Un Natale nel post o nel pre?

Il pensiero moderno, con i suoi ideali di razionalità, oggettività e progresso, è ormai superato: ce lo siamo lasciato alle spalle e siamo entrati nel postmoderno.
Un presepe in allestimento

Il pensiero moderno, con i suoi ideali di razionalità, oggettività e progresso, è ormai superato: ce lo siamo lasciato alle spalle e siamo entrati nel postmoderno. I profondi cambiamenti economici, con la delocalizzazione delle imprese e le esportazioni di capitali ci hanno introdotto in un’era postindustriale. Considerando la gravità della crisi finanziaria europea stiamo forse per entrare nel “post-euro”. Siamo dunque destinati a essere una generazione post, che si misura su un passato che vuole abbandonare, con insofferenza, o da cui si vede recisa, con nostalgia e rimpianto? Se è vero che con lo sradicamento dalle proprie radici viene meno l’identità – senza passato non c’è futuro –, è altrettanto vero che senza ricerca del nuovo non c’è progettualità – senza futuro non c’è presente. Le illusioni, in campo politico, economico e sociale, e le conseguenti delusioni sono state così tante e rapide in questi anni da ingenerare un calo di speranza. Nel nostro Paese sono ormai oltre due milioni e mezzo le persone che hanno desistito dal cercare lavoro, rassegnandosi alla inoccupazione e appoggiandosi alle famiglie di origine. La denatalità è un ulteriore indice di paura del futuro, così come la mancanza di investimenti da parte delle industrie. Il governo Monti ha acceso negli italiani un senso di attesa e una voglia di cambiamento che non si avvertivano da tempo. Col rischio di un’ulteriore cocente delusione…

 

L’era del post è stata decretata anche per il cristianesimo, ormai relegato al passato: siamo nel post-cristianesimo. Il tempo liturgico dell’Avvento, nel quale in questi giorni, come ogni anno, la Chiesa rivive l’attesa del Messia, mi fa porre la domanda se invece non si debba considerare la nostra un’era precristiana. Il Cristo sta dietro di noi o ci precede? La “buona novella” che egli ha proclamato, proposta di una società fondata su rapporti d’amore e di giustizia, è un retaggio di altri tempi o è davanti a noi come un’ispirazione cui tendere? L’era cristiana sta appena iniziando ed è piena di speranza. A ogni generazione, oggi alla nostra, il compito di attuare il Vangelo, creando futuro.

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