Europa e muri di filo spinato

La repressione violenta dei migranti alle sue porte mette in serio pericolo le fondamenta dell’Unione europea. Audio intervista con Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire
Europa Migrants(Oksana Manchuk/BelTA pool photo via AP)

L’Europa è minata alle fondamenta della sua esistenza. Lo ha messo in evidenza Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nel dossier che ha avvolto il quotidiano di martedì 16 novembre come atto di accusa del tradimento dell’Unione europea sulla questione epocale delle migrazioni: «Se l’Europa sono gli eserciti schierati ai confini orientali e i poveri in mezzo. Se questa è l’Europa, l’Europa è imbelle, incrudelita e tradita. E noi non possiamo più dirci europei. Eppure europei, una buona volta, dobbiamo deciderci a essere». Si conclude così l’editoriale di Tarquinio sul giornale espressione della Cei che, ancora una volta, si pone in maniera controcorrente nel mondo dell’informazione mainstream.

Come conferma Gianfranco Schiavone dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) «la situazione di violenza e di disprezzo della legalità al confine polacco bielorusso ha raggiunto livelli che non erano mai stati visti ancora in Europa da decenni».Eppure continua Schiavone «quanto sta accadendo non è dovuto a un momento di impazzimento ma è la conseguenza estrema di aver praticato azioni violente ed illegali sistematicamente negli ultimi anni da parte di diversi Paesi in un quadro di complicità generale e di crollo del sistema giuridico di tutela dei diritti fondamentali».

Sulla situazione in corso abbiamo sentito Nello Scavo, inviato di Avvenire sui luoghi di frontiera, sulle coste siciliane e nordafricane come sul confine orientale dove lo scontro tra i Paesi baltici e la Bielorussia sta assumendo i contorni sempre più paragonabili al prodomo di un vero e proprio conflitto armato, più volte minacciato. Intanto si usano gli idranti di acqua gelata sulla quella umanità migrante che abbiamo visto con altri occhi, ad esempio, quando si è messa in fuga dall’Afghanistan in mano ai talebani.

Cosa abbiamo da dire come Paese fondatore dell’Europa che adesso si mostra, come afferma Tarquinio e i fatti che la libera stampa documenta, per «l’allestimento dei campi di concentramento di Lesbo», «il finanziamento diretto o indiretto dei lager e dei negrieri di Libia» e «l’intrico balcanico di recinti, campi minati e miliziani picchiatori»?

A guadagnare dalle politiche di respingimento,così come dalla erezione dei muri, sono le stesse società che vendono le armi agli stati in conflitto, afferma Nello Scavo e documentandolo nelle sue inchieste.

La Conferenza sul futuro dell’Europa, come processo partecipativo in corso da parte dei cittadini che la formano, può essere il luogo dove ridefinire le fondamenta di un sogno politico nato a difesa della pace e della umanità segnata dalle guerre del Novecento.

Un primo passo necessario potrebbe arrivare dal Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini europei, se deciderà di non finanziare le agenzie, per altro sotto inchiesta per ragioni amministrative oltre che penali, addette all’esternalizzazione dei confini e coinvolte in operazioni di respingimento violento dei migranti che chiedono aiuto. In via generale è poi necessario ristabilire in tutti i Paesi Ue l’efficacia del diritto d’asilo.

Qui di seguito l’intervista audio con Nello Scavo

 

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