Trecento, contro gli “spazi bui”

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Trecento. Giovani e forti? Beh, non tutti sono giovani anagraficamente. Ma il cuore, quello sì, brucia di emozione e perché no, d’impazienza, di voglia di stare insieme, nei tre giorni, dal 13 al 15 aprile, in cui pittori e musicisti, scenografi e danzatori, registi e poeti si sono incontrati, conosciuti. Hanno parlato delle loro esperienze, si sono scambiati emozioni, difficoltà, sospensioni. E alla fine in tanti si sono scoperti amici. Forse è questo uno dei risultati migliori di un convegno ricco di comunicazioni, di contributi in video, di dialoghi, in cui la parte del leone è stata fatta da due interventi di Chiara Lubich, leader dei Focolari, cui si ispira l’Associazione Clartè – una sigla che contiene il termine latino claritas, ovvero luce, a dire il tentativo di aprire una visione rinnovata del fenomeno arte. Sono alcune intuizioni della Lubich, infatti, sull’armonia come altissima unità e sull’arte come urgenza di Bellezza a proporre indagini su sentieri inesplorati e a condurre riflessioni e commenti sul filo rosso della speranza. Non mancano infatti – come sottolinea nel suo intervento la sociologa brasiliana Vera Araujo – larghe fasce di buio nella società contemporanea. E gli artisti, con la loro acuta sensibilità, non ne restano indifferenti. Anzi – e ciò emerge nello scambio personale fra molti – ne sentono l’amarezza, l’inquietudine. Eppure, sono in tanti a lottare. C’è il burattinaio toscano che non si sente solo e continua a lavorare nel suo campo perché qui conosce amici veri. C’è il gruppo di otto artisti di varie discipline che da qualche anno a Madrid si trova a raccontarsi le proprie vite, anzi a confrontarsi con le loro opere, discutendone e, perché no, ascoltando i suggerimenti dei colleghi… con risultati di miglioramento effettivo: un colpo basso all’individualismo. Esiste il gruppo parigino che, creativo come sanno essere i francesi, sta aprendo una casa editrice – in collaborazione con l’Italia – con monografie su artisti d’oggi o quello indiano, interdisciplinare, che è in cerca di identità, di trovare la via per diventare un vero gruppo unito. L’arpista della ormai celebre Orchestra Toscanini racconta il suo rapporto col grande Lorin Maazel agli amici, come la pittrice coreana narra del successo della mostra d’arte, allestita fra difficoltà che sorprendono noi europei. Gli amici di Torino raccontano della loro associazione Rel-azionarti che vede contatti con grossi esponenti dell’arte contemporanea, quelli emiliani parlano dell’iniziativa Biennale insieme, itinerante nella regione… Insomma, si muove il mondo dell’arte. E c’è entusiasmo e un fitto domandare ai registi italiani Cappuccio e Lambertini che presentano i loro film sul dolore e sulla speranza, o quando si proietta il video Tocar y luchar in cui si racconta lo straordinario progetto musicale in atto in Venezuela che coinvolge migliaia di giovani. C’è voglia di sperare infatti, e soprattutto di ritrovare sé stessi, di comprendere cosa significhi essere un artista. Ho bisogno di una pausa, di serenità – ammette un attore romano – di trovare gente che finalmente sappia ascoltare. La sto trovando qui. Sto vincendo la mia disperazione – racconta da parte sua un’attrice coreana – perché non so come realizzarmi. Pure, sto capendo che la solitudine e la lotta sono un cibo quotidiano da valorizzare. Ma ora non sono sola: qui ho tanti compagni di viaggio. Ritrovarsi a viaggiare insieme. È una scoperta – o una riscoperta – che fa il giro delle confidenze, delle emozioni per una atmosfera dove ci si scioglie gli uni con gli altri perché tutto risulta facile, amicale. Per più di uno, una sorpresa, come il Premio Oscar per la scenografia di tanti film, Osvaldo Desideri che afferma di voler essere ora un angelo per i giovani che va conoscendo – e qui sono tanti -. Sta capitando quello che Liliana Cosi, responsabile di Clarté, augura a tutti, cioè di ridurre gli spazi bui del nostro tempo grazie ad un’arte che sia aperta alla luce? Certo, sono giorni gioiosi fatti di Gentilezza e di Bellezza ovunque… Sono molto fortunata… Dio mi fa incontrare persone pronte a donare e ricevere amore, confessa un’attrice. In fondo l’arte è una scusa per morire e risorgere ogni giorno, commenta una musicista spagnola. Sembra che ognuno stia trovando effettivamente quello che cerca. Una luce, una speranza.

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