Una crisi annunciata

Le discariche stanno per chiudere e mancano alternative

L’arrivo dell’estate porta un nuovo allarme ambientale. Le discariche sono al collasso, l’emergenza dura da anni e sembra non avere fine. Le discariche siciliane hanno un’autonomia di pochi mesi, in alcuni casi solo di poche settimane. Quella di Gela ha 5 mesi di vita, Bellolampo di Palermo potrà ricevere rifiuti per 6 mesi. Stessa previsione per Lentini, ma Trapani potrebbe esaurirsi addirittura tra 2 mesi. In questa situazione si guarda con preoccupazione al futuro, nemmeno troppo lontano. Il ministero dell’Ambiente ha concesso, all’inizio di giugno, un’ulteriore proroga per la gestione straordinaria alla Regione siciliana, ma mancano le alternative. Il governatore Rosario Crocetta aveva annunciato il bando per la realizzazione di 5 termovalorizzatori (da realizzarsi con priorità a Palermo e Catania). I due impianti dovrebbero permettere di smaltire 350/400 mila tonnellate l’anno. La Sicilia ne produce 700 mila: il resto dovrebbe essere destinato ad altri mini impianti da distribuire sull’isola. Dovrebbero sorgere nel messinese, nel ragusano, nell’agrigentino, nel trapanese e nella zona di Enna-Caltanissetta, lontano dalle zone di interesse naturalistico, culturale, archeologico e da siti di importanza comunitaria, magari riutilizzando aree industriali dismesse. Ciascun impianto dovrebbe consentire di smaltire da 60 a 100 mila tonnellate di rifiuti, ma il bando non c’è ancora.

La legislatura è agli sgoccioli (in Sicilia si vota in ottobre) e si rischia di non riuscire ad approvare la nuova legge sulla gestione dei rifiuti. Gli annunci  si sono susseguiti, ma gli intoppi burocratici, l’indecisione del governo, rischiano di generare un nuovo caos. Che, con l’arrivo delle alte temperature, potrebbe trasformarsi in emergenza ambientale, determinando brutture e pericoli sanitari in una Sicilia che pure, nei mesi estivi, ospiterà tanti turisti.

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