Un premier per il Regno Unito

Il Regno Unito alla ricerca di un nuovo Primo Ministro dopo le dimissioni di Teresa May. Tra qualche mese la Brexit?

Al momento sono 11 i candidati alla successione di Theresa May, il Primo Ministro del Regno Unito che si è dimesso il 7 giugno, come annunciato dopo la sconfitta del suo partito conservatore alle ultime elezioni del Parlamento Europeo.

Dunque, i Tory sono alla ricerca di un nuovo Premier che guidi il paese verso il futuro che, al momento, significa una Brexit solo rinviata di qualche mese. I possibili candidati sono 11 (di cui due donne). Tra questi c’è Boris Johnson, un convinto brexiters, che è stato sindaco di Londra e ministro degli esteri nel governo della stessa May, ma resta un personaggio controverso, che ha dichiarato di voler lasciare l’UE il 31 ottobre, con o senza un accordo. A contendergli per la seconda volta la leadership dei conservatori vi è Michael Gove, in passato suo supporter. Un altro dei candidati, Rory Stewart, ha invece proposto di portare in Parlamento per la quarta volta lo stesso accordo, proposta quasi incomprensibile.

Proprio la conclusione di un accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (UE), per la quale si erano espressi i cittadini britannici in un referendum nel giugno 2016, era del resto la missione principale dell’esecutivo guidato da May, un governo che in circa due anni e mezzo ha visto le dimissioni di decine di ministri, il ridimensionamento del partito conservatore in termini elettorali e, soprattutto, la mancata approvazione dell’accordo Brexit, da lei negoziato, da parte della Camera dei Comuni.

Infatti, il Parlamento britannico ha respinto per ben tre volte l’accordo negoziato dal governo: dopo un primo voto contrario a gennaio, poi la Camera dei comuni ha respinto per la seconda volta l’accordo, ed infine ha votato una terza volta contro la Brexit il 30 marzo.

Il problema principale dell’accordo era il cosiddetto backstop, cioè l’apertura transitoria ma indefinita del confine nordirlandese, che di fatto lascerebbe l’Irlanda del Nord sottoposta alle regole di Bruxelles. D’altronde, era diventato palese che se la Gran Bretagna avesse lasciato l’UE senza un accordo ci sarebbe stata una situazione di confusione, se non di panico, con un impatto sulla vita quotidiana dei residenti, dei cittadini britannici in Europa e dei cittadini europei in Gran Bretagna, ma anche delle imprese e dell’economia britannica ed europea nel complesso.

Il futuro leader dei Tory e futuro Primo Ministro sarà scelto entro la fine di luglio con un sistema che coinvolge sia i suoi deputati presenti nel Parlamento britannico che gli iscritti allo stesso partito conservatore. Stando ad alcuni dati dalla BBC, questo significa che solo 124.000 persone sceglieranno il prossimo leader di un paese con oltre 65 milioni di persone, mentre la maggior parte dei membri del partito conservatore ha più di 55 anni e proviene da una classe sociale elevata.

Il nuovo Premier britannico dovrà tentare di arrivare ad una Brexit entro il 31 ottobre, secondo la proroga concessa dal Consiglio europeo, ma soprattutto tentare di ricucire gli strappi all’interno dei conservatori e tra gli stessi cittadini britannici, in un Paese dilaniato dalle divisioni circa la futura posizione geopolitica del regno. In realtà la partita è aperta, sia per la successione a Theresa May che per la Brexit, con l’ombra di un secondo referendum che continua ad essere un’opzione da non scartare. L’accordo Brexit potrebbe essere rinegoziato con l‘UE? È plausibile abbandonare il blocco europeo senza un accordo?

 

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons