Vaccinarsi aiuta ad isolare la Sars

Credevamo che fosse finito l’incubo e invece il nuovo caso di Sars registrato a Singapore ci ha messo di nuovo in allerta. Meno male che da quando il dottor Carlo Urbani ha segnalato, nel febbraio del 2003, questa nuova forma di severa polmonite virale al Who-Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sono stati compiuti molti passi per conoscere questa nuova malattia. L’ultimo è il nuovo test (sensibile e specifico) di diagnosi rapida messo a punto dal nostro Istituto superiore di sanità e approvato dall’Oms. Si è chiaramente stabilita la sua origine geografica nel sud-est asiatico e si è scoperto che serbatoi animali del virus sono lo zibetto, la civetta e il procione, piatti deliziosi in quella zona del m o n d o , contrariamente al maiale e al pollo come si era ritenuto all’inizio. Sappiamo che si tratta di un coronarovirus con una regione del genoma fissa e una variabile che rende, al momento, impossibile l’allestimento di un vaccino. È la stessa situazione dei virus che provocano l’epatite C. Si tratta in altre parole di virus che hanno una straordinaria capacità di trasformare rapidamente la propria struttura genetica, vanificando così gli sforzi del sistema immunitario umano e dei biologi che cercano, nel laboratorio, di allestire un vaccino efficace. Tuttavia l’attiva collaborazione dei ricercatori di tutto il mondo ci consente un ragionevole ottimismo circa la possibilità di farmaci per combattere efficacemente questa sindrome. Nel passare dall’animale all’uomo il coronarovirus determina febbre, dolori muscolari, diarrea, polmonite, quadro clinico molto simile a quello che occorre in alcuni individui durante le epidemie invernali d’influenza. Di fronte ad una situazione del genere il sistema sanitario mondiale è ricorso ad una strategia antica, ma sempre valida, che è quella dell’isolamento dei casi infetti e di quelli sospetti, con risultati, almeno per l’Europa, eccellenti. Un contributo corretto è stato offerto anche dai media che, mediante l’informazione, hanno controbilanciato i pericoli di diffusione insiti nella facilità e rapidità di comunicazione interumana, tipici della nostra epoca. Con l’arrivo dell’inverno, insieme alla ripresa di raffreddori, bronchiti, influenza, potremmo trovarci di nuovo davanti al pericolo Sars. Per affrontare nel migliore dei modi quest’evenienza il Ministero della Sanità ha approntato un piano, avvalendosi della collaborazione dei medici di famiglia, categoria troppo spesso bistrattata a causa del carico burocratico cui è sottoposta per cercare di contenere la spesa per la salute. Sono state così individuate 103 zone a rischio, come località turistiche e culturali, aeroporti, porti ecc. nelle quali altrettanti medici di famiglia, formati mediante corsi d’aggiornamento, saranno a loro volta formatori di 3000 loro colleghi. Esiste un numero verde (800697576) ed un sito Internet (www.fimmg.org) in cui è operativa, fin da giugno, una pagina dedicata alla malattia con tutte le novità rilevanti sulla Sars. Ma la meravigliosa capacità di collaborazione e la competenza dei medici di famiglia potrebbero essere insufficienti se non ci sarà quella della popolazione. Quest’anno la vaccinazione anti-influenzale dovrà riguardare veramente tutti. Infatti, se nonostante la vaccinazione anti-influenzale si va incontro ad una malattia che, come abbiamo detto, per molti versi somiglia all’influenza, sarà più agevole giungere all’isolamento dei casi di Sars.

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