Troppa incertezza sul decreto per Genova

Aumenta il senso di solitudine e lo smarrimento nel capoluogo ligure a proposito del piano per gli sfollati, i danni economici per la popolazione e i pani di ricostruzione dell’infrastruttura crollata ad agosto, una ferita aperta nel cuore della città. Forti critiche al governo nazionale
ANSA/LUCA ZENNARO

L’hanno chiamato il “Decreto del nulla”, quello preparato dal Governo per rimettere in piedi la città di Genova. Quello che lo scorso venerdì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, autorizzandone così il passaggio al Parlamento.

Il Decreto del nulla è una accozzaglia di parole, di articoli, di formula che poco hanno a che fare con la costruzione del ponte e da dire riguardo agli interventi da operare sulla città danneggiata da questo disastro.

Anche di questi giorni non bisogna perdere la memoria. Qualcuno ha scritto su un quotidiano nazionale, di “diluvio di parole, annunci e proclami” che hanno accompagnato il mese e mezzo che ci separa dal terribile 14 agosto. E dobbiamo collegarlo alla fatica che segna la città spezzata in due. Quella degli sfollati, dei quartieri del Ponente strangolati dal traffico, della Valpolcevera isolata dove il ponte è diventato un muro. E al progressivo e quotidiano danno economico per il porto, le piccole imprese, il commercio. Con effetti drammatici sul lavoro, già poco e che rischia di diventare sempre meno.

Cresce, ed è forse oggi accentuata dal desolante decreto per Genova, un’incertezza generale, un possibile effetto pantano, che comincia a incrinare anche la prima positiva fase degli interventi delle istituzioni locali. Compreso il venir meno, davanti a oggettive complessità e difficoltà, di tante rassicurazioni e promesse.

Ecco, non bisognerà dimenticare tutto questo. Perché Genova non può fare da sola. Ma Genova è apparsa in queste lunghe settimane largamente sola. E continua ad essere tale. Una solitudine tangibile al di là delle attenzioni dei media e i luoghi comuni solidali. Anche così si spiega la farsa del decreto.

Dalla cinica commedia dello sventolio di fogli bianchi in piazza alla approvazione di provvedimenti che nel loro insieme risultano quasi più una gelida pacca sulle spalle che una mano tesa. Non può funzionare per Genova il gioco praticato dal governo gialloverde. Affermare una cosa e il suo contrario.

Gestire il potere e insieme assegnare ad altri la colpa della già lunga serie di atti confusi e delle repentine e brusche inversioni di rotta. Maggioranza e opposizione a Genova concordano nel dire che si tratta davvero di un “Decreto del nulla” che non porta da nessuna parte.

E poi ci sono le infelici uscite del ministro Toninelli a cui il governatore della Regione Toti ricorda: «Caro ministro  se vuole davvero ridare dignità ai genovesi, cominciamo evitando di proporre ponti dove giocare a bocce e fare grigliate. Dignità fa rima con verità. Genova e la Liguria vogliono ascoltare impegni veri».

E poi, «il decreto non mette per nulla al sicuro da ricorsi e lentezze burocratiche. Terzo, è la prima volta nella storia che invece di far riparare il danno a chi lo ha fatto, si prevedono addirittura 300 milioni dei contribuenti per anticipare i soldi necessari. Quarto: troviamo soldi veri per il Porto, si parlava di 100 milioni all’anno, ne sono previsti 15. Infine, perché il decreto non contiene i fondi per il Terzo Valico ferroviario?».

Ma è una serata di festa, non è aria per problemi e discorsi seri. E l’assessore al Bilancio del comune,  Piciocchi,  che rincara la dose: « il decreto è coerente con l’ordine di priorità che il governo si è dato. Poi, in questo caso parlo da legale e non da assessore: sul punto in cui si fa fuori Autostrade, per me, si rischia di andare contro alle normative europee. E se la società, come posso ipotizzare, andrà alla guerra legale, le lascio immaginare come si accumuleranno i ritardi. E poi il decreto riguardo al tema degli sfollati, con relativi risarcimenti, non è stato neanche toccato.

Dovrebbe rimborsarli Autostrade, con la quale il governo ha ingaggiato la guerra: allora temo che questo non aiuti. Il metodo per rimborsare le aziende colpite dal crollo è ridicolo, la detassazione poi è marginale. Il Comune dal 14 agosto ad oggi si è già impegnato per oltre 8 milioni di euro.

Parliamo dei fondi per la gestione dell’emergenza: case, utenze, contributi autonoma sistemazione, alberghi, pasti, straordinari del personale, spese funerarie, mobilità e per la realizzazione della nuova viabilità. Non sappiamo se queste spese saranno tutte rimborsate e sopratutto quando i soldi arriveranno. Per ora anticipa tutto la cassa del Comune. E lo facciamo volentieri perché è nostro dovere dare risposte concrete a chi è in difficoltà. Ma quanto dovremo aspettare? Io non voglio fare indebitare il Comune perché i fondi promessi non arrivano. E al cittadino che mi viene a chiedere la casa o il contributo all’affitto, cosa gli devo rispondere? Che sto aspettando i soldi del governo e che non so quando arrivano? E intanto di arrangiarsi?».

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