Ti accompagno io

Territorio, ambiente, tradizioni e turisti, in relazione. La proposta della “Gim tourist”  di Catania.
Alcantara

Metti insieme un geologo, una biologa e una giovane laureata in lingue e ne viene fuori una novità nel settore turistico. Quella della Gim tourist (www.gimtourist.com) è una storia cominciata quasi per caso. L’aziendina di Sebastiano Giuffrida, un geologo catanese che insieme alla moglie e ad un’amica da qualche anno promuove attività di turismo relazionale, inizia infatti nel 2005 all’insegna della disponibilità. Prima un gruppo da Cuneo, poi uno dalla Repubblica slovacca in vacanza in Sicilia chiedono se fra gli amici del Movimento dei focolari non ci sia qualcuno disposto a fare gli onori di casa, ovvero accompagnare i turisti facendo apprezzare loro le bellezze naturali, artistiche e culturali del posto.

La richiesta arriva in casa Giuffrida: figurarsi se Seby e Milena dicono di no, conoscerli per credere. «Dovevamo accoglierli bene, non potevamo improvvisare», mi raccontano. E così i nostri due si documentano sui posti da far visitare, si rendono disponibili alle diverse esigenze del gruppo, fanno sperimentare tutto il calore tipico di questa terra. Manco a dirlo, i visitatori di turno rimangono entusiasti e vogliono tenersi in contatto per eventuali altre spedizioni.

 

Mentre Milena insegna ed è biologa, Seby è alla ricerca di un lavoro e la positività delle esperienze di questo genere che si ripetono senza essere cercate, comincia a far balenare loro un’idea: «Non sarà che potremmo inventarci qualcosa in questo settore?», si chiedono i due. Ma da dove cominciare? «Un po’ per passione, un po’ perché abbiamo visto che alla gente piaceva, un po’ per valorizzare la nostra Sicilia, abbiamo deciso di non lasciare nulla di intentato – racconta Seby –. Una cosa era chiara per noi: volevamo fare tutto nella massima legalità, senza scappatoie, anche se questo avrebbe potuto allungare i tempi e complicare le cose. Ci siamo informati su vari fronti, ma non è stato facile trovare la nostra direzione; finché abbiamo capito che avrei potuto formarmi per diventare accompagnatore turistico. In Sicilia però non c’erano bandi da quindici anni a questa parte; per fortuna abbiamo potuto ottenere i riconoscimenti di legge in un’altra regione, grazie alla segnalazione arrivataci da alcuni amici».

Così dall’anno scorso Seby ha il titolo ufficiale di accompagnatore turistico, cioè una persona che accompagna singole persone o gruppi durante viaggi attraverso il territorio nazionale od estero, curando l’attuazione dei programmi di viaggio e assicurando i necessari servizi di assistenza per tutta la sua durata. Qualcosa di diverso dal tour operator e dalla guida, una sorta di “angelo custode” a cui è affidato il buon esito della vacanza.

 

Si capisce perché Seby e Milena siano interessati da subito ad una forma di turismo detto “relazionale”. Anche perché, a un certo punto, la loro vicenda si intreccia con quella di Fabiola, una giovane siciliana laureata in lingue, ma non solo. «Sono stata da sempre attirata dalla possibilità di inventarmi qualcosa di nuovo che valorizzasse la mia terra – mi racconta – e così nel 2005 ho partecipato ad un corso post laurea finanziato dalla regione Sicilia. Era il primo corso di turismo relazionale, un turismo cioè che ha alcune caratteristiche specifiche: curare la relazione non solo col turista che partecipa alle escursioni, ma anche col territorio, gli albergatori, i ristoratori, con tutti gli operatori del settore. Privilegiare itinerari non battuti, rispettare l’ambiente che si visita portando gruppi non troppo numerosi, far conoscere i prodotti tipici della zona».

«Con il turismo relazionale – aggiungono Seby e Milena – si è trovato un modo originale per dialogare con il territorio a 360°. È anche nelle potenzialità di questo modo di agire, stimolare il rispetto dell’ambiente e l’uso delle risorse in diversi modi, ad esempio la raccolta differenziata, il decoro della città e del suo territorio. Abbiamo attualmente un dialogo aperto in questo senso con un amministratore comunale, interessato alle visite dei nostri gruppi».

C’è anche un altro aspetto molto importante, come mi ricordano i miei interlocutori: «Si tratta di riportare questo mestiere alla sua vera essenza, l’umanizzazione, perché oggi il più delle volte il turismo viene fatto solo per affari, con il concetto di viaggio inteso come pacchetto organizzato (tipo tour operator) che porta allo slegamento tra luoghi e vita reale, allo sfruttamento del territorio, a portare denaro all’estero (in quanto spesso i tour operator non sono del luogo) e può quindi diventare mero sfruttamento delle persone».

 

In questi primi anni di attività sono successi fatti imprevisti, si sono aperte piste inaspettate anche per altri soggetti. Per una serie di circostanze, ad esempio, è iniziato un rapporto con un assessore del comune di Centuripe (Enna) che, incuriosito del progetto, invita i tre della Gim tourist nel suo ufficio. «Insieme a noi si chiede cosa può fare per il suo paese e per trovare lavoro per quaranta giovani che alla fine di un contratto a termine resteranno disoccupati. Dopo averlo ascoltato, elabora un progetto; anche noi pensiamo a qualche proposta. Telefonicamente conveniamo che la soluzione sta nell’utilizzare i talenti e le risorse soprattutto archeologiche del suo territorio». A distanza di un anno da questi contatti il comune bandisce dei corsi di qualifica, crea eventi e avvia scavi archeologici con richiamo di turisti anche dall’estero. I quaranta giovani lavorano così nel settore turistico nell’ambito del territorio comunale, nel museo archeologico e nell’accoglienza.

Nel corso degli anni l’attività della Gim tourist viene conosciuta in Toscana, Emilia, Puglia, Lombardia, Friuli e varca i confini nazionali con prospettive interessanti in Croazia, Malta, Paesi Baltici, Germania, Spagna, Terra Santa, Slovacchia.

Se l’innovazione è spesso definita come il motore dell’economia, in questo caso l’innovazione ha un nome: relazione. E non potrebbe essere diversamente per un’aziendina che aderisce al progetto di Economia di Comunione.

 

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Turismo relazionale

 

Un turismo che privilegia le relazioni interpersonali, in cui i soggetti generatori fanno proprio un atteggiamento di sentita e condivisa ospitalità che recuperi il gusto di far scoprire la bellezza e la peculiarità del proprio patrimonio storico, artistico, folkloristico, eno-gastronomico e soprattutto d’umanità; e in cui gli utilizzatori da semplici consumatori finali diventano protagonisti chiamati a completare attivamente la stessa offerta turistica.

Ha fra i suoi obiettivi:

– far ritornare il turista in un clima di “amicizia” e di “familiarità”;

– salvaguardare, valorizzare e rivitalizzare le aree marginali e a basso sviluppo;

– rendere cosciente e responsabile il singolo riguardo alla salvaguardia dell’ambiente.

Tale turismo si basa su sei forme di sostenibilità: ambientale, sociale, umana, economico-finanziaria, tecnologica, scientifico-culturale.

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