Tra uomo e Dio

Sull’arte poetica Giuseppe De Luca scrive: Dopo la santità, e più ancora della teologia e della scienza, l’arte raggiunge l’uomo e lo trae a Dio. A queste parole fa eco, con una cifra diversa, don Primo Mazzolari, il quale in riferimento al rapporto del poeta col mistero afferma: Lo scrittore o è un testimone o un ingombro. E in tempi più recenti Carlo Bo non esita ad affermare che in un’ipotetica valigia destinata al nuovo millennio avrebbe messo prima d’altro le opere di quei poeti che ci hanno aiutato a non dissociare l’uomo da Dio. Tre considerazioni diverse intorno alla poesia che hanno sostenuto e incoraggiato Pasquale Maffeo, poeta, scrittore e critico, nell’idea di una ricognizione organica della nostra poesia novecentesca di vocalità cristiana. Impresa ardua, ma per la quale Maffeo ha giocato con piglio deciso e allo stesso tempo innovatore, non temendo di escludere quei poeti che nella vicenda esistenziale sono stati lontani dalla visione cristiana, e quei cristiani che negli esiti della scrittura non hanno dato prove persuasive. Pertanto, se da una parte motivazioni interiori lo hanno spinto a definire l’identità di quei poeti che esplicitamente avevano posto la loro ricerca di assoluto al centro della propria arte, dall’altra ha dovuto escludere dall’indagine… autori noti e notissimi che una tantum si erano imbattuti in un raggio di eternità e lo avevano cantato. Ne è nato il libro Poeti cristiani del Novecento (Edizioni Ares), che s’inoltra nella poetica di tutti quegli autori che hanno innervato ed espresso nella pagina la certezza, la grandezza, la bellezza della cattura divina . Prima, però, di iniziare il suo excursus, l’autore avverte l’esigenza di un’antiporta, ossia di una pagina che possa aiutarci a capire su quali radici storico-letterarie la poesia di ispirazione cristiana del Novecento si sia sviluppata, a partire dai padri greci e latini, per giungere a Kierkegaard, Huysmans. In tale direzione determinante appare a Maffeo il contributo che darà Clemente Rebora nell’elaborare nel corso del secolo, a partire da Kierkegaard, il senso della poesia di ispirazione cristiana, ossia di una poesia che non può essere che bellezza, arcano riverbero che rivela e rende palese la bontà dell’Eterno: Di tutti gli attributi di Dio uno solo è incarnato nell’universo, nel corpo stesso del verbo, la bellezza. La poesia di ispirazione cristiana diventa allora per Maffeo necessaria e utile, perché nulla è estraneo al poeta religioso, nulla di quanto l’uomo riceve, raccoglie e sperimenta, di quanto ribolle nel grembo dovizioso e dolente della storia… Non gli appartengono, e anzi lo dimidiano le innografie devote, i duplicati della liturgia, le eccitazioni che sposano danze e canzoni all’ombra di oratori e cattedrali.Una poesia, per dirla con Karl Rahner, che pone l’uomo radicalmente di fronte a ciò che egli è; e quando l’uomo è in questa situazione, anche se irretito nella colpa, o nella follia, o nell’odio di sé, si trova nel felice rischio di incontrare Dio. La nascita e il cammino del poeta religioso, continua Maffeo, fanno storia a sé. Rendere giustizia alla sua opera significa tenersi a un dato di fondo che la lettura profana ha sempre ignorato… La sua ispirazione non conosce confini, non tollera preclusioni, e avidamente dilata verso ogni possibile latitudine immaginativa; tesa com’è ad ammettere anche i latenti segnali del prodigio. Di qui la sua indagine appassionata, ben sapendo che gli storici antologisti e i compilatori laici sono stati spesso riluttanti nella registrazione di tale cammino poetico. Ne vien fuori un’opera degna di attenzione il cui pregio è anche dovuto ad un corredo biografico e antologico delle voci confluite nel grande arazzo: tra i più conosciuti, Ungaretti, Rebora, Fallacara, Turoldo, Testori, Papini, Moretti, Luzi, Guidacci, Betocchi, Campo, Bono, ma anche Anile, Barolini, Barsotti, Battelli, Cristini, Camillucci, Comi e tanti altri, tutti necessari, in quanto, nella misura in cui un autore interpreta e porta lo spirito del proprio tempo, contribuisce a creare quell’humus poetico che permette poi la nascita del capolavoro: Nessuna storia della letteratura potrà tralasciare o espungere le anime minori.

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