Vorrei una Chiesa povera

Premetto che sono cristiana praticante ma con tanta sofferenza. La condizione umana che molte creature stanno vivendo e mi limito a citare l’Italia, sembra che non scuota più di tanto nemmeno la Chiesa. Vengo al dunque.Vedere i conclavi o qualsiasi manifestazione in Vaticano è scandaloso. Abiti sontuosi, croci d’oro e anelli d’oro; seminari, conventi, palazzi vuoti. Le parrocchie con la casa canonica quasi sempre grande e con un solo sacerdote, vuote. Gesù Cristo diceva ai suoi apostoli di non portare nulla con loro. San Francesco d’Assisi si spogliò di tutto donandole ai poveri. I francescani oggi sono molto ricchi. Solo la misericordia che Dio elargisce mi fa ancora seguire la parola detta del sacerdote. Che si svegli la Chiesa, io mi sento in pericolo. Non si può pretendere che la Chiesa sia povera, anche se madre Teresa di Calcutta non ha avuto paura di esserlo; ai suoi piedi i grandi della terra si sono inchinati e tutti gli Stati, anche non cristiani, l’hanno rispettata ed ammirata; certo i tempi sono cambiati, ma trapela troppa ricchezza, e questo Cristo non lo voleva. Francesca S. – Perugia Se desideriamo che la Chiesa, come pure la società, cambi, c’è un solo modo immediato e sicuro perché ciò si verifichi: basta che ciascuno di noi cambi stile di vita.Ma come? Lei stessa parla del carisma di san Francesco che certamente ha provocato uno scossone benefico per la Chiesa. E auspica che ciò possa avvenire anche oggi. Lo Spirito Santo continua a suscitare nella Chiesa nuovi carismi adatti al nostro tempo che possono contribuire a un vero rinnovamento ecclesiale che è già in atto. Ma non si senta in pericolo come cristiana dentro la Chiesa perché non potremmo dirci tali se non stando uniti alla Chiesa, camminando dietro a Gesù che ci chiede di rinnegare noi stessi portando la nostra croce. Non si senta nemmeno sola per il fatto che è in buona compagnia nel suo stesso modo di esprimersi. Benedetto XVI ha detto recentemente che la Chiesa deve svegliarsi. In una recente intervista rilasciata alla agenzia Zenit (edizione tedesca 26/9/05), p. Michael Marmann ha parlato del colloquio che ha avuto con Benedetto XVI. Il papa ha ricordato quanto diceva sant’Agostino, il quale paragonava lo stato di apatia di alcune comunità cristiane del suo tempo con quello di uno afflitto dalla malattia del sonno. E aggiungeva che a volte bisogna prendere delle misure drastiche per tirarlo fuori dal coma che porterebbe immancabilmente alla morte. Il Santo Padre ha usato questa immagine della malattia del sonno per tutte le situazioni di ateismo (anche pratico) nella nostra Chiesa e nella società. E come questo compito dovrebbe essere affrontato da tutte le forze vitali della Chiesa, dalle comunità e movimenti perché possano agire da sveglie per la Chiesa se sono pronti ad accogliere da Dio la loro vocazione profetica e il loro carisma.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons