Una rete tra i sindaci

Potrebbe essere un controsenso e addirittura sconveniente per chi crede che fare politica sia solo questione di approfittare delle occasioni favorevoli. Ma nessuno dei responsabili del Movimento politico per l’unità (Mppu) poteva immaginarsi che giugno avrebbe offerto caratteristiche cosí contrastanti con lo spirito dell’in- contro: riunire sindaci e politici dell’America Latina per riflettere sulla necessità di una cultura politica della fraternità, per rafforzare la democrazia e l’unità di questa regione. Infatti, tuttora il panorama latinoamericano non si direbbe incoraggiante: mentre in Bolivia, Ecuador e Venezuela è in gioco la continuità delle istituzioni democratiche, i sospetti reciproci tra Brasile e Argentina prevalgono sulla volontà di integrazione regionale, e quasi ovunque contrasti e polemiche asfissiano una politica già rallentata da decennali problemi. Siamo qui perché siamo stati sedotti dall’idea della fraternità intesa come categoria politica, dichiara invece Juan Esteban Belderrain, responsabile dell’Mppu argentino con Cecilia Di Lascio, che a sua volta rilancia: La fraternità ci propone non di ignorare il conflitto, ma far di questo un’occasione per approfondire i motivi di ogni decisione politica. Gli fa eco Lucia Fronza, responsabile internazionale dell’Mppu, citando il giurista tedesco Rudolf von Jhering: Soltanto la politica che vede lontano è tale nel vero senso della parola. Il suo discorso non trascura la dimensione globale della politica: Perché non far partire da qui una coraggiosa riforma dei meccanismi di decisione dell’Onu, anziché richiedere posti di preminenza per un paese o l’altro?. I 1200 e più che gremiscono il teatro lirico El Circolo di Rosario sottolineano con applausi i passaggi più pregni di contenuto, come segno di una adesione via via sempre più profonda alle proposte che emergono nei due giorni di lavori, il 2 e 3 giugno. Ma non solo gli applausi, anche i fatti di cui molti dei presenti sono testimoni parlano di un modo diverso di fare politica. È quanto scaturisce soprattutto dal lavoro delle commissioni, che hanno affrontato temi delicati in materia di gestione locale. Abbiamo voluto che l’aspetto teorico fosse accompagnato da esperienze che vanno in direzione di una maggiore partecipazione, dell’interessamento per le necessità dei cittadini, espressioni di una fraternità coniugata in molte sfumature -spiega Juan Esteban Belderrain -. Ovviamente, alla base c’è sempre una scelta personale, secondo una scala di valori che privilegia l’altro, il prossimo. Scelte personali concrete. Come quella del consigliere comunale di Casilda (Argentina), che ha affittato il suo studio professionale per avere il tempo di dividere la sua giornata tra l’attività politica e la costruzione delle case di cui la nostra gente ha tanto bisogno. Sento di dover essere al loro servizio, altrimenti cosa vuol dire fare politica?. Oppure come quella del sindaco di Bragado, a 250 chilometri da Buenos Aires, e di un suo oppositore. Stanno prendendo un caffè insieme durante la pausa del pranzo. Parliamo del loro stile di far politica. Per me che sono dell’opposizione -fa Julio César Delgado – è stato importante capire che il mio sindaco non è un nemico, ma uno che lavora per ciò che lui ritiene sia il meglio per la comunità. Questo mi aiuta a comprenderlo, pur avendo una opinione diversa . Senza dialogo non c’è politica – ribatte il sindaco -. Spesso la verità non è né bianca né nera, ma sfumature di grigio; si può criticare e, contemporaneamente, proporre qualcosa di diverso. La diversità non è una difficoltà nemmeno per la deputata Luiza Erundina, dell’Mppu brasiliano, già sindaco di San Paolo, con 20 milioni di abitanti. Insieme a tre sindaci di altri partiti abbiamo istituito una organizzazione nazionale di sindaci che tutt’ora è un valido strumento di articolazione politica, oltre ad essere una esperienza di convivenza fraterna e democratica. Ma perché parlare della città e perché farlo in America Latina? Risponde Lucia Fronza: Perché la città è il luogo in cui il rapporto tra i cittadini ed il potere amministrativo e politico si estrinsecano più facilmente in un piano di reciprocità. In tal senso, questo incontro stabilisce una continuità con quello realizzato ad Innsbruck, nel 2001, dov’erano