Uno straccio di pace

Quando il 5 m a g g i o scorso ho incontrato Gino Strada, in tribuna Monte Mario, all’Olimpico, gli ho espresso la mia ammirazione per quanto sta facendo, notando che portavamo al collo i comuni colori della fede neroazzurrra, mi ha risposto: “Forza Inter! “. Schivo, ma passionale, soffrì amaramente la sconfitta. Eppure lui di sconfitte, quelle vere, le sconfitte dell’umanità, è un esperto. Dal ’94 è l’anima di Emergency, “supporto alla vita delle vittime delle guerre civili”, come cita il sito www.emergency. it, l’associazione di operatori sanitari che gestisce oltre quaranta centri di assistenza sanitaria, di cui otto ospedali, nei paesi colpiti dalle guerre: in primo in Ruanda, poi nel Kurdistan iracheno, in Sierra Leone ed in Cambogia, da tempo in Afghanistan. “Quando sono incominciati i bombardamenti, le organizzazioni umanitarie se ne sono andate – ha raccontato recentemente Strada – obbedienti all’ordine di evacuazione, per tornare quando c’erano solo macerie, grazie ai soldi forniti da chi ha bombardato. Solo Emergency è rimasta, dicendo no alla guerra. In otto anni la sua associazione ha raccolto e impiegato 45 miliardi di lire (solo il 3 per cento è andato alla gestione): una montagna di soldi, venuti a rimpinguare quel primo gruzzolo, i dodici milioni, raccolti una sera del ’94 tra amici in un ristorante di Milano, il battesimo di Emergency. In questi anni sono piovuti su Gino Strada i frutti della notorietà, il sostegno di uomini di spettacolo e calciatori, un consenso trasversale che ha avuto il suo epilogo quando giornalisti e fotoreporter di tutto il mondo, arrivati in Afghanistan, hanno trovato i suoi uomini al lavoro e ne hanno dato testimonianza. Proprio questa celebrità ha fatto partire i primi pesanti attacchi al suo progetto sintetizzabili in “curate, fate il vostro mestiere, ma non parlate tanto di pace”, segno che la carità in atto non è proprio così innocua. Del resto sull’impegno pacifista e su altro ancora si trova ampia documentazione nel sito, ed oggi su un libro Medici di guerra, inviati di pace (Guerini e Associati, euro 12,50), con tutto il materiale sul lavoro in Afghanistan, che porta in omaggio un fazzoletto bianco con il marchio dell’associazione, da portare allo zainetto: chi lo mette rifiuta la guerra come “strumento di risoluzione dei conflitti”. Televisione insolita Da vent’anni documentari senza frontiere “Le nostre produzioni vengono oggi acquistate da distributori internazionali e tradotte per il mercato mondiale: Rai, Mediaset, Centro Televisivo Vaticano, Ard in Germania, Nhk in Giappone e decine di altre emittenti nel mondo sono nostri clienti”. Con questo biglietto da visita si presenta, dopo vent’anni di attività, la Nova- T, “Nuova Terra”, la società di produzione fondata dai cappuccini della provincia di Torino. Iniziarono la sfida mediatica con un servizio televisivo sulle colf di Capoverde: oggi hanno prodotto oltre 500 video, specializzandosi in documentari che attraversano le frontiere sociali, etniche, religiose e culturali, facendo parlare in prima persona chi, soprattutto nelle terre più povere, vive ed opera. Mostre fotografiche, workshop, incontri e dibattiti sono previsti per festeggiare i 20 anni di vita. Maggiori informazioni sul sito: www.nova-t.it. In libreria A tv spenta Mario Lodi è stato maestro elementare nella bassa Padana: giunto alla soglia degli ottant’anni, rilegge in forma di diario (A Tv spenta. Diario del ritorno, pp.195, euro 9,00, Einaudi Tascabili), sul filo della memoria, grandi eventi pubblici e piccoli fatti privati sottolineando come, quando si spegne l’invadenza del piccolo schermo, d’improvviso i particolari della vita tornano a splendere, dando rilievo ai significati profondi di ogni cosa. Le finestre aperte in copertina sono emblematiche: “Nelle nostre case – afferma – ci sono due finestre: una con le ombre dello schermo, cui non possiamo parlare, l’altra con la realtà, che ci permette di entrare in relazione con gli altri e con la natura”. Dall’autore un invito a scegliere quale aprire.

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