Tra le baraccopoli di Rio

Incontro a Cuneo con padre Renato Chiera, una vita spesa a fianco dei "meninos de rua" in Brasile, dove ha fondato la "Casa do menor", ong che conta 78 strutture al servizio dei più deboli. 
brasile crack

Una platea emozionata e partecipe che rimane in silenzio prima a vedere e poi ad ascoltare e alla fine fa domande, vuole sapere e conoscere di più. Il cuneese, nato a Villanova Mondovì, Padre Renato Chiera ha presentato a Cuneo il suo ultimo libro “Dall’inferno un grido per amore”, in cui racconta la sua esperienza in mezzo ai tossicodipendenti di crack nelle periferie di Rio de Janeiro. 71 anni, Lo abbiamo conosciuto per la sua vita dedicata ai “meninos de rua” e per aver fondato la “Casa do Menor”, ong che conta in Brasile 78 strutture, tra case di prima accoglienza, case famiglia, asili, aule didattiche, laboratori, palestre, strutture per il tempo libero, ambulatori medici. Oltre quarantamila ragazzi formati in 26 anni di attività, per ridare speranza e serenità. Una vita spesa, come dice padre Renato in ogni incontro pubblico che fa, per chi ha un solo e principale bisogno: «qualcuno che voglia loro del bene». E da qualche anno ha anche case che accolgono i ragazzi tossicodipendenti rimasti vittime di violenze, di maltrattamenti, minacciati di morte, coinvolti nel traffico delle droghe per reinserirli nella società grazie a case famiglia, centri di orientamento professionale, lavori di recupero e tanti volontari.

La presentazione parte con il videodocumentario “L’altra faccia del Brasile”, di Davide Scalenghe, sul fenomeno del crack e poi, presentato dal direttore de La Guida Ezio Bernardi, interviene padre Renato che racconta l’esperienza sconvolgente vissuta da lui e dai suoi volontari che lo accompagnano nelle baraccopoli di Rio, dove gli schiavi del crack si trascinano a morire, motivo per cui queste zone hanno preso il nome di crackolandia. 

«In queste settimane in cui il Brasile è sotto i riflettori di tutto il mondo per via dei mondiali di calcio, è bene ricordarsi dell’esistenza di un’altra drammatica faccia di questo Paese – dice padre Renato -, e del lavoro quotidiano che tanti fanno per portare aiuto a chi vive nelle condizioni più tragiche. Questa attività di assistenza è nata dal desiderio di rispondere con amore all’immane grido di dolore che si alza dalle crackolandie».

La volontà di scendere all’inferno per portare speranza, senso di famiglia, comunione, è stata quello che ha spinto don Renato verso gli ultimi tra gli ultimi. Non c’è migliore applicazione della chiamata a quella chiesa samaritana che si mette il grembiule per lavare i piedi, che si spoglia della sua divinità ed entra nei bassifondi dell’umanità: sono questi i pilastri su cui poggia l’opera di Padre Renato Chiera, fondatore della Casa do Menor, da 36 anni missionario nelle periferie del Brasile.

«Sento ancora il fetore insopportabile della cracolandia, ho negli occhi fissate per sempre immagini di ombre, di quasi scheletri che si muovono con gesti nervosi e annusano con avidità bicchieri di plastica per assorbire il fumo nero del crack, che esce da un buco – dice Padre Renato –. Ho nel cuore il dolore di chi vuole assumere le sofferenze di questi schiavi della pietra maledetta, ho nell’anima la voglia infinita di aiutare questi “nuovi lebbrosi” non amati da nessuno nelle isole maledette delle cracolandie a incontrare l’Amore infinito e l’Assoluto che solo può riempire il buco enorme apertosi in loro fin da bambini, per essere sempre e solo rigettati in tante fasi della loro vita. Da un anno e mezzo, quasi per caso sono entrato in questi ghetti maledetti e non capivo perché qualcosa mi attraeva e mi attrae sempre di più. Scendere all’inferno, sull’esempio di  Gesù, che dopo la risurrezione è disceso agli inferi per portare la risurrezione e la gioia del Risorto nel regno della morte, della solitudine e della disperazione».

La Casa Do Menor è un ente filantropico senza fini di lucro, che da 28 anni si occupa di bambini e adolescenti in Brasile, dalla periferia di Rio de Janeiro a Fortaleza, nelle aree più difficili, violente e abbandonate del paese. Assiste migliaia di bambini e adolescenti dal punto di vista del recupero e della prevenzione, privilegiando quelli in stato di totale abbandono. La storia inizia con la Casa do Menor São Miguel Arcanjo, che don Renato ha fondato nel 1986 a Miguel Couto, nella periferia di Rio de Janeiro. In seguito, le attività si sono moltiplicate, la famiglia si è allargata, ed ora la Casa do Menor conta su centinaia di operatori e volontari, che svolgono la loro attività in numerose strutture in diverse città del Brasile. Nel 1995 per volontà di Padre Renato nasce la Casa do Menor Italia, con lo scopo di sostenere e coordinare i finanziamenti per la “casa madre” in Brasile. L’opera di reperimento e gestione dei fondi a livello nazionale ed europeo si effettua nella sede legale di Villanova Mondovì e nella sede operativa di Cuneo. L’obiettivo generale è offrire una politica di accoglienza, alla luce del Vangelo, della coscienza critica e dello Statuto del bambino e dell’adolescente, capace di assicurare ai bambini e ai ragazzi l’effettivo esercizio dei propri diritti, come quelli alla salute, all’educazione, alla relazione e alla vita in un ambiente positivo.

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