Tsipras vince di nuovo

Dopo il recente voto di fiducia e proprio nell’anniversario della prima vittoria di Syriza, il 25 gennaio 2015, il premier è riuscito a far ratificare l’Accodo di Prespes con 153 voti, con l’appoggio di alcuni deputati dell’opposizione. Una vittoria tattica, ma chi ci perde?
EPA/SIMELA PANTZARTZI

Il premier greco Tsipras sa che probabilmente questo accordo gli costerà le prossime elezioni. Intanto, però, ha già ottenuto la riconoscenza dei grandi partner come Ue e Usa, e crede forse di aver il tempo sufficiente per influenzare con misure in favore dei più poveri l’opinione pubblica che, per il momento, è particolarmente aspra nei suoi confronti.

In effetti, il dibattito sulla questione macedone è stato molto difficile e accompagnato da grandi manifestazioni nell’intero Paese: scontri, litigi, accuse di tradimento. Reazione in parte giustificata non solo perché l’accordo (almeno visto da Atene) non è proprio un win-win, vinci tu che vinco anch’io, ma anche perché Tsipras ha condotto le trattative di nascosto – diplomazia segreta la chiamano –, senza consultare e senza nemmeno informare e capitalizzare l’esperienza di politici che hanno affrontato la questione nel passato e che sono assolutamente più esperti di lui. Ma nemmeno dopo la firma dell’Accordo di Prespes ha informato politici e opinione pubblica sul merito, sui costi e i benefici dell’accordo.

In effetti, questo accordo e le tattiche usate dal premier hanno diviso il popolo e i partiti, visto che l’accordo ha provocato non pochi “divorzi politici”: il primo con il suo ex-partner Anel; il secondo tra Kinal (Movimento di cambiamento, l’ex-Pasok) e Dimar (la Sinistra democratica), visto che il portavoce di Kinal, proveniente dal Dimar, ha votato in favore dell’accordo; il terzo tra i membri di To Potami, visto che la maggior parte dei suoi deputati hanno votato in favore e una minoranza contro di esso. Questi ultimi hanno abbandonato To Potami, che ormai non esiste più come gruppo parlamentare. Una strategia politica le cui conseguenze non sono da ignorare e pesano sulla vita politica dell’insieme del Paese, sulla funzione della Repubblica, sull’unita del popolo.

Uno degli effetti collaterali di questa situazione è che la Turchia approfitta ancora una volta delle tensioni nazionali e aumenta le sue provocazioni con continue violazioni dello spazio aereo e delle acque ellenici, oltre che con provocazioni verbali. Pochi giorni fa, degli F-16 turchi hanno ostacolato le operazioni di salvataggio da parte di un aereo greco di un barcone di profughi nel mar Egeo ed è mancato poco che scoppiasse un grave incidente, evitato, fortunatamente, dall’esperienza dei piloti greci.

Un altro effetto collaterale, forse altrettanto serio, è che ormai la gente non si fida di nessun partito perché, anche Nea Dimokratia, con la sua posizione intransigente non ha convinto. Forse si sta aprendo la strada ai vincitori delle prossime elezioni, gli astenuti.

 

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