Parità di genere in Europa

Le differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro restano marcate e l’Unione europea prova a contrastarle
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(Foto: Pexels)

Le donne continuano ad essere in numero risicato nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, nonostante la maggior parte degli studenti che seguono master in ambito scientifico siano donne, donne che poi tendono ad abbandonare quei settori. È quanto emerge da un’analisi del Comitato economico e sociale europeo (Cese), un organo consultivo dell’Unione europea (Ue) dove siedono i rappresentanti dei lavoratori, delle imprese, ecc. Le figure maschili, poi sono fortemente predominanti nel settore energetico, dove l’80% della forza lavoro è composta da uomini, con una flessione al 65% nel settore delle energie rinnovabili. Inoltre, analizzando meglio i dati, si scopre che le donne sono di più nei settori meno retribuiti e di meno nelle posizioni decisionali.

La Commissione europea, nel 2020, ha adottato la strategia per la parità di genere 2020-2025 contiene gli obiettivi strategici e le azioni volte a compiere progressi significativi entro il 2025 verso un’Europa garante della parità di genere. Gli obiettivi principali sono porre fine alla violenza di genere; combattere gli stereotipi di genere; colmare il divario di genere nel mercato del lavoro; raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici; far fronte al problema del divario retributivo e pensionistico fra uomini e donne; colmare il divario e conseguire l’equilibrio di genere nel processo decisionale e nella politica.

La strategia per la parità di genere persegue il duplice approccio dell’inserimento della dimensione di genere in tutte le politiche, combinato con interventi mirati. Nonostante le disparità ancora esistenti, negli ultimi decenni l’Ue ha compiuto notevoli progressi in materia di parità di genere, introducendo norme sulla parità di trattamento, inserendo la dimensione di genere in tutte le altre politiche e definendo provvedimenti specifici per la promozione della condizione femminile. Per esempio, nel caso eclatante delle disparità nel settore dell’energia, gli Stati membri sono stati invitati a indicare piani d’azione specifici per ridurre gli squilibri di genere nel settore dell’energia pulita, nel contesto dell’Anno europeo delle competenze e attraverso la revisione dei piani nazionali per l’energia e il clima.

L’8 marzo 2022 la Commissione europea ha adottato una nuova proposta di direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, che punta a introdurre norme minime mirate sui diritti di questo gruppo di vittime di reati e a configurare come reato le forme più gravi di violenza contro le donne e di violenza online. Inoltre, la direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione intende migliorare l’equilibrio di genere nelle posizioni decisionali delle imprese nelle principali società quotate dell’UE. Dopo 10 anni di negoziati, la direttiva è stata infine adottata il 22 novembre 2022. L’Ue ha anche ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, conosciuta anche come Convenzione di Istanbul.

Esiste, però, la necessità di rafforzare gli organismi per la parità, istituzioni pubbliche che forniscono assistenza alle vittime di discriminazione e pubblicano relazioni e raccomandazioni, al fine di salvaguardare l’uguaglianza e garantire la non discriminazione delle persone nella vita quotidiana. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico su norme più rigorose per gli organismi per la parità, in particolare a proposito della loro indipendenza, delle loro risorse e dei loro poteri, in modo da poter combattere più efficacemente la discriminazione nell’Ue, considerati come parte del sistema istituzionale di bilanciamento dei poteri in una democrazia sana.

Una volta adottata, la nuova normativa introdurrà norme vincolanti a livello europeo per affrontare le notevoli disparità attualmente esistenti tra gli organismi per la parità negli Stati membri; introdurrà garanzie per la loro indipendenza, requisiti relativi a risorse umane, tecniche e finanziarie sufficienti, nonché quelle per un accesso gratuito e semplice ai loro servizi per tutte le vittime di discriminazione. Inoltre, gli organismi per la parità saranno dotati di forti poteri di indagine e di agire in giudizio, mentre le autorità pubbliche avranno l’obbligo di consultare e prendere in considerazione le loro raccomandazioni.

Secondo Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione europea con delega ai Valori e alla trasparenza, «gli organismi per la parità difendono i diritti delle vittime di discriminazione», laddove l’accordo «rafforzerà la loro autonomia e il loro ruolo di fondamentali autorità di contrasto per il diritto dell’Ue in materia di non discriminazione». Inoltre, «questo passo fondamentale non solo ne amplifica l’autorità, ma sottolinea anche la funzione centrale che rivestono nel garantire giustizia e uguaglianza per tutti».

Le fa eco Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza, secondo la quale «i trattati sono inequivocabili: non c’è posto per la discriminazione nell’Unione europea»! Infatti, «sostenendo direttamente le vittime e salvaguardandone i diritti, gli organismi per la parità rivestono una funzione fondamentale affinché questo principio venga applicato e per evitare che le discriminazioni si verifichino in primo luogo».

L’Ue ha anche adottato un piano d’azione sulla parità di genere, una strategia per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare all’obiettivo 5 sul raggiungimento della parità di genere, e accelerare i progressi in materia di parità di genere ed emancipazione femminile quale priorità di tutte le politiche e azioni esterne dell’Ue, anche come elemento centrale della strategia Global Gateway. Il piano d’azione sulla parità di genere mira a responsabilizzare le donne e le ragazze affinché partecipino ed esercitino ruoli di leadership in condizioni di parità nella vita sociale, economica e politica e abbiano voce in capitolo in tutti i processi decisionali e in tutti gli ambiti, pubblici e privati.

Dall’adozione del piano d’azione sulla parità di genere, nel novembre 2020, durante i primi anni di attuazione, l’Ue ha impegnato 22,4 miliardi di € per sostenere i paesi partner e la società civile nel miglioramento della parità di genere, con risultati come un’aumentata protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere, una più nutrita partecipazione alla vita pubblica e politica, un maggiore accesso all’istruzione, alla sanità e alla protezione sociale e all’emancipazione economica.

Nel 2022, la parità di genere è stata all’ordine del giorno dei dialoghi politici, sulla sicurezza e sui diritti umani tra l’Ue e circa 100 paesi partner; poi, con 33 di questi paesi i dialoghi si sono concentrati esclusivamente sulla parità di genere. Inoltre, le delegazioni dell’Ue hanno elaborato 131 piani di attuazione a livello nazionale che adattano il piano d’azione sulla parità di genere al contesto locale. In molte parti del mondo, però, i diritti delle donne e delle ragazze continuano ad essere minacciati, ridotti o completamente eliminati, e ciò rappresenta un considerevole passo indietro rispetto ai significativi progressi ottenuti nel corso di decenni. Ecco che l’Ue ha prorogato la durata del piano d’azione sulla parità di genere dal 2025 al 2027.

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