Tsipras tra Nobel e perdita del governo

Panorama contradditorio per il premier e il suo esecutivo. Alcune mosse di impatto pubblico, non cambiano l’opinione sfavorevole dell’elettorato. Le prossime elezioni sono un rischio

33 deputati del Parlamento europeo provenienti da 16 Paesi e di tutto lo spettro politico –tranne l’estrema destra – hanno spedito una lettera alla Commissione del premio Nobel per la pace proponendo Tsipras e Zaev per il riconoscimento del 2019. Parecchie altre personalità hanno proposto la stessa cosa, sostenendo che i due premier sono andati oltre il proprio interesse politico e hanno lavorato per la stabilita e la pace nell’area balcanica.

Nonostante questo sviluppo e nonostante la recente visita storica di Tsipras a Skopje –per alcuni qui in patria un successo, ma per altri una visita inutile –, nonostante pure il fatto che l’Euro  working group abbia votato – anche se non a pieni voti – per lo sblocco dell’ esborso di quasi un miliardo di euro che costituisce una prima tranche di restituzioni per 4,8 miliardi di euro (profitti delle banche centrali su bond ellenici) il premier sta affrontando seri problemi, visto che secondo tutti i sondaggi degli ultimi 8 mesi la differenza tra Syriza e Nea Dimokratia si attesta sui dieci punti percentuali.

Tsipras lo sa che questa volta non sarà più il vincitore delle elezioni, come sapeva che l’Accordo di Prespes gli sarebbe costato caro in patria, ma forse non s’immaginava l’entità della perdita. La verità e che perde molto nel nord del Paese, dove i suoi deputati e membri del governo vengono accolti come traditori e a volte le manifestazioni ostili prendono una svolta imprevedibile.

Oltre all’Accordo di Prespes, un altro fatto che gli costerà probabilmente la vittoria nelle prossime elezioni è la tragedia di Mati dell’estate scorsa, con i suoi 101 morti. La tragedia è stata provocata dalla mancanza di coordinamento tra i vari servizi responsabili, la mancanza di mezzi e il fatto che non abbiano avvertito la gente per evacuare l’area; nzi, le indagini hanno mostrato che alcuni poliziotti nel panico e a causa di informazioni sbagliate inviavano la gente proprio verso il fuoco.

È vero, l’uscita dai programmi di assistenza finanziaria e le discrete critiche provenienti dalla troika degli effetti del post-bail out ci sono, ma non sono arrivati ancora alla gente che ancora rischia di perdere le proprie case, che affronta una disoccupazione che persiste, anche se diminuita al 18%, specialmente tra i giovani sotto i 25, per cui la disoccupazione ammonta al 40%. Intanto grandi investimenti come quegli di Cosco al Porto di Pireo vengono bloccati a causa della burocrazia e/o del Consiglio archeologico che sostiene che gran parte del Pireo è un sito archeologico.

In questo contesto, né il fatto che siano stati evitati ulteriori tagli alle pensioni, né il fatto che sia stato aumentato il salario minimo, e nemmeno alcuni “doni” di carattere sociale verso i meno privilegiati bastano a cambiare l’opinione pubblica che, secondo i sondaggi, non grazierà il governo di Tsipras nelle elezioni europee e nemmeno in quelle nazionali. Staremo a vedere. Ma nemmeno i creditori grazieranno Tsipras dopo le elezioni, anche se per il momento evitano un’eccessiva severità che avrebbe potuto avere effetti sulla campagna per le elezioni europee e quelle prossime nazionali.

 

 

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