Svegliati, G8

L’appuntamento è fissato per il 2 luglio ad Edimburgo, in anticipo sul summit del G8 che avrà luogo proprio in Scozia, a Gleneagles. Decine di migliaia di persone si ritroveranno per far sentire la loro voce e quella degli abitanti dei paesi più poveri. Nello stesso giorno, il cantante Bob Geldof ha ideato un concerto simultaneo Live 8 nei paesi che aderiscono al summit. Questa sorta di palcoscenico globale sarà collegato via satellite e vedrà la partecipazione di nomi famosi del mondo musicale internazionale. Insomma, tutti uniti per portare avanti la lotta contro le disuguaglianze economiche e sociali tra paesi ricchi e paesi poveri. Negli ultimi mesi abbiamo assistito, qui in Gran Bretagna, ad una vera e propria mobilitazione di massa sul tema della povertà nel Sud del mondo. La gente comune, fra cui tanti giovani, si è impegnata a sostenere la campagna Makepovertyhistory, tre parole che significano la volontà di relegare la povertà nella storia. Sono fiorite iniziative e manifestazioni di vario tipo, sostenute da 400 tra associazioni benefiche, organizzazioni non governative, gruppi ecclesiali e religiosi di diversa fede, sindacati e personaggi di spicco della musica e dello spettacolo. A Edimburgo saranno presenti anche i Giovani per un mondo unito del Movimento dei focolari, che hanno collaborato alla campagna e alla sensibilizzazione delle sue finalità. Essi ricordano bene quanto Chiara Lubich disse al parlamento britannico nel giugno dello scorso anno a proposito degli squilibri tra Nord e Sud. Ella incitò a lavorare per una più equa distribuzione delle risorse e a sperare in una certa comunione dei beni tra paesi ricchi e paesi poveri. Tre gli obiettivi specifici che la campagna ha promosso: lo sviluppo del commercio equo e soli- dale per mettere fine a un sistema che vede i paesi in via sviluppo in una permanente posizione di svantaggio nelle operazioni del commercio internazionale; la riduzione o l’annullamento del debito dei paesi poveri; maggiori e più mirati aiuti ai paesi in via di sviluppo, in modo da tenere fede all’impegno assunto dai paesi benestanti di versare lo 0,7 per cento della ricchezza creata in un anno, il cosiddetto prodotto interno lordo. Nell’anno 2000, i paesi membri delle Nazioni Unite firmarono un documento denominato Obbiettivi del Millennio per lo Sviluppo che indicava una serie di traguardi da raggiungere per sradicare la povertà entro l’anno 2015. Ebbene, quest’anno è iniziato in qualche modo il conto alla rovescia, si sono costatati i notevoli ritardi e, senza troppa fatica, si sta vedendo che la strada da fare è ancora lunga. Di- minuire della metà il numero delle persone che vivono in stato di povertà assoluta entro il 2015, ad esempio, è il primo dei traguardi prefissati. Purtroppo, da come vanno le cose, questo obbiettivo non sarà raggiunto prima del 2147. Il secondo intento è quello di assicurare a tutti i bambini del mondo un’educazione di base. Impossibile entro il prefissato 2015. Più probabile, dicono gli esperti, ipotizzare una riuscita per l’anno 2129. Di fronte a tali dati, l’idea di realizzare un mondo solidale sembra un sogno impossibile. Eppure, siamo qui a prendere atto di un’ondata di solidarietà e di coscienza globale che ha investito il Regno Unito in questi ultimi mesi. Sembra infatti che i britannici si siano svegliati il primo gennaio con la consapevolezza di vivere un anno speciale. Un anno in cui ognuno avrà la possibilità di contribuire a mutare le sorti della storia e la faccia della Terra. E questo per almeno due ragioni: all’inizio di luglio il governo britannico ospita il summit dei paesi più industrializzati del mondo; nella seconda metà dell’anno spetterà al Regno Unito la presidenza dell’Unione europea. In questa convinzione gioca un ruolo non secondario il fatto che in Gran Bretagna la volontà politica a cambiare le cose esista davvero. Da qualche anno, infatti, e soprattutto da quando ha descritto l’Africa come una cicatrice nella coscienza della comunità mondiale, il premier Tony Blair, insieme al ministro delle Finanze, Gordon Brown, si è impegnato in prima persona nella lotta contro la povertà nel mondo. Il tema dello sviluppo internazionale avrà perciò un posto centrale in seno all’imminente summit del G8. A tal fine, Tony Blair nel mese di giugno ha voluto compiere una rapida visita dai leader dei paesi più industrializzati per maturare una visione condivisa sul tema della povertà. Anche a livello europeo aumenta questa consapevolezza. Alla fine di maggio, i 15 paesi più ricchi dell’Ue hanno concordato che entro il 2010 lo 0,51 per cento della ricchezza nazionale sarà devoluta ai paesi in via di sviluppo. Questo accordo segna un raddoppiamento dell’impegno rispetto a quanto fatto sinora. Tuttavia, sul documento firmato a Bruxelles gravano non poche ombre. Germania, Italia e Portogallo hanno già dichiarato di non garantire il pieno rispetto di quanto appena pattuito. I dubbi di qualche primo ministro non hanno però attenuato lo slancio di quanti sono coinvolti nell’iniziativa in corso contro la povertà. La campagna Relegare la povertà nella storia ha un simbolo, un braccialetto bianco da portare al polso, che si è rapidamente diffuso. Mentre cammini per le stradi di Londra, o in qualsiasi altro posto della Gran Bretagna, non si può non notare la percentuale di persone che lo portano come segno di solidarietà. Altrettanto fa un buon numero di personalità del mondo della musica, del cinema e dello sport. Il 1° luglio è stato proclamato Prima giornata mondiale del braccialetto bianco e milioni di persone in tutto il mondo lo porteranno come simbolo delle richieste avanzate al G8. Persino edifici, chiese, monumenti famosi saranno fasciati da un cerchio bianco, compreso Harbour Bridge, il grande ponte di Sydney, in Australia. Da gennaio, infatti, l’interesse per la campagna si è diffuso oltre la Gran Bretagna, coinvolgendo tanti altri paesi. Insieme hanno dato vita a La chiamata universale all’azione. Ne fa parte pure l’Italia, con la Coalizione italiana contro la povertà (www.nientescuse.it). Per ulteriori informazioni, vedi anche www.whiteband.org/national/ita/ appello_allazione.pdf

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