Tempo per i figli

“Il mio lavoro mi porta spesso lontano da casa e tante volte mi accorgo di avere poco tempo per stare con i miei figli. Ho letto un po’ di tempo fa su questa rivista che ciò che conta non è tanto la quantità del tempo che dedichiamo a loro, ma piuttosto la qualità, il modo cioè con cui utilizziamo questo tempo.Avverto, tuttavia, che anche la quantità è importante, per cui ho pensato varie volte, avendone la possibilità, di ridurre le ore di lavoro; mi viene però la preoccupazione di non riuscire più ad assicurare alla mia famiglia quella sicurezza economica faticosamente raggiunta. Cosa ne pensate?”. Giorgio – Milano Quando parliamo della qualità del tempo che dedichiamo ai nostri figli, ci riferiamo alla nostra capacità di farci uno con loro, di penetrare nel loro mondo, di com-prendere, di prendere dentro di noi per farle nostre le loro problematiche, le loro ansie, le loro gioie, le loro attese (mettere da parte le nostre preoccupazioni per saperli ascoltare, giocare, ridere e soffrire con loro, gustare una musica insieme, condividere le emozioni di un film o di una partita di calcio, ecc.). Potremmo stare anche molto tempo insieme ai figli, ma se non avessimo questa capacità potrebbe essere tempo sprecato. Tuttavia ciò non significa annullare il valore della quantità del tempo, che dedichiamo a loro. Solo vivendo insieme molti momenti della giornata si possono più facilmente verificare occasioni per dialogare e per condividere emozioni e sentimenti; in questo senso ci sembra molto giusta la tua preoccupazione. Ridurre le ore di lavoro? Certamente, se uno avesse la possibilità di farlo, sarebbe la cosa ideale, ma spesso ciò non è possibile sia per il tipo di contratto lavorativo sia per non avere una riduzione di stipendio, che potrebbe far traballare la sicurezza economica della propria famiglia. Talvolta, però, a determinare le nostre scelte non è tanto il bisogno di sicurezza economica, ma piuttosto di quel di più, di quell’ “indispensabile superfluo” a cui la società dei consumi ci ha abituati e a cui non sappiamo ormai rinunciare. Sarebbe importante, perciò, rendersi conto se un minore introito economico comporti effettivamente una riduzione di benessere o non potrebbe piuttosto rappresentare una spinta verso una vita meno consumistica e maggiormente orientata ai valori veri. Da questo si deduce che, quando è possibile, è molto importante aumentare le ore di presenza in famiglia, cercando di conciliare la carriera e tutti gli altri impegni extrafamiliari, anche quelli orientati al bene comune e alla solidarietà, con la costruzione di una relazione sempre più piena con i propri figli. Teniamo presente che il dialogo con loro, che tanti di noi ricercano con angoscia solo al sopraggiungere dell’adolescenza, inizia in realtà già dai primi mesi vita e risulta più difficile dopo anni di assenze e di silenzi. Quando poi le circostanze della vita non ce lo permettono, è importante rimanere sereni; sfruttiamo bene tutto il tempo disponibile per loro, ma senza ansia, tenendo presente che prima di tutto sarà la nostra testimonianza, l’atmosfera di sereno calore che avremmo saputo costruire insieme col nostro coniuge, ad averla vinta su tutte le difficoltà collegate con i ritmi a cui spesso ci costringe la vita moderna.

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