rappresentate 750 città europee. Abbiamo poi scelto l’America Latina anche per ciò che rappresenta, col suo potenziale di prospettive politiche. Qui si avverte un’effervescenza che contrasta col clima politico europeo, dove si avverte che il Vecchio Continente è anche, politicamente parlando, un continente vecchio. Intanto, l’incontro prende le forme e i colori di una politica che affascina, che dispiega la sua capacità e vocazione di costruire ponti tra cittadini e potere pubblico. Se ne fanno eco le autorità presenti. La fraternità dovrebbe essere la normalità, ma è ancora una sfida – commenta il sindaco di Rosario Miguel Lifschitz -. Incontri del genere confermano che sono in molti a lavorare per quest’ideale di fraternità e a tradurlo ogni giorno in azioni concrete. Una visione condivisa da María Eugenia Bielsa, vice governatrice della provincia di Santa Fé, di cui fa parte Rosario: È importantissimo che la fraternità occupi un posto prioritario nell’agenda pubblica. Una fraternità intesa dal punto di vista dell’unità e di uno sguardo attento nei confronti di chi ha più necessità, convinti che la politica ha senso se guarda costantemente l’altro. Per María Teresa García, numero due del ministero degli Interni argentino, a livello locale e regionale esiste una grande apertura a questi valori. Il rinnovamento delle politiche ha bisogno di più politica e più partecipazione. Tendere ponti in un momento di sfide come questo, ascoltarci, dialogare in un clima di fraternità è una vera provocazione che accetto volentieri, aggiunge Marcos Carámbula, governatore del dipartimento di Canelones, Uruguay. Non abbiamo solo parlato di fraternità, ma l’abbiamo vissuta, chiosa a braccio Horacio Pirotta, dell’Mppu argentino, invitando i sindaci a firmare il documento finale (vedi box…). Intanto, nella sala stampa di Città per l’unità giungono gli echi, invero smorzati, delle consuete polemiche e dei drammi della politica quotidiana, quella – a Rosario appare chiaro – che ha bisogno di rinnovarsi. Potrà un mondo così comprendere quanto vissuto e toccato con mano in questi giorni? È una domanda ineludibile. L’Mppu è il frutto di un albero che affonda le sue radici nell’esperienza dei Focolari, nata in piena guerra mondiale – risponde Cecilia Di Lascio -. Allora pochissimi si resero conto che quell’immenso dramma faceva da scenario alla nascita di un seme di speranza. Forse sta accadendo lo stesso in politica, dove, mentre tutto pare andare avanti come sempre, appaiono i primi frutti di una politica fecondata da un nuovo paradigma . UANDO DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE L’attività delle quattro commissioni di lavoro. Grandi sfide, ma grandi convergenze. Apochi isolati dal teatro lirico, nel centro culturale Bernardino Rivadavia, il lavoro delle quattro commissioni è stato intenso. Nella prima, dedicata alla qualità della democrazia e gestione partecipativa, la sottosegretaria per la riforma istituzionale Marta Oyhanarte ha presentato il programma delle Auditorie cittadine, progetto governativo applicato in città argentine con meno di 100 mila abitanti, e che permette ai cittadini di controllare i conti del loro comune. Rosario ha invece presentato l’esperienza del bilancio partecipativo, che viene redatto insieme agli abitanti delle sezioni municipali. Nella fraternità, non è lo strumento a provocare il cambiamento -riassume per tutti Veronica Lòpez, argentina, politologa – ma il fatto che coloro che la diffondono sono soggetti portatori di una esperienza del genere. La commissione Sicurezza e cittadinanza ‘inclusiva’ nella gestione locale ha affrontato il tema della delinquenza, che si riproduce rapidamente in tutta l’America Latina ed è nuovo invece per alcuni funzionari, specie delle località più piccole. In generale si è convenuto sul fatto che non è sufficiente aumentare l’azione penale e quella repressiva, ma c’è bisogno di un diverso approccio. Le parole-chiave sono cambiamento culturale, generare spazi di mediazione sociale che consentano di affrontare il tema diversamente. Al riguardo sono state illuminanti l’esperienza colombiana in materia di giustizia restaurativa, applicata nel contesto della guerriglia, e quella della provincia di Buenos Aires: qui la legge ha istituito i forum per la sicurezza, dove le istituzioni