180 milioni di alberi per l’Amazzonia

Il progetto Artemisia, promosso dal governo locale, cerca di dimezzare la superficie persa in dieci anni. Nel frattempo la ricerca mette in pratica sistemi alternativi con un clone del cacao

Di tanto in tanto, dalla Colombia arrivano anche notizie consolanti e non solo quelle relative alla violenza, che purtroppo è ancora a livelli allarmanti. Ma questa volta il nostro interesse si concentra sulla decisione del presidente Iván Duque di mettere in moto un progetto di riforestazione ambizioso: piantare prima del 2022 nientemeno che 180 milioni di alberi. Farsi una idea della superficie da riforestare non è semplice, ma non siamo lontani da un territorio equivalente a 10 mila chilometri quadrati, più o meno la superfice delle nostre Marche, o della Basilicata.

L’annuncio è stato effettuato nel corso della quarta riunione annuale globale della Tropical forest alliance (Tfa), svoltasi a Bogotá, la bella capitale colombiana. Il problema della deforestazione nel Paese è serio: allevatori e agroindustrie hanno disboscato in modo particolare la selva amazzonica e boschi nativi a un ritmo di 200 mila ettari l’anno negli ultimi dieci anni, perdendo dunque una superficie di selva di 2 milioni di ettari (20 mila chilometri quadrati), pari alle Puglie o all’Emilia Romagna, tanto per restare con questo tipo di paragoni.

Il 75% di questa perdita ha interessato il delicato ecosistema amazzonico colombiano, che fa parte della regione amazzonica, il polmone del mondo che si estende anche a Brasile, Venezuela, Perù, Ecuador e Bolivia.

Per il 2017 l’Istituto idrologico, meteorologico e di studi ambientali (Ideam) ha segnalato che il ritmo di disboscamento illegale è in crescita. Il presidente Duque ha parlato nel suo discorso addirittura di «ecocidio selvaggio che merita il ripudio ed il rifiuto della comunità internazionale». In tale contesto, il presidente ha annunciato il progetto Artemisia, che si propone di frenare la deforestazione mettendo anche in marcia una offensiva contro i criminali responsabili della perdita di detto patrimonio naturale.

Nel frattempo, sensibilizzati sul tema della deforestazione, si sono messi in moto anche vari ricercatori alla ricerca di soluzioni al problema. È il caso di Gelber Rosas Patiño, dottore in scienze agrarie dell’Università nazionale della Colombia, che sta cercando di riforestare da qui al 2025 circa 25 mila ettari nel dipartimento di Caquetá, utilizzando un clone del cacao, il Ccn-51 ed altre varianti. Secondo questo ricercatore, il predominio sul territorio dell’allevamento estensivo, promuove la deforestazione alla ricerca di pascoli sempre più estesi. Un dato confermato dall’Ideam che segnala questo dipartimento tra le zone di maggiore concentrazione delle aree deforestate, parte della regione nordoccidentale amazzonica. «Il nostro obiettivo è quello di diffondere altre opportunità di produzione ed il cacao è ideale per la sua resa per unità di area seminata. Ricorriamo al sistema misto agroforestale, nel quale si utilizza un misto di alberi, con coltivazioni e persino animali d’allevamento», illustra Rosas. In tal modo, dove prima c’erano solo aree di pascolo, inizia un nuovo ciclo che consente di riforestare e diversifica la produzione di attività agricole. Un modo intelligente per recuperare le aree amazzoniche così necessarie per evitare gli squilibri climatici che in tutto il mondo di stanno constatando con preoccupante frequenza.

 

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