Terremoto e neve: un aggiornamento

Primi segnali di ripres nelle zone terremotate e colpite da maltempo in Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria. La conta dei danni e le misure adottate dalle Regioni

Si spengono i riflettori su Rigopiano con i funerali delle 29 vittime, ma non l’allerta meteo e la conta dei danni in tutto il resto delle zone terremotate del Centro Italia. Solo dal 18 gennaio sono state calcolate 3 mila scosse. Secondo la Protezione civile nella settimana di maltempo e sisma le persone assistite sono passate da circa 10 mila a 15 mila, il giorno 25 gennaio i volontari impiegati hanno raggiunto le 11 mila unità, a cui vanno aggiunti i lavoratori delle amministrazioni e i volontari di associazioni regionali o locali. 200 i comuni che hanno richiesto assistenza di vario tipo: strade interrotte, frazioni isolate per terremoto e maltempo, black-out della rete elettrica, ma anche per portare viveri e medicinali. Il pomeriggio del 22 gennaio le criticità della rete elettrica erano state risolte grazie al lavoro di 200 tecnici.

A questo proposito, il sindaco Diego Di Bonaventura, del comune teramano di Notaresco, si è fatto sentire con una missiva indirizzata al presidente della Repubblica e a papa Francesco in cui ricorda, tra le altre cose, l’inestimabile lavoro delle persone che si sono messe a servizio, ma anche che: «la terribile settimana di maltempo e terremoto è lì a sottolinearlo, ammonendoci per il futuro perché i conti non muoiono, mentre gli uomini, purtroppo, sì».

Nelle province più colpite – Teramo, Pescara, Macerata e Ascoli Piceno –, intanto, si sta lentamente tornando alla normalità.

Viabilità. Le principali strade sono ad oggi percorribili e sgombre, ad eccezion fatta per la statale 80 che collega Teramo a L’Aquila, sia per l’ordinanza delle prefetture delle rispettive province causa pericolo slavine, sia per una grossa valanga che ha portato alberi e detriti.

Diga di Campotosto. Per la diga di Rio Fucino del lago di Campotosto la regione Abruzzo ha attivato un piano di emergenza con le prefetture de L’Aquila e Teramo, i comuni e le province.

Intanto, in alcune zone dell’Abruzzo – dove si stima una precipitazione nevosa negli ultimi 15 giorni pari a venti milioni di tonnellate –, si continua a spalare. A raccontarlo è il Corpo Civico dei Pompieri di Chiasso che affida a Facebook un aggiornamento da Fano Adriano, piccolo comune del teramano, dove sono tutt’ora presenti: «I rapporti con la popolazione si stanno intensificando e nascono belle amicizie».

Rischio frane. Solo in Abruzzo sono 80 mila i cittadini esposti a rischio frana e 15 mila le imprese direttamente esposte al dissesto idrogeologico. In questi giorni sono stati stanziati dalla Regione 66 milioni di euro per 40 comuni, che serviranno a far fronte a 74 interventi urgenti su rischio frane, difesa della costa, rischio alluvioni e valanghe.

Mentre la neve continua a sciogliersi, inizia anche l’inevitabile conta dei danni. Innanzitutto nell’agricoltura: neve e gelate hanno distrutto piantagioni, uliveti e vigneti. Stessa sorte per gli allevamenti: morti molti capi bovini, ovini ed equini nei capannoni collassati su se stessi tra neve e scosse di terremoto. Nelle Marche, la stima dei capi persi è invece inferiore alle prime stime fatte.

Nuovi controlli. Ancora in questi giorni, poi, Protezione civile e vigili del fuoco sono impegnati nelle operazioni di verifica dei danni dopo le scosse. Anche nel Lazio, si procede al montaggio di tensostrutture e di moduli abitativi, valutando altre eventuali emergenze dopo la scossa del 18 gennaio.

In Umbria, infine, sono state stimate 4.400 opere d’arte danneggiate dal sisma, opere che si trovano in deposito a santo Chiodo di Spoleto, una delle sedi della Regione Umbria che ospiterà un laboratorio di restauro dell’Opificio delle pietre dure di Firenze.

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