Un laboratorio di pensiero per la RD del Congo

Intervista a Damien Kasereka, tra i promotori di Ecoforleaders: scuola di formazione dei leader dell’unità chiamati a confrontarsi con le piaghe del tribalismo e della corruzione  

Un popolo ancora nell’incertezza a pochi giorni dalle elezioni. Il grande Congo al cuore dell’Africa, 72 milioni di abitanti, da oltre 15 anni ha uno stesso presidente, che al termine dei suoi mandati secondo quanto previsto dalla costituzione, ha fatto… un po’ di fatica a lasciare il potere.

Alla fine ha dovuto però arrendersi all’idea di un nuovo nome alla guida del partito di maggioranza. Sono storia recente le proteste e i disordini violenti nel Paese, in cerca di una propria via alla democrazia.

Il 23 dicembre 2018 è la data fissata per le prossime elezioni nella Repubblica democratica del Congo, salutate già come una vittoria grazie all’azione della società civile, della chiesa cattolica e di tutti i cittadini. «Fare in modo di non saltare queste elezioni, sarebbe una svolta per la nazione e per assicurare un futuro migliore», dichiara Damien Kasereka, congolese, tra i promotori di Ecoforleaders (EfL), iniziativa che nasce proprio nel contesto politico appena descritto.

Si tratta di un’Alta scuola di formazione dei leader dell’unità, promossa dal Movimento politico per l’Unità presente nella Repubblica democratica del Congo per poter rispondere alle sfide della nazione. Il primo anno ha formato 122 studenti. Chiediamo a Kasereka le caratteristiche di questa scuola che risponde a uno dei maggiori bisogni del Paese: formare persone capaci di lavorare per il bene comune.

Quale è la finalità del vostro percorso educativo?
Gli studenti di Ecoforleaders sono già lavoratori e laureati. Il valore aggiunto di Ecoforleaders, è proprio la leadership di comunione, dell’unità. Nel programma pedagogico è previsto che si impari facendo, visti gli obiettivi prefissati: lottare contro il tribalismo, la corruzione che tocca tutta la nazione, essere dei leader che vogliono lavorare con tutti. Gli studenti vengono suddivisi per regione (provengono da 21 delle 26 province del Congo) in gruppi da 5 di diverse province, e quindi di diverse tribù. Siccome la nazione è grande, per paura del diverso la gente lavora solo con persone della stessa tribù. A volte diventa una mancanza grave, e alcuni settori dell’amministrazione non vengono aperti anche ad altri gruppi etnici. Per il Congo è proprio un fattore di sottosviluppo.

Possiamo considerare il tribalismo una versione africana del campanilismo?
Diciamo che è un fatto strutturale. Facilmente si esclude chi non è della propria tribù dai posti di lavoro. Si dà privilegio a chi viene dallo stesso gruppo. Ecoforleader ha voluto lavorare proprio su questo punto debole, che fa sì che la nostra nazione sia sempre in ritardo su tanti progetti. Nella scuola di EfL il primo punto è stato mescolare gli allievi. 5 di 5 diversi gruppi che devono lavorare insieme e riflettere su questioni importanti, sociali, economiche, di sicurezza, anche antropologiche del Congo. Dovevano lavorare passando di casa in casa, per dar loro la possibilità di imparare, di poter cambiare facendo. Sono loro la prima testimonianza che questo funziona e dà migliori frutti”.

 

Bastoni fra le ruote?
Non ancora. Abbiamo identificato bene un bisogno: nel nostro governo sono tutti dottori, professori universitari. La carenza non è quindi carenza di istruzione nella classe dirigente, ma proprio carenza nel vivere rispettando il bene comune, quello che è della nazione, e non metterlo nelle proprie tasche. Abbiamo già le prime risposte sul campo: uno dei partecipanti alla scuola doveva supervisionare un progetto di costruzione di un ospedale. Con la formazione ricevuta a non appropriarsi di quello che è per tutti, ha ottenuto un risultato migliore. Un altro è andato a formare i dirigenti della società elettrica del Congo per rinforzare la loro capacità in leadership di comunione. EfL tramite i suoi studenti sta aprendo questa strada ad altri, e anche se in piccolo dà la sua risposta per risanare la nazione. Fra l’altro, in una logica di verifica e monitoraggio, se le persone che ottengono il nostro diploma si comportano in maniera contraria a quanto appreso, il certificato viene ritirato.

 

L’iniziativa è conosciuta dalla diaspora congolese?
Abbiamo impiegato finora tante energie per farci conoscere all’interno del Paese. Siamo però in collaborazione con istituzioni internazionali come l’Istituto Universitario Sophia, il Movimento Politico per l’Unità, il Movimento dei Focolari. La prima edizione di EfL è partita nel 2017, ma la riflessione è cominciata nel 2016, con l’avvio del Movimento Politico per l’Unità in Congo, non solo come un movimento di riflessione spirituale, ma piuttosto di un movimento che desse delle risposte alla nazione, soprattutto alle nuove generazioni. E così è nata l’idea della scuola. Con il tempo vorremmo che diventasse un’università vera e propria. Infatti, un altro bisogno che abbiamo identificato è che nonostante i 60 anni dall’indipendenza non c’è ancora un laboratorio di pensiero. Ecoforleaders, crescendo, potrebbe essere questo laboratorio che offre alla nazione un pensiero di sviluppo, un pensiero di convivenza tra le culture, un pensiero antropologico.

 

 

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