Una legge per gestire i beni comuni

L’economista Zamagni conclude il laboratorio nazionale sull’economia civile e lancia una proposta legislativa
Zamagni Stefano
Stefano Zamagni non è nuovo ai meeting sull’economia civile. Lui stesso ne è tra i principali sostenitori. Nelle giornate di Avola che hanno dato via al primo laboratorio nazionale con economisti, imprenditori, politici ha concluso con delle novità e alcune piste di lavoro.

Lo abbiamo intervistato

 

Professor Zamagni, anzitutto ci dica quali sono le sue impressioni su questi lavori?

«La mia impressione su queste giornate non può che essere positiva. Primo, per il fatto in sé. Secondo: per la numerosità dei partecipanti. Terzo: per la vivacità degli interventi e delle proposte che sono emerse. In questo primo laboratorio si è evitato di seguire l’approccio tradizionale in cui c’è qualcuno che parla e l’altro che ascolta. L’interattività è una cifra importante di questo convegno».

 

Ma concretamente quali sono progetti in cantiere?

«Abbiamo lanciato alcune proposte che dovrebbero tracciare il lavoro per i prossimi mesi. Tra queste c’è quella di creare un gruppo di pressione perché, visto che la Sicilia è una regione a statuto speciale e può fare di più delle altre regioni, si ottenga una legge regionale che serva a consentire la gestione di tipo comunitario deicommons, cioè dei beni comuni. I beni comuni non sono né i beni privati né i beni pubblici, ma sono un’altra categoria. La gestione dei beni comuni, per ragioni di efficienza, non può essere né privatistica né pubblicistica. Sino ad ora questo non si può fare perché non esistono le cosiddette leggi di corrispondenza, quelle leggi cioè che cercano di tradurre in pratica ciò che è scritto nella Costituzione. La nostra Costituzione nell’articolo 43 parla proprio della proprietà comune e si riferisce a quei beni che devono essere gestiti in maniera comunitaria, né privatistica né pubblicistica.

 

Ovviamente ci vuole una legge che non solo lo consenta ma che stabilisca le regole adeguate affinché ciò sia possibile. Bisogna che questo lo chiediate per ottenerlo. Perché se sino ad oggi ciò non è possibile è perché l’assetto istituzionale non lo consente. Allora voi lo chiedete. Riuscire ad ottenere una legge regionale di questo tipo significa fare economia civile e sfido chiunque a dire che non siano cose concrete che possono essere raggiunte. Con una legge regionale di questo tipo possono nascere forme di impresa nuove. Già in Puglia, a Melpignano, è nata la prima cooperativa di comunità promossa dal sindaco per gestire l’energia elettrica, i cui soci sono tutti i cittadini. Con il guadagno possono realizzare molti servizi comunali con grande soddisfazione di tutti».

 

Non è troppo ardua la proposta di una legge regionale? 

«Su questo sono molto ottimista per la semplice considerazione che ora non si può andare avanti così e non ci sono alternative. Questo è il punto. E quando gli esseri umani arrivano a toccare il fondo della curva, allora non possono che risalire. La storia di millenni è sempre stata così, a meno che uno  abbia una concezione talmente negativista e disfattista della realtà da pensare sempre male. Ma il male non vince, perché il bene vince sempre».

 

Ora c’è attesa per le date dei prossimi appuntamenti nazionali per dare concretezza e fisionomia alle idee e all’entusiasmo che hanno caratterizzato la nascita del Laboratorio.

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