración de Beijing de la ONU, que recogía la igualdad entre hombres y mujeres. En todos estos años se han logrado progresos, pero la desigualdad entre géneros persiste, como demuestran los datos anteriores. De hecho, la ONU reconoció, con motivo de la conmemoración del Día Internacional de la Mujer de 2023, que al ritmo actual harían falta 300 años para alcanzar la igualdad real entre mujeres y hombres[3].

Por este motivo, cada 8 de marzo, millones de mujeres salen a las calles para reivindicar que los derechos de las mujeres también son derechos humanos y que deben hacerse efectivos. Así como la necesidad de seguir avanzando hacia una sociedad sin brechas de género, una sociedad más igualitaria y con mayor calidad democrática.

En este sentido, desde el Parlamento Europeo se están impulsando medidas para mejorar la transparencia de las empresas europeas para que publiquen las diferencias salariales entre hombres y mujeres. Y para garantizar el acceso de las mujeres a los puestos de dirección, mediante técnicas como el currículum ciego, en el que no aparece ni la foto ni el nombre de la persona, solamente su trayectoria profesional.

¿Qué se conmemora el 8 de marzo?
En 1975, las Naciones Unidas (ONU) empiezan a conmemorar el Día Internacional de la Mujer (8 de marzo)[4]. Dos años más tarde, la Asamblea General formaliza oficialmente el día internacional, pese a que su primera celebración se remonta al 28 de febrero de 1909, cuando el Partido Socialista de EE.UU. designó el día en recuerdo de la huelga de trabajadoras del sector textil un año antes. Durante este mismo periodo, tuvo lugar en México la primera Conferencia Mundial sobre la Mujer. En dicha conferencia se formuló un plan de acción mundial para la promoción de los derechos de las mujeres.

Como antecedentes, cabe destacar que ya en 1848, Elizabeth Cady Stanton y Lucretia Mott habían congregado en Nueva York a cientos de personas en la primera Convención nacional por los derechos de las mujeres, indignadas por la prohibición de hablar en una convención contra la esclavitud.

Asimismo, Dinamarca acogió en 1910 a participantes de 17 países reunidas en la Segunda Conferencia Internacional de Mujeres Socialistas, quienes propusieron organizar una jornada de la mujer anual, para reforzar su lucha por el sufragio femenino universal.

En este sentido, para 1911, en varios países europeos y en Estados Unidos ya se conmemoraba el Día Internacional de la Mujer. Lo hicieron el 19 de marzo con motivo de la Revolución de 1848 y de la Comuna de París. Además del derecho al voto y de ocupar cargos públicos, exigieron el derecho al trabajo, a la formación profesional y a la no discriminación laboral.

 

[1]https://www.europarl.europa.eu/pdfs/news/expert/2020/3/story/20200227STO73519/20200227STO73519_es.pdf

[2]https://www.inmujeres.gob.es/publicacioneselectronicas/documentacion/Documentos/DE1460.pdf

[3] https://www.dw.com/es/alcanzar-la-igualdad-de-g%C3%A9nero-tomar%C3%A1-300-a%C3%B1os-advierte-la-onu/a-64911162#:~:text=Al%20ritmo%20actual%2C%20se%20necesitar%C3%A1n,D%C3%ADa%20Internacional%20de%20la%20Mujer

[4] https://historia.nationalgeographic.com.es/a/por-que-marzo-es-dia-internacional-mujer_12468

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