Un cuor solo e una sola mano

Nabil, musulmano: Nelle ultime settimane abbiamo vissuto momenti durissimi: quante fughe dal proprio villaggio, quante strade… Siamo giunti qui passando attraverso Sidone, dove abbiamo visto la gente accogliere i rifugiati senza badare alla loro religione: il popolo libanese ha detto la sua parola, ha mostrato di essere figlio di una grande civiltà. Miled, padre di famiglia cristiano: Ho una nipote qui vicino ed avevamo pensato di istallarci nel suo villaggio, ma poi venendo qui ad Ain Aar, abbiamo visto gli effetti dell’accoglienza sulla nostra situazione. Abitando da soli in un appartamento, ci saremmo rinchiusi su noi stessi, mentre qui persino mia moglie si è trasformata giorno dopo giorno e ha cacciato l’angoscia. Ho potuto dialogare con mio figlio sui musulmani. Il suo sguardo si è rinnovato. Vivendo con loro, li vede ormai come fratelli. Carla, cristiana: La Provvidenza si manifesta sempre al momento giusto. C’è bisogno di un paio di scarpe da bambino? L’indomani arriva. C’è bisogno di materassi? Li troviamo. C’è bisogno di biscotti? Ce ne regalano un sacco intero. Khodr, musulmano: Certe sventure uniscono. Avevo già un’idea di cosa fosse l’amore, perché sono stato educato in una scuola cristiana e con un mio amico cri- stiano abbiamo letto lui il Corano ed io il Vangelo. Tutte le religioni invitano all’amore.Ma qui l’amore è un’ideale vissuto: la singola persona viene amata perché è persona, al di là della sua religione. Rima, giovane cristiana; Oggi è nata tra di noi una bambina, di cui il papà con la nonna erano arrivati ieri sera, sfollati anch’essi per raggiungere la mamma. Hanno voluto chiamare la bambina Laure, nome della donna che li ha accolti ad Ain Aar. Hassan, rifugiato musulmano, ha scritto una poesia: Lo so che questa guerra è come ogni guerra/ una pazzia che acceca il cuore, che chiude la strada,/ ma ogni lacrima che vedo, credo ancora che/ dal fango risplenderà come un diamante/ che cancella il buio ed emerge alla luce./ Ha iniziato a dare il suo splendore nel deserto/ come una stella./ Cresce la nostra unità, e costruisce ponti/ diventerà libertà che fa salire al cielo profumo e incenso. Hashem, musulmano: C’è un sentimento che non si riesce ad esprimere vedendo il bello e il buono che ci viene dato: dal male che ci ha colpito siete riusciti ad estrarre quel bello e quel buono che viviamo qui. Lena, cristiana: Oggi Laure, la bambina nata l’altro ieri, è giunta con la mamma a Ain Aar. Superando lo smarrimento provocato dalle notizie della guerra, c’è stata una gara per preparare per loro una grande accoglienza: un immenso cesto di cioccolatini confezionati da adulti e bambini, decorazioni con disegni dei bambini, palloncini colorati. Nahla, giovane musulmana: C’è stata la nascita della bambina di mia sorella. Provavamo angoscia, lontani da casa. Poi in quale ospedale? Con quale famiglia attorno? Invece le persone qui presenti ci hanno assicurato tutto. Abbiamo sentito davvero la famiglia. Che la piccola Laure sia una nuova speranza. Wissam, giovane musulmano: Quello che mi piace di più sono le veglie del giovedì dove si leggono testi cristiani e musulmani sulla fraternità e la pace, e si canta insieme. Arrivando qui, si sentiva che venivamo da un’altra regione. Ma ormai qui siamo un gruppo unito, e ogni giovedì sperimento qualcosa di particolare, di spirituale. Ahmad, giovane musulmano: Ieri alla veglia coi giovani cristiani, attraverso la lettura dei Libri sacri ho visto che tutte le religioni chiamano all’amore. Ieri abbiamo potuto realizzare qualcosa da molto tempo considerato impossibile. Posso ringraziare la guerra per questo. Anne-Marie, cristiana: La guerra è finita, e c’è aria di partenza. Ci raduniamo di nuovo insieme. Dapprima cinque o sei bambine, sotto la guida fraterna di Ahmad, leggono ognuna una frase di ciò che hanno vissuto: accoglienza, pace, Libano unito. Sembrano fiori di un giardino color pastello, con i loro foulard verde pistacchio, giallo limone, rosa fragola, fucsia, belle, con luminosi occhi birichini. Proiettiamo alcune foto del mese, e qualcuno legge o canta poesie e canti composti in questi giorni. Suzanne, cristiana: Quando sono arrivati, Aisha aveva bisogno di