della società civile cooperano in materia di sicurezza, con suggerimenti ed indicazioni, ed in materia di valutazione del lavoro svolto dal commissariato del quartiere. Nel campo delle politiche di sviluppo: strategie locali e regionali, esperienze interessanti sono apparse il programma municipi integrati, della regione di Coquimbo (Cile), che promuove lo scambio e l’interdipendenza con i popoli vicini; il programma messicano delle microregioni ed il programma Ritornare a casa di Bahía Blanca (Argentina). Quest’ultimo tende a evitare l’indebolimento dei rapporti famigliari, costatato nelle mense comunitarie durante la crisi del 2001. I fondelle mense sono destinati ad acquistare alimenti che poi ogni famiglia cucina nella propria casa. Sono emerse potenzialità e difficoltà attuali del processo: dal pesante debito estero che fa da zavorra allo sviluppo regionale, all’inestimabile patrimonio della lingua comune a quasi tutti i paesi, alla ricchezza delle culture autoctone. LA VOCE DEI GIOVANI Stiamo generando quello che non conosciamo, ma la materia è nobile e indistruttibile: fraternità, scelta per i più poveri, voglia di fare, intelligenza attiva, siamo il passato di un futuro nuovo, migliore . Le parole appartengono ai giovani della scuola di formazione politica dell’Mppu argentino, che raggruppa 200 studenti di tutti gli orientamenti politici e religiosi. Alcuni minuti dopo faceva irruzione un gruppo di ragazzi con un documento ben articolato – risultato del lavoro di 4 mila alunni di scuole medie – che presentava le loro richieste ed anche il loro impegno per costruire una città migliore, in diversi temi, come la cura per gli anziani, la sicurezza dei luoghi di ricreazione, le condizioni dei carcerati. UNA DEMOCRAZIA COMUNITARIA Alcuni stralci del messaggio di Chiara Lubich. Oggi la storia ci chiama a misurarci con grandi sfide alle quali non possiamo sottrarci, sia che si amministri un piccolo comune o una metropoli, sia che si partecipi a costruire il bene comune da cittadini attivi o da studiosi competenti nel mondo della cultura, sia che si offra il proprio impegno nelle istituzioni o nella società civile. (…) Se oggi, dopo 60 anni di vita, i fatti parlano del nostro movimento come di un popolo dell’unità, io sono qui a testimoniarvi che ciò che è impossibile a uomini isolati e divisi, diventa possibile a quanti hanno fatto della fraternità, della comprensione reciproca, dell’unità il movente essenziale della propria vita. (…) Tenendo lo sguardo sull’obbiettivo, nonostante le difficoltà, potremo ricomporre in un unico mosaico, partendo dalla dimensione dell’impegno quotidiano fino alle grandi scelte politiche per i nostri popoli, le mille tessere della reciprocità. Sapremo realizzare assieme una democrazia comunitaria, partendo proprio dalle città latino-americane. In esse nuove possibilità di partecipazione e una nuova disponibilità all’ascolto apriranno strade inattese per il riscatto degli ultimi. Sapremo contagiare con l’idea e soprattutto con la pratica della condivisione dei beni, nella libertà, i circuiti economici e le istituzioni. Partendo dalla base, dalla città come dimensione fondamentale della politica, potremo fornire esperienze, progetti, idee utili anche per rinnovare la politica mondiale, oggi indebolita da forti ingiustizie, dimostrando che è possibile l’unità nella diversità, un progetto politico condiviso pur nel rispetto del pluralismo, una società globale, ma fatta di mille preziose identità. CITTÀ PER L’UNITÀ GLI OBBIETTIVI Dal documento finale firmato da sindaci e politici. Affermiamo l’impegno di ogni città di cui siamo rappresentanti di essere promotrice di una cultura politica di fraternità tra gli uomini e tra i popoli.A tale scopo si costituisce la Rete Latinoamericana di Città per l’unità e ci impegniamo affinché ogni città sia: promotrice di una sviluppo umano integrale, dando priorità all’inserimento sociale degli esclusi; portatrice di una cultura del dialogo; generando azioni positive di ricerca di accordi politici tra governo e opposizione e tra governo e cittadinanza; promovendo istanze di dialogo con e tra i cittadini; rigeneratrice del senso della rappresentatività e della partecipazione democratica; promotrice della pace sociale.

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