Un cattolico scombinato, La Pira e la guerra

Presentata al Senato la grande opera biografica "Giorgio La Pira: i capitoli di una vita". L’attualità scomoda ed esigente di un uomo di pace dalla parte degli ultimi. L’impegno a prendere sul serio il suo esempio dentro la contraddizione del nostro tempo segnato dalla guerra in Europa
Giorgio La Pira. Foto: Wikipedia cc
Foto Fondazione La Pira

Cattolico scombinato. È stato questo il più misurato dei giudizi che ha dovuto subire nella sua vita Giorgio La Pira (1904-1977). Lo ha messo in evidenza lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante la presentazione della biografia in 3 volumi ( Giorgio La Pira: i capitoli di una vita, Firenze university press) promossa dalla Fondazione intitolata a questa figura originale di uomo di pace, sindaco di Firenze, giurista e padre costituente.

Persona delle istituzioni, dunque, ma “anarchico, a Dio solo soggetto”, come ebbe a dire di sé stesso in una lettera del 1953 per rivendicare la sua scelta irrevocabile a fianco degli operai licenziati ingiustamente: «Mi possono arrestare: ma non tradirò mai i poveri, gli indifesi, gli oppressi: non aggiungerò al disprezzo con cui sono trattati dai potenti l’oblio o il disinteresse dei cristiani».

Basta questo accenno per capire la lontananza siderale di La Pira dal “partito romano” oggetto di lunghi studi da parte di Riccardi. Si intende con questo nome quel fronte agguerrito di cattolici tradizionalisti e conservatori, dal cardinal Ottaviani a Luigi Gedda, che negli anni Cinquanta cercarono di imporre la propria impronta alla presenza della Chiesa in Italia nel segno di un viscerale anticomunismo, sia sul piano sociale che dei rapporti internazionali.

(AP Photo/Vadim Ghirda, File)

Una realtà che sembra radicalmente diversa da quella attuale in cui il cardinale elemosiniere del papa infrange la legge per riattaccare i contatori della corrente alle famiglie senza casa e alloggiate in un centro sociale. Un tempo, quello dei nostri giorni, sull’orlo di una guerra mondiale dove Francesco resta l’unico visibile costruttore di ponti, pontefice massimo, tra sponde sempre più lontane e minacciose, attirandosi accuse ben più pesanti dell’essere uno “scombinato”.

L’imponente lavoro biografico su La Pira, curato da Giovanni Spinoso e Claudio Turrini, getta una forte luce sul presente perché è nel secolo scorso che si pongono le grandi questioni sul futuro stesso dell’umanità. A partire dall’avvento drammatico dell’era nucleare, quella in cui “o tutto comincia o tutto finisce” come ha detto lucidamente La Pira verso la fine dei suoi giorni terreni.

Patrizia Giunti

Per questo motivo nel numero di dicembre di Città Nuova abbiamo cercato di leggere “i segni dei tempi” assieme a Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira, scorgendo la corrente profonda della storia che si muove controcorrente rispetto alle tempeste esterne della furia bellica.

Dove ci conduce adesso la stella polare che ha guidato il cammino di La Pira nel tessere legami di pace nel mondo della guerra fredda diviso in blocchi?

Di sicuro «La Pira sarebbe andato a Pechino e Washington» per fermare la guerra in Ucraina ha detto Romano Prodi intervenendo alla presentazione del libro, ribadendo quanto l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente Commissione Ue ha affermato dall’inizio del conflitto, individuando nelle due potenze il nodo dello scontro geopolitico che ricade per il momento sul territorio ucraino.

Come è noto La Pira si recò nel 1965 in Vietnam arrivando a concordare con Ho Chi Minh un piano di pace con gli Usa che fu però fatto fallire dall’intelligence del tempo. L’accordo si concluse nel 1975 a condizioni peggiori per gli Stati Uniti dopo migliaia di altre morti.

Nello scenario attuale appare evidente a tutti che il conflitto in Ucraina non può finire con la vittoria finale e definitiva di una delle due parti e, quindi, ogni giorno di ritardo nella ricerca di una pace possibile rischia di sfociare nel punto incontrollabile di non ritorno.

Lo ha affermato lucidamente anche il ministro della Difesa Guido Crosetto alle Camere il giorno successivo la presentazione del libro su La Pira, quando una larga maggioranza ha approvato il rinnovo della scelta operata durante il governo Draghi di aiutare l’Ucraina anche con l’invio di armi nella convinzione, tra l’altro, di porre le condizioni di un cessate il fuoco.

Una linea trasversale condivisa largamente dalla componente cattolico democratica del Pd, quella più vicina alla storia politica di La Pira e rappresentata, durante la presentazione della biografia del sindaco di pace, da Graziano Delrio, che evidentemente ha chiesto l’uso della bella sala capitolare dei domenicani della Minerva trasformata in biblioteca del Senato.

Una posizione, quella dell’invio di armi, non condivisa, come espresso in numerosi incontri pubblici, da Mario Primicerio, presente all’incontro, stretto collaboratore di La Pira ed egli stesso ex sindaco di Firenze, nonché per lunghi anni autorevole presidente della Fondazione La Pira.

Un esempio eclatante del travaglio in corso tra gli stessi cattolici che sono stati tra i protagonisti della grande manifestazione nazionale indetta il 5 novembre per chiedere una forte iniziativa diplomatica di pace da parte dell’Italia e dell’Europa.

Il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin (ministro degli Esteri del Vaticano), intervenendo anch’egli alla presentazione del libro, ha messo in evidenza Giorgio La Pira, docente di Diritto romano, come profeta di quello “ius contra bellum, che dobbiamo realizzare oggi «sviluppando norme e strumenti già esistenti nel diritto internazionale per risolvere pacificamente le controversie e scongiurare il ricordo alle armi».

Parolin ha lodato la scelta della Chiesa italiana «per aver riproposto con forza la figura di Giorgio La Pira, in ambito sociale, ecclesiale e politico».

Centro internazionale studenti Giorgio La Pira

Va ricordato, in questo senso, l’intuizione dell’allora cardinale di Firenze Giovanni Benelli di dar vita nel 1978 all’esperienza del Centro internazionale studenti Giorgio La Pira che in questi anni ha contribuito, nella “città armoniosa” amata da La Pira, alla fioritura di migliaia di rapporti fraterni tra i giovani provenienti da diverse parti del mondo. Un luogo che ha visto l’impegno del Movimento dei Focolari a partire da Giorgio Martelli, sindacalista di formazione e primo responsabile del Centro. Significativa, pertanto, alla presentazione del libro, la presenza di Margaret Karram, attuale presidente internazionale del Movimento.

Il richiamo non celebrativo a La Pira pone in evidenza la questione rimossa della vocazione specifica del nostro Paese nel contesto internazionale. In particolare nel quadrante mediterraneo, spazio di incontro tra tre continenti, come ponte di pace, e non piattaforma per la guerra, secondo la visione di La Pira.

Va in questa direzione l’iniziativa della marcia della pace di fine anno promossa dalla pastorale sociale e del lavoro della Cei assieme ad Azione Cattolica, Pax Christi, e, dal 2022, dal Movimento dei Focolari.

La manifestazione, che si svolge ogni anno dal 1968, avverrà nella diocesi pugliese di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, in un territorio dove vennero smantellate le rampe di lancio dei missili nucleari nel 1962 nel quadro complessivo del famoso accordo Kennedy-Krusciov sui missili a Cuba che impedì l’ecatombe atomica. Un traguardo raggiunto dai due presidenti, è bene ricordare, nonostante le forti pressioni presenti nel proprio entourage a favore dello scontro nucleare.

Da un luogo così emblematico verrà rilanciato l’appello per chiedere l’adesione dell’Italia al trattato di abolizione delle armi nucleari proprio a partire dalle parole di La Pira del 1975: «Tutti i problemi, politici, culturali, spirituali, sono tutti legati a questa frontiera dell’Apocalisse. O finisce tutto, o comincia tutto».

Qui una presentazione della figura di Giorgio La Pira a cura di Maurizio Certini.

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