medicine che non riusciva a procurarsi, avendo dovuto lasciare la casa in qualche minuto e senza nemmeno un soldo. Gliele ho comperate, e poco a poco ci siamo conosciute. Al mio arrivo oggi, per salutare gli ospiti prima della partenza, qualcuno mi ha detto: Aisha ti sta cercando, ti vuol dare qualcosa. Ho pensato: Ma cosa può darmi, lei che non ha nulla?. Aisha mi ha passato attorno al collo una bellissima collana di fiori confezionata per me. Mi sono commossa. Anna, cristiana: Nella cappella di Ain Aar, una volta partiti tutti gli ospiti, viene trovata una candela altissima, colore del vino, che brucia accanto al tabernacolo. È il regalo della famiglia della piccola Laure. Hanno voluto che quella candela fosse alta quanto la piccola!. Marie-Noelle, cristiana: Non immaginavo che avrei avuto con queste persone dei rapporti così profondi, spesso più semplici di quelli che abbiamo fra noi cristiani. Avevo tanti preconcetti per il foulard o per altri usi dei musulmani, e questo mi impediva di conoscerli a fondo.Mi è bastato mettermi ad amarli, e li ho scoperti: mi sono ritrovata arricchita. Yvonne, giovane cristiana: C’è qualcosa nell’essere di queste donne musulmane, tutte molto belle, che ha rimesso in discussione il mio modo di abbigliarmi . Michel, giovane cristiano: Pur di religioni diverse, ognuno di noi in questi giorni si è avvicinato un po’ di più a Dio e alla verità. Dio è Amore e il suo amore è più forte di tutto. La vita comune di tutti questi giorni ci ha insegnato a rispettare la fede e il modo di vivere dell’altro, ed abbiamo sentito in questo che possiamo costruire la pace. Dio ci ha fatto conoscere la vita cristiana autentica e la vita musulmana vera. Simone, giovane cristiana, ha scritto questa preghiera: O Dio di bontà, il più misericordioso, a te alziamo la nostra preghiera di ringraziamento per tutto ciò che ci hai dato di vivere insieme, cristiani e musulmani. Intercedi per i nostri popoli: ognuno ha la sua logica, ognuno ha la propria rivendicazione, immersi nella discordia. Ma laddove si è annebbiata la chiarezza, dove è cresciuta Babele, noi abbiamo voluto vivere uniti dall’unico linguaggio dell’amore, quello che unisce, la lingua che rompe ogni barriera e che tutti capiscono. Qui ad Ain Aar e in tanti nostri villaggi abbiamo vissuto insieme i dolori del parto del Libano nuovo, un Libano di unità, di fratellanza, di convivenza. Pierre, cristiano: In questi giorni di dopoguerra, la situazione è ancora incerta, vengono alla luce le innumerevoli tragedie provocate dal conflitto. Tanta gente è senza lavoro, senza nessuna speranza, e alta gente si ritrova sola, avendo perso qualcuno o persino tutta la famiglia. Ma il Paese deve vivere, e noi continuiamo come ad Ain Aar. Sara, musulmana: È l’amore di Dio che ci ha guidati qui, dove siamo stati accolti dall’amore e la fede di una comunità. Spero che la guerra finirà ma che rimarremmo un sol cuore ed una sola mano. L’EMERGENZA CONTINUA Sono passati poco più di tre mesi dalla cessazione delle ostilità, ma se la prima emergenza è passata, sono tuttavia aperti i gravi problemi della ricostruzione (edifici distrutti, attività economiche bloccate, servizi da ripristinare…). Dopo un primo intervento nei giorni caldi della guerra, l’Amu è ora impegnata a sostenere una serie di azioni concrete, rispondenti a necessità urgenti, individuate in accordo con le comunità dei Focolari presenti a Beirut e nel sud del Paese, nella certezza che anche questo servirà a creare o a rafforzare i legami tra cristiani e musulmani. Tra gli altri progetti, vanno segnalate le ristrutturazioni di una scuola elementare a Debl, di una pompa di benzina, di un’autofficina e di una caffetteria a Kaouzah; le forniture di ovini, bovini e bestiame da soma in diversi villaggi del sud del Paese; il ripristino di coltivazioni agricole, e altri progetti ancora. Chi desidera partecipare, può inviare il proprio contributo all’Amu: Associazione Azione per un Mondo Unito Onlus, Via Frascati 342 – 00040 Rocca di Papa (RM), sul c.c.postale n. 81065005 oppure a Città nuova, via degli Scipioni, 265, 00192 Roma – c.c.p. 34452003, specificando nella causale Emergenza Libano